Rina Durante e la stupidità del successo (o dell’insuccesso). [bortoblog 53] cor-pus 66 – 1 luglio 2010 – 533

Donnerstag, 01. Jul, 2010 – 19:49:50

http://luisaruggio.blogs.it/2010/06/30/pescatori-d-amuleti-8893575/comment_ID/13449543/comment_level/1/#c13449543

Bortocal 2010-07-01 @ 19:43:43
avevo già letto di questa presenza di Rina nella tua vita, ma questa volta il discorso si e’ fatto complesso, oscillante su piani diversi, fra parola e fotografia e fotografie di parole.
con l’interrogativo se la scrittrice sia negli inchiostri delle pagine o nelle rughe di un viso che ha vissuto.
la riflessione che mi viene in mente è che neppure un contratto con Rizzoli è riuscito a salvare dalla solitudine e dall’indifferenza una vera scrittrice (a quel che posso giudicare anche solo da questi frammenti così simili a papiri da integrare).
che cosa è mancato perché la casa editrice puntasse su queste opere con più determinazione? un volto fotogenico, qualche riserva oscura nella protagonista rispetto al successo, il silenzio degli sguardi troppo irridenti agli intervistatori stupidi?
davvero, spesso il successo è qualcosa di inspiegabile…
ma forse questo silenzio attorno contraddistingue (salvo pochissime eccezioni) gli scrittori veri.
troppo immersi in un modo loro per prestare più della poca attenzione che merita al mondo vero e insulso del successo.

patrizia 2010-07-01 @ 20:17:34
bel commento, Borto

mauro (Visitor) http://bortocal.wordpress.com 2010-07-01 @ 20:23:40
grazie.
per impulso derivante da atavico senso di colpa, ogni volta che mi si loda corro a rileggermi per vedere che cosa ho fatto (di male) per meritarmi questo.
in questo modo ho scoperto di avere scritto “assorti in un modo loro”; ovviamente pensavo di scrivere “assorti in un mondo loro”, ma quel che è spiritoso è che l’espressione uscita dal lapsus va meglio…

LuisaRuggio 2010-07-04 @ 19:36:45
la mancanza non fu di Rizzoli. il suo contratto durò un decennio e avrebbero pubblicato volentieri se lei avesse dato materiale. Solo che la sua vita prese un’altra piega, qui non ho scritto esplicitamente, ho solo accennato che dovette occuparsi d’una questione di vita o di morte.
io credo che fece bene. anche se poi il suo libro uscì fuori catalogo. anche perché non posso arrivare a dire che se non vivi a roma o dintorni sei tagliato fuori. uno scrittore deve poter vivere al di sopra di queste dinamiche. se ascolti il video che ho inserito sotto a qusto testo, ascolterai la sua stessa voce raccontare più o meno come andò.
di stupido ti confermo che c’è l’atteggiamento di editori che nonostante quell’esordio con Rizzoli le chiesero denaro per la stampa della raccolta di racconti.
E a fronte di questo non posso sentirmi una privilegiata per non aver mai dovuto pagare per pubblicare e anzi aver guadagnato dalla mia scrittura. mi dico solo che esistono editori e stampatori, imprenditori e cialtroni, coraggiosi e vigliacchi.
e poi di stupido c’è anche l’atteggiamento degli eredi che non riescono a mettersi d’accordo per facilitare eventuali ristampe, tutto diventa complicato.
se anche io volessi tentare di far ripubblicare qualcosa ci sarebbero casini che manco t’immagini, questo me l’hanno fatto capire amici superstiti vicini alla famiglia.
due volte peccato, così sì che si muore.
e torno a dire, ringraziamo internet per averne potuto parlare, così ora tu sai che è esistita e non invano.

FIRDIS 2010-07-01 @ 19:59:58
Tu punti le persone, come alcuni sciatti puntano i numeri.
Tu indovini quasi sempre, pero’.
Ci vuole un senso in piu’, un’allerta da pelle d’oca.

FIRDIS 2010-07-02 @ 22:16:02
lu’, volevo scrivere punti “sulle” persone..
santocielo, mi e’ apparso in sogno stanotte questo strafalcion.

LuisaRuggio 2010-07-04 @ 19:39:39
a me questa cosa di puntare mi è successa nei primi anni di vita con le ricamatrici e mio nonno.
sapevo che mio nonno mi avrebbe dato in eredità una storia.
lo sapevo a sei anni.
poi mi è successa crescendo di incontrare persone sulle quali puntare.
nel blog anche. patrizia, tu, jorg, mauro, siete 4 puntate record.

Bortocal 2010-07-04 @ 20:56:11
cara Luisa,
nell’intervista Rina accenna appena a questo passaggio della sua esistenza, tanto da farmi pensare che, qualunque occasione vitale si sia frapposta sul suo cammino, la sua al fondo fu una scelta consapevole: quella di non diventare una grande autrice riconosciuta; dice infatti di avere pur composto qualcosa in quel decennio, ma di avere aspettato che il contratto con Rizzoli scadesse per pubblicare con un altro editore, meno visibile.
ma poi accenna anche agli stessi problemi a cui mi ero intuitivamente rifatto anche io: il rifiuto di avere una certa immagine pubblica, essenziale per il successo, e il fastidio per la cura di certi contatti sociali, pure componente propedeutica ineliminabile al successo.
credo di avere intuito questo suo scarto dai meccanismi del successo pubblico per averli molti anni fa avvicinati da lontano quando mi fu proposto di fare l’assistente di filosofia antica all’Università Statale di Milano, e ne fuggii alla stessa maniera, sentendo benissimo che di questo non sarei stato capace, e che la mia vera vita sarebbe stata pur sempre attiva e creatrice in altri campi, ma nell’oscurità senza intralci estemporanei per quanto riguardava la mia libertà di pensiero e sopratutto di scrittura (ma soprattutto di NON scrittura).
non voglio certo dire, cara Luisa, che chiunque ha successo e lo merita, come te, si sia necessariamente fatto schiavo di questi meccanismi, voglio soltanto descrivere più che altro dall’esterno una certa tipologia di scrittori un po’ misantropi, soli con se stessi, nella quale ho riconosciuta come sorella maggiore anche Rina, e nella quale metterei volentieri anche Jorg e, per quel che preziosamente e raramente distilla, anche Firdis, che tu giustamente ricordi qui sotto; non dimenticandomi quell’altro grande di blogs.it nella scrittura che fu perdamasco – dal quale mi divisero contrasti netti di valutazione del presente, ma al quale mai è venuta meno la mia ammirazione per come sapeva usare la penna quando si dimenticava di fare il teologo guru.
della chiacchierata di Rina mi ha colpito, come pur sempre consonante con certi pensieri miei, la riflessione sulle arti parallele a quelle della parola, il suo gusto per l’immagine o per il cinema, che condivido completamente e che in Italia ha uno sperimentatore grande, Pasolini, ma anche precursori importanti come D’Annunzio e Pirandello.
con Rina non mi ritrovo solo in un punto, perché per fortuna ognuno di noi è se stesso: dove identifica nel romanzo la massima espressione della letteratura; la mia personale immagine della letteratura invece si è da tempo frantumata, il mio paio di tentativi di misurarmi con questo genere è miseramente naufragato ogni volta, e in quello più importante mi ritrovai a cambiare genere quasi ad ogni capitolo, andandomi ad arenare nell’ultimo, che doveva assumere la forma del poema epico.
io non so più se oggi esista un unico genere letterario capace da fare da capitale della letteratura, oppure se la scrittura sia entrata da tempo in un policentrismo federalista capace peraltro di inglobale anche le arti visive in nuove forme di scrittura aperta, come quelle che il blog ci offre, e sulle quali tutti qui sperimentiamo.
comunque, se proprio dovessi esprimere una preferenza, per me il centro delle arti della parola, capace di agire da forza centripeta, per un effetto dovuto alla straordinaria densità, rimane pur sempre la poesia, che avrà sempre un divino vantaggio su ogni altra parola distesa: la capacità di far parlare il silenzio.
(e adesso scusa questa sbrodolata, forse un poco fuori posto, e l’autobiografismo decisamente senileggiante).

LuisaRuggio 2010-07-05 @ 18:21:00
e forse anche per questo la sento tanto: la chiave di volta del romanzo.
Anche se ammetto di amare molto il racconto breve.
Caro Mauro, vorrei scriverti un commento corposo ma affronto un pò di spleen dopo il matrimonio di mia sorella, oggi riparte nostro padre ed è sempre difficile.
Un grande abbraccio
Luisa

Bortocal 2010-07-05 @ 18:47:49
il corposo mai è dato dal numero delle parole, ma dalla loro densità: altrimenti non ameresti il racconto breve quasi più del romanzo… (so di forzare un poco le tue parole, ma perdonamelo).
sorelle, genitori, sono i romanzi che non abbiamo scritto noi, ma che ci hanno scritto altri.

LuisaRuggio 2010-07-07 @ 17:33:07
chissà perché torniamo a leggerli, malgrado ciò.

Bortocal 2010-07-07 @ 19:33:40
prima di tutto perché per fortuna ci sono dei grandi autori (e anche delle grandi autrici… ;-)) e poi indubbiamente per il piacere della narrazione.
ma il vero problema è come mai questo piacere assuma la forma specifica del romanzo, direi.
credo che il romanzo abbia molto a che fare con la fede in Dio.
è abbastanza evidente, infatti, che il romanzo come genere letterario si afferma in occidente nei primi secoli dopo Cristo, in parallelo con l’affermarsi del monoteismo.
prima toccava al poema epico soddisfare il piacere della narrazione.
ma col romanzo viene concesso prima all’autore e poi al lettore il piacere supplementare di sentirsi Dio.
il poema epico ha una pluralità di protagonisti, una pluralità di autori (molto spesso) ed è destinato ad una fruzione plurale, cioè pubblica e collettiva.
il romanzo ha un autore solo, preferibilmente un solo protagonista ed è di solito destinato ad un lettore isolato.
allora, prima vengono la solitudine del lettore e dell’autore, e poi viene il romanzo.
ecco perché, secondo me e venendo giù un poco a colpi d’accetta, il moderno lettore borghese individualizzato ama il romanzo come genere.

LuisaRuggio 2010-07-08 @ 22:02:33
ho appena capito una cosa di me che non cambierà.
non dico cosa.
ma lo ammetto con te.

Bortocal 2010-07-09 @ 05:40:48
beh, approfitto subito di questa tua disponibilità alle ammissioni per aggiungere ancora qualcosa alle mie grossolane ipotesi.
non solo l’arte di scrivere romanzi ha qualcosa a che fare con l’idea di un Dio unico come il romanziere, ma nasce forse anche da una certa scontentezza verso la creazione.
è come se l’autore volesse dimostrare a Dio che, pur prendendosi per lo scopo un tempo molto minore dell’eternità servita a Lui per creare il mondo, è in grado di immaginare almeno un mondo più interessante di quello vero.
sì, i romanzieri migliorano il mondo voluto da Dio.

. . .

commenti:

patrizia Freitag, 02. Jul, 2010 @ 12:44:54
ti stavo invitando come amico (ho messo il post con la poesia solo per amici) ma poi ho visto che lo siamo già.
buon giorno Mauro

mauro (Besucher) http://bertolauro.blogs.it Freitag, 02. Jul, 2010 @ 21:57:13
cara patrizia,
anche i sassi di blogs.it dovrebbero sapere della nostra tempestosa amicizia, che però è sfuggita agli occhiuti gestori!!!

Bortocal Samstag, 03. Jul, 2010 @ 16:30:58 – 22:05:10
ah ah, bella questa! quando mi rispondo come visitatore non compaio (per via del filtro ai commenti) fino a che non mi autorizzo come autore!
un caso evidente di scissione della personalità, direi…

Bortocal Samstag, 03. Jul, 2010 @ 16:29:08
chissà dove è finita la prima risposta a questo tuo messaggio.
dove scrivevo che anche i sassi di blogs.it dovrebbero conoscere la nostra tempestosa amicizia (ma tempesta può esserci solo nei mari profondi), ma questa dev’essere sfuggita agli occhiuti gestori della piattaforma…
ripeto qui quanto è notevole quella poesia.

LuisaRuggio  http://luisaruggio.blogs.it Samstag, 03. Jul, 2010 @ 10:12:52
🙂

patrizia Sonntag, 04. Jul, 2010 @ 17:56:25
🙂

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