1 dicembre 2012 sabato 15:26
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il superuomo in Italia ha sempre successo: D’Annunzio non pagava i debiti, Sallusti pretende di fare quello che vuole e fregarsene della galera, come da inno fascista regolamentare:
Ce ne freghiamo della galera,
camicia nera trionferà.
Sallusti quindi sfida giudici e polizia, sempre convinto di essere intoccabile.
e la farsa continua come un serial televisivo: divertimento puro, l’evasione è garantita, in tutti i sensi.
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condannato al carcere? non importa, il Tribunale lo trasforma in arresti domiciliari a casa della sua ganza (e che ganza! la Santanché; e che casa: 920 metri quadri con piscina incorporata).
mica è pago, Sallusti: alla casa preferisce la redazione per poter continuare i suoi delitti,
la professione gli è preclusa, ma lui continua a dirigere Il Giornale lo stesso, tanto il Berlusconi che gli paga i lauti stipendi continuerà a farlo e si prepara a candidarlo al Parlamento, dove sarà eletto a furor di popolo, grazie alla sua stessa campagna mediatica vittimista, per gli italiani di bocca buona.
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talmente è importante questa prospettiva per Berlusconi che oggi ha praticamente deciso di consegnare il paese all’odiato Partito Democratico, dato che ha affossato la riforma elettorale e deciso di provare a tenersi il porcellum, che darà il premio di maggioranza alla Camera al maggior partito (Democratico oppure Grillo, si vedrà), pur di conservarsi il diritto di scegliersi lui i candidati al parlamento, cioè in questo caso Sallusti.
insomma, per Berlusconi da ieri è più importante potere mettere in lista Sallusti e garantirgli l’elezione che provare a bloccare la prevedibile ascesa del Partito Democratico al governo, come aveva fatto sinora.
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venite a prendermi, tuona intanto dal suo Giornale, Sallusti, impegnato a realizzare l’opera della sua vita, “Le mie evasioni”.
ed ecco che sono venuti a prenderlo come lui chiedeva, ponendo fine alla farsa intollerabile della legge manifestamente non eguale per tutti, dato che vorrei vederlo un qualunque povero cristo a permettersi solo una volta nella vita uno dei mille gesti di sfida alla giustizia che quotidianamente lancia Sallusti.
e a casa della Santanché l’hanno portato: il luogo della sua pena è questo: morte e sopportazione.
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non importa, lui è evaso dalla relazione, per tornare all’amata redazione.
reato su reato, visto che l’evasione è un reato.
evasione: mi pare che i giornali siano imprecisi sulle pene previste per questo reato, e risalgo alla fonte:
articolo 385 Codice Penale: Evasione.
Chiunque, essendo legalmente arrestato o detenuto per un reato, evade è punito con la reclusione da sei mesi a un anno.
La pena è della reclusione da uno a tre anni se il colpevole commette il fatto usando violenza o minaccia contro le persone, ovvero mediante effrazione; ed è da tre a cinque anni se la violenza o minaccia è commessa con armi o da più persone riunite.
Le disposizioni precedenti si applicano anche all’imputato che essendo in stato di arresto nella propria abitazione o in altro luogo designato nel provvedimento se ne allontani, nonché al condannato ammesso a lavorare fuori dello stabilimento penale.
Quando l’evaso si costituisce in carcere prima della condanna, la pena è diminuita.
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e così ecco il Sallusti arrestato in fragranza di reato e processato per direttissima per evasione.
la condizionale non dovrebbe più averla: per quanto blanda possa essere la condanna, questa volta il carcere non dovrebbe evitarlo.
adesso c’è solo da augurarsi che evada al più presto di nuovo, e per una decina di volte di fila, così, considerando anche l’età, ce lo togliamo dalle balle per sempre.
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naturalmente tutte le speranze di parlamento del signor Sallusti potrebbero crollare miseramente se il Parlamento venisse interdetto ai condannati in via definitiva.
però niente paura, la legge preparata dal governo è ritagliata ancora una volta su misura per lui, una condanna come la sua non preclude il parlamento, e questo gli permetterà di riscuotere al più presto lo stipendio prima e poi la pensione di parlamentare su designazione di Berlusconi.
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da quel momento in poi sarà un intoccabile e potrà continuare a diffamare chiunque dal suo Giornale, dato che sarà un parlamentare a cui viene garantita l’impunità, o meglio l’insindacabilità delle opinioni.
tra le quali rientra, per lui e per i suoi sostenitori e imitatori, oltre che per altri pirla vari che non ci arrivano, la libertà inventata da loro di diffamare chiunque inventandosi notizie di sana pianta sugli avversari politici o personali propri e del capo.
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commenti:
redpoz 3 dicembre 2012 alle 11:23
la sovrapposizione fra insidacabilità delle opinioni e dovere di controllo di un direttore potrebbe essere un caso interessante, dato che le opinioni espresse non sarebbero sue ma di giornalisti terzi.
insomma, in ogni caso eviterei di continuare a fare il direttore. tanto potrebbe comunque continuare a sparare carognate.
per ora, spero solo nella condanna per evasione. così lo mettiamo in carcere per quella e smontiamo il terribile giochetto da vittima-provocatore (se mi lasciano fuori, li faccio fessi/se mi mettono in carcere grido all’attentato alla libertà di stampa)…. stiamo a vedere, ma è vergognoso
bortocal 3 dicembre 2012 alle 21:12
questa vicenda, come sappiamo bene io e tu, non sarebbe mai esistita se Sallusti avesse pubblicato 10 righe di rettifica.
quindi non è condannato in realtà come direttore che non ha controllato, come vuol far credere, bensì come direttore che si è rifiutato di rettificare: criminale abituale, lo ha definito la Cassazione nella sentenza.
comunque la sua è in sostanza soltanto una prova di forza della potenza della casta alla quale appartiene palesemente.
e come tale soltanto andrebbe considerata.
ho però l’impressione che una quota abbastanza significativa dell’opinione pubblica non si sia fatta abbindolare su Sallusti, dalla monolitica difesa della stampa quasi unanime, pro domo sua e senza scandalo per il conflitto di interessi fra l’informare e il difendere i propri privilegi,
redpoz 4 dicembre 2012 alle 9:33
credi? io credo invece che gli stupidi continuino a non mancare….
comunque, credo meriti di esser letto l’articolo su La Stampa .it con le lamentele di Daniela Santanche, costretta a passare il Natale senza ospiti per la condanna di Sallusti e cui manca il quarto giocatore a burraco (il terzo, tocco di classe, è Ignazio La Russa: avvocato di Sallusti)!
bortocal 4 dicembre 2012 alle 17:49
ahhahha, e se ti dicessi che mi basta il tuo riassunto??? 😉
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edoardo 3 dicembre 2012 alle 13:0
la casta dei giornalisti e’ uno degli intoccabili potentati italiani.
lo scontro sallusti-magistrati non lo vuole nessuno perche’ “fra cani non si mordono”.
vedrete che fra non molto si giungera’ ad un accordo con, magari, lo zampino del dinosauro garante della costituzione.
bortocal 3 dicembre 2012 alle 21:05
sarei veramente indignato se Napolitano interverrà, e purtroppo penso che lo farà.
Napolitano è stato per anni l’unico punto di riferimento dell’opposizione all’ultimo più dissennato Berlusconi, e alla fine ha realizzato il miracolo di liberarci di lui, cosa della quale non potremmo mai smettere di essergli grati.
ma dal momento che ha realizzato questa sua missione storica, è come se tutta la sua presidenza si fosse appannata o il successo gli avesse dato alla testa.
detto con tutta la civiltà e il rispetto che merita il Presidente della Repubblica, in questo ultimo anno Napolitano dal conflitto con i giudici di Palermo sulla trattativa stato-mafia agli attacchi a Grillo fino alla probabile grazia a Sallusti, non ne sta azzeccando una.
qui in particolare si sta dimenticando di essere il capo anche della magistratura e la sua dissociazione dalla condanna di Sallusti della Cassazione, non del primo procuratore “rosso” di in Tribunale di provincia, è un gravissimo errore ed una macchia sul suo settennato, sempre più opaco e scollegato dagli umori popolari, che rischia di venire ricordato – alla fine immeritatamente per lui – come quello di una brutta Presidenza.
marisa dapelo 21 marzo 2013 alle 9:12
mi permetto di obbiettare solo all’ultimo paragrafo della conversazione dove si stigmatizza la scorrettezza del pres. Napolitano che, in quanto capo della Magistratura, concedendo la grazia ad Alessandro Sallusti, sconfesserebbe la sentenza della Cassazione. L’istituto della grazia, prerogativa del Pres. della Repubblica, si applica solo ai condannati in terzo grado per cui o lo aboliamo per non sconfessare la Cassazione o ce ne facciamo una ragione anche nel caso fosse applicato per uno che ci sta antipatico
bortocal 21 marzo 2013 alle 19:28
se il dissenso riguarda solo l’ultima opinione espressa da me nel commento a edoardo, direi che la nostra area di consenso è molto vasta, e soprattutto che il post è salvo dalla critica; indipendentemente da ciò, ringrazio del commento e della critica.
alla fine Napolitano stesso non ha concesso a Sallusti la grazia, ma ha usato un diverso potere che la Costituzione assegna al Presidente della Repubblica, quello di commutare la pena.
a me pare che il significato del gesto sia profondamente diverso: nel dare la grazia il Presidente scavalca per così dire la decisione della magistratura: è più che legittimo in generale, ovviamente, e quindi dobbiamo sempre farcene una ragione, anche se questo non ci preclude di esprimere dei giudizi, se vogliamo.
la grazia avrebbe rafforzato la campagna di Sallusti di farsi passare come martire perseguitato dalla magistratura.
in questo caso Napolitano è stato saggio e ha trasformato la pena detentiva in pecuniaria, e per niente simbolica: 20.000 euro di multa, se non sbaglio; il che per Sallusti è stato forse persino peggio.
Napolitano con questo gesto non ha rischiato di apparire come colui che smentiva i giudici, ma è apparso come colui che ha criticato il parlamento, incapace di adeguare la legislazione a principi europei più moderni.
va benissimo così anche secondo la mia coscienza, e il tuo commento mi ha permesso, per così dire, spiegando meglio il mio pensiero su questo punto, di dare quasi una specie di completezza al tema fra post e commenti.
a rileggerci, spero.
marisa dapelo 21 marzo 2013 alle 21:35
la grazia, nella storia della repubblica, è stata concessa innumerevoli volte e non si deve considerare una critica alla magistratura ma una prerogativa del Pres della repubblica che come garante della Costituzione e rappresentante di tutto il popolo italiano valuta caso per caso. Per quanto riguarda il caso del Direttore del Giornale Alessandro Sallusti concordo che la scelta di Napolitano sia stata un colpo di genio del suo Ufficio legale che, commutando la pena in 15.000 euro, ha ristabilito una proporzionalità fra il reato e la pena riportandola nell’alveo della giurisprudenza europea. Per quanto riguarda il resto del tuo post non mi trovi minimamente sulla tua stessa posizione ma non mi piace polemizzare per amore della polemica ma su argomenti concreti. Concludo dicendo che considero ammissibile criticare la Magistratura, anche da parte del Pres della Repubblica, in quanto essendo giustizia amministrata da uomini è fallace come ogni pratica umana
bortocal 23 marzo 2013 alle 0:07
a me pare che non si possano mettere sullo stesso piano i casi di grazia ripetutamente concessi dal Presidente (parlo della carica e non della persona) a distanza di anni e per situazioni particolari, da una grazia che fosse stata concessa immediatamente dopo una sentenza di condanna; potrei sbagliare, ma non mi vengono in mente esempi.
in QUESTO tipo di caso soltanto il significato implicito di polemica con la sentenza rimane a mio parere evidente e la grazia (senza entrare nel merito del caso particolare) è sempre inopportuna.
il presidente infatti a norma di Costituzione è il capo supremo della magistratura: questo, a mio parere sempre, limita di molto la sua libertà di critica della magistratura, anzi rende una anomalia costituzionale una sua critica pubblica dei magistrati, perché concretizza il caso di un presidente che critica un organo che presiede, sul quale dovrebbe intervenire con altri strumenti interni, ad esempio come Presidente del Consiglio Superiore della Magistratura.
per il resto non farti scrupolo a polemizzare (o non polemizzare) come preferisci: ho evidentemente soltanto frainteso la tua frase dove dicevi di criticare soltanto quel punto specifico, non riuscendo a immaginare motivo al mondo per cui, se fossi stata in dissenso più ampio, tu non dovessi esprimerlo.
sarà per una prossima volta, a rileggerci e grazie.
marisa dapelo 25 marzo 2013 alle 16:44
solo tre volte nella storia della repubblica un giornalista è stato condannato al carcere: il primo Guareschi, schiena dritta, non interpose neppure appello e si fece la sua galera, fu un vero scandalo ma erano i primi anni della nostra repubblica eravamo ancora giovani. il secondo Lino Jannuzzi meno nobile cercò in tutti i modi di evitare la pena ma alfine intervenne il pres. Ciampi e lo graziò. Il caso del Direttore del Giornale Alessandro Sallusti non mi sembra molto diverso dai primi due casi è sempre brutto mettere in galera un giornalista ci sta di mezzo l’art. 21. Ma non dimentichiamo che la condanna ad Alessandro Sallusti discende dalla non concessione delle attenuanti generiche in quanto ritenuto delinquente abituale e socialmente pericoloso, ora ti pare che tali giudizi si possano adattare ad un giornalista? La vicenda Sallusti è molto complessa e non la sto a ripercorrere perché tutti e due la conosciamo bene, no in questo particolare caso qualcosa non ha funzionato, questo tipo di reato viene sanzionato abitualmente a tutti direttori di giornali con pene pecuniarie anche in caso di numerose recidive. Da questa premessa secondo me discende la comprensibile reazione del direttore che, ben lungi dal voler scansare la galera proprio lì voleva finire, e quindi il provvedimento del pres. Napolitano per evitare all’Italia e non a Sallusti una brutta pagina di cronaca. Per quanto riguarda la polemica ti spiego perché mi sono voluta mantenere su argomenti concreti: dal tono sarcastico del tuo post si capisce bene che siamo su posizioni diametralmente opposte: io sono una lettrice del Giornale, avrei potuto risponderti per le rime, oppure con altrettanto sarcasmo, ma questo ma questo non è il mio stile. e con questo ti saluto.
bortocal 25 marzo 2013 alle 18:53
be’, Il Giornale online lo leggo anche io, assieme ad altri, con una certa regolarità, anche se nel suo insieme non mi piace proprio, ma come contraltare a un’informazione schierata su altre sponde a volte ha una sua utilità.
non so se avrai voglia di rispondere ancora, però il tuo commento è così bene argomentato che mi spiacerebbe lasciarlo inascoltato.
Guareschi fu condannato a un anno di carcere per diffamazione a mezzo stampa di De Gasperi, che aveva accusato, sulla base di alcuni documenti secondo lui autentici, di avere chiesto agli alleati di bombardare Roma per fiaccare i nazisti. non entriamo ora nel merito di quella sentenza divenuta poi definitiva e scontata da Guareschi.
Jannuzzi venne condannato a due anni, cinque mesi e dieci giorni per diffamazione a mezzo stampa dei magistrati che avevano incarcerato Tortora e ne scontò una parte agli arresti domiciliari prima della grazia di Ciampi; di nuovo lasciamo perdere il merito del giudizio e limitiamoci a constatare il fatto.
Sallusti è stato condannato a un anno e due mesi di carcere e a 5.000 euro di pena pecuniaria, per diffamazione a mezzo stampa del giudice tutelare di Torino Giuseppe Cocilovo.
mi pare che si possano trarre da questi episodi delle conclusioni obiettive ed univoche: esiste in Italia una legge che punisce la diffamazione a mezzo stampa, è stata applicata alcune volte e non esclusivamente nel caso di Sallusti.
per spingersi oltre e dire che il giornalismo di destra ha una certa tendenza a diffamare pesantemente gli avversari politici occorrerebbe entrare nel merito dei tre processi; l’ho fatto per quello contro Sallusti; non dico che le conclusioni debbano necessariamente essere univoche nei tre casi.
nel caso di Sallusti la tendenza ad un uso criminale del potere mediatico a me sembra accertata; ma il mio parere è anche irrilevante, dato che la sentenza è passata per tre gradi di giudizio, e dunque non ci resta che accettarla, se non vogliamo uscire dal quadro costituzionale.
tuttavia anche la sola prima conclusione mi pare più che sufficiente per questo dibattito.
la diffamazione a mezzo stampa è un reato grave, dalle conseguenze più pesanti di una semplice lesione fisica, e va certamente punita: ci sono i Tribunali per farlo.
e dopo una sentenza definitiva, occorre rassegnarsi.
anche io ho dei dubbi sul fatto che Sofri sia stato davvero il mandante dell’omicidio Calabresi, ma a questo devo stare, vista la sentenza definitiva, e non ho criticato una volta sola Sofri per il fatto che, sentendosi innocente, si comporta come se non fosse stato mai condannato…
marisa dapelo 25 marzo 2013 alle 22:37
ho ricordato gli altri due casi per sottolineare che in 65 anni di repubblica solo in tre casi è stata comminata una pena detentiva, avendo seguito con attenzione la vicenda Sallusti ripeto che sono convinta che in questo caso ci sia stata una sproporzione fra il reato e la pena, non dimentichiamo che l’Italia è uno dei pochi paesi che prevede il carcere per il reato di diffamazione. Non conosco la stampa estera ma so che in Italia i giornali sono schierati fanno politica il Giornale di Alessandro Sallusti non è più duro con gli avversari rispetto agli altri quotidiani penso al Fatto a Repubblica, no non accetto l’accusa di uso criminale del potere mediatico. Per me questa vicenda è finita bene grazie al pres. Napolitano.
p.s.io il Giornale lo leggo cartaceo e Sallusti ha dieci anni meno di te
bortocal 25 marzo 2013 alle 22:57
sul fatto che la faccenda sia finita bene grazie alla commutazione della pena decisa da Napolitano siamo almeno d’accordo.
sul fatto che fino a che una legge esiste vada rispettata, forse no.
non siamo assolutamente d’accordo sulla differenza che esiste tra criticare duramente un giudice per una sentenza che non condivide e inventarsi che ha costretto una minore ad abortire, dopo avere scritto che è indegno di vivere.
non siamo d’accordo, pare, sul fatto che la dura discussione politica debba trovare dei confini di civiltà.
sono anche io convinto che in generale la pena più giusta per una diffamazione generica debba essere pecuniaria e non prevedere l’arresto.
ma nel caso di diffamazione coscientemente lesiva del prestigio professionale ed umano, fatta con l’intenzione di colpire a morte una identità personale, ritengo che la pena detentiva sia più adeguata, oppure si deve pensare a multe di livello davvero elevato.
ho denunciato tre anni fa per diffamazione un connazionale in Germania che aveva scritto su un giornalino per immigrati italiani più o meno che rubavo lo stipendio senza lavorare: anche se l’offesa era in fondo limitata e il giornaletto poco più che amatoriale, gli è costato più o meno 10.000 euro di spese legali, pur se ho ritirato alla fine la querela: la condanna, in più, avrebbe aggiunto una diffida e una multa di 50.000 euro se avesse ripetuto il reato.
in Germania la diffamazione è un reato contro la verità, non contro l’onore personale; non è prevista rettifica – cosa per me difficilmente comprensibile.
nel complesso un sistema migliore? direi di sì.
anche io avrei trovato più appropriato al caso e persino più dissuasivo dare a Sallusti 200mila euro di multa alla seconda diffamazione contro chiunque, dopo la prima diffida, piuttosto che arrestarlo per mandarlo ai domiciliari a casa della sua donna.
spero comunque che, secondo te, il fatto che Sallusti ha 10 anni meno di me non sia un’attenuante…:) e buona serata…
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corpus05 30 novembre 2022 alle 6:51
L’ha ripubblicato su cor-pus-zero.