wordpress mercoledì 5 maggio 2010 – 18:49
la Grecia, al centro delle cronache drammatiche di queste ore, fu la patria di Diogene, detto il cinico, che trovò 2.300 anni fa la strada della felicità nella eliminazione dei bisogni superflui.
come noto a tutti, Alessandro, il conquistatore del mondo, si recò a trovarlo a Corinto (si viveva ancora in un mondo in cui i grandi della terra sapevano riconoscere i veri saggi e i filosofi capaci di esprimersi in parole non oscure).
si fermò davanti alla botte abbandonata e semicadente dove viveva senza più niente, una volta buttata via anche la ciotola di legno con cui beveva, dopo aver visto un ragazzino che teneva l’acqua nelle mani, e gli disse, davanti a tutti i suoi dignitari:
chiedimi tutto quello che vuoi e lo avrai.
Diogene mica abboccò alla mossa politica e rispose:
togliti dal sole, che mi fai ombra.
ciascuno capirà le potenti metafore contenute nelle due battute da solo, immagino.
* * *
ripenso a Diogene, allievo di Antistene, allievo di Socrate, per provare a stemperare l’amarezza e la preoccupazione per quel che sta succedendo nella nostra provincia di Atene.
l’Unione è in pericolo, un pericolo grave: quanti se ne rendono conto?
ma il pericolo maggiore per l’Europa non sta nei terroristi islamisti, sta negli europei.
i greci sono nostri fratelli, identici a noi: mica sono più gli eredi dell’antica Grecia, oramai, sono i figli dell’Impero di Bisanzio, e anche di quello ottomano, nonostante tutto, sono una specie di grande Sud un poco più a est del nostro, dove si dice kalispera anziché buonasera.
mica sta facendo niente di diverso la sinistra greca di quello che ha fatto la sinistra italiana con Prodi due-tre anni fa, anche se a noi almeno furono risparmiati i morti.
il capo del governo greco è socialista, e come Prodi, se deve convincere i suoi che bisogna pagare i debiti, deve farci a botte (a Prodi è andata un poco peggio, perché la sinistra si è liberata di lui e gli ha preferito Berlusconi – questa è la cruda verità, inutile girarci attorno; ma i greci non possono liberarsi né di Papandreu né dei loro debiti, i tempi sono cambiati).
* * *
chiunque continui a drogare il popolo e ad illuderlo che si possa vivere al di sopra dei propri mezzi va bene alla sinistra consumista, questo tanto in Grecia quanto in Italia, quanto in tutta Europa, più o meno, direi.
purtroppo il valore dell’euro sta scendendo di giorno in giorno e i disordini di Atene li pagheremo domattina anche noi con qualche altro centesimo di svalutazione: per ora gli effetti non si vedono chiaramente; però la mia spesa di ieri al supermercato parlava chiaro, tutto era aumentato un po’.
rischiamo di trovarci con una moneta che tutta intera diventi carta straccia: anche grazie ai compagni greci, ai sindacati greci, al Partito Comunista greco (mica un granché, direi, visto che sessant’anni fa fece dieci anni di guerra civile fredda per instaurare lo stalinismo nel paese).
per carità, la richiesta dei lavoratori greci che paghino i responsabili del dissesto e non loro in prima persona è sacrosanta; quando arriverà in Italia una crisi simile la prima cosa da chiedere sarà certamente la confisca di tutti i beni di Berlusconi e dei suoi portaborse per tacitare i creditori.
ma è responsabile scendere in piazza contro il piano di austerità e pretendere che il paese fallisca come sta facendo la sinistra greca populista in queste ore?
fatti loro, mi si potrà dire; e purtroppo no, sono fatti nostri; tenendo anche conto che noi siamo messi sei volte peggio dei greci, e siamo appesi a un filo.
e pensare che ai greci hanno solo tolto tredicesima e quattordicesima!
che succederà se si dovesse arrivare ad una catastrofe argentina e la gente in Europa si trovasse a dover patire la fame?
* * *
pensavo a Diogene, poco fa, anche rispondendo al commento di un giovane amico molto acuto, e gli ho scritto:
sai, dobbiamo smetterla di continuare a pensare ad una politica dello sviluppo e cominciare a porre le basi, invece, ad una economia della recessione programmata e graduata.
da questo punto di vista la crisi economica è una grande opportunità sprecata.
sì, ripeto per essere chiaro: il vero problema che abbiamo davanti, invece, è come rendere gli uomini più felici diminuendo i consumi.
* * *
usare la crisi come una risorsa per raddrizzare la nostra vita economica: per esempio, per stroncare la corruzione, prevedendo la confisca immediata di TUTTI i beni di qualunque politico venga condannato per corruzione.
certamente se, ad esempio, ai politici verrà interdetto di continuare a saccheggiare il paese con la corruzione dilagante sotto Berlusconi come sotto Craxi; se il Quirinale verrà ridotto a costare come la monarchia inglese e non quattro volte tanto; se il numero di deputati, consiglieri e sindacalisti in aspettativa verrà ridotto globalmente dell’80%, vi sarà certamente anche un indotto di ristoranti, venditori di prodotti di lusso, società immobiliari che vedrà drasticamente ridotti i suoi redditi, e tutto il paese si impoverirà un poco.
però questa potrebbe essere una bella occasione per proibire i SUV, ad esempio, con risparmi e vantaggi per l’ambiente e per il traffico urbano molto maggiori dei danni immediati.
gradualmente occorre cambiare in profondità modi di vita: non pensare a nuove fonti di energia rinnovabili per mantenere i livelli attuali dei consumi, ma a quali consumi tagliare o proibire del tutto, per diminuire la dipendenza dalle fonti di energia non rinnovabili.
ed ovviamente continuare a sviluppare le fonti rinnovabili, va da sé: ma le due azioni dovrebbero essere intrecciate.
riscoprire il valore della parsimonia, del senso della misura, dell’uguaglianza.
* * *
è possibile farlo in democrazia?
questo non lo so, ma quanto meno qualcuno dovrebbe cominciare a provarci.
anzi, per dirla tutta, ne dubito profondamente: Diogene, il sostenitore antico dell’autarkeia, la indipendenza dell’individuo dai falsi bisogni del consumismo dei suoi tempi, è passato alla storia col soprannome di “cinico”, che gli diedero i suoi contemporanei.
cinico, tradotto alla lettera: figlio d’un cane.
e però il movimento dei suoi seguaci durò per più di 600 anni e alla fine generò il monachesimo cristiano, col quale venne a confondersi: Benedetto da Norcia o Francesco d’Assisi, i propugnatori dei valori positivi della povertà, sono in fondo i suoi ultimi eredi nella tradizione europea, e vennero fatti anche santi.
bene: in Europa abbiamo giusto bisogno della politica economica dei figli di cane o dei santi della povertà come modello di vita, adesso!
senza un simile e forse improbabile riscatto morale, l’Europa è finita.
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