wordpress lunedì 5 luglio 2010 – 6:43
come il bambino pensa di essere al centro di un mondo meraviglioso fatto per lui e si sente onnipotente, così l’umanità nel suo stadio infantile ritiene di essere sotto l’occhio di Dio, che come un Padre affettuoso lo ha messo al mondo per la sua felicità.
è vero che qualche volta la religione dei primitivi esprime altre paure altrettanto infantili, le potenze divine appaiono ostili, Dio vendicativo e crudele, ma niente intacca la convinzione di essere comunque al centro dell’attenzione di Dio.
l’idea che Dio possa disinteressarsi di noi, come potrebbe fare del destino di ogni singola mosca o formica, o peggio che si sia dimenticato perfino di se stesso e neppure esista, ci risulterebbe intollerabile per orrore del vuoto: il mondo deve essere pieno, pieno soprattutto di senso.
l’abbandono della teologia dei primitivi e la comparsa di un pensiero laico hanno rappresentato sinora solo un tentativo di attualizzare e correggere questa visione, da quando l’evidenza dei fatti razionali ci ha costretto ad ammettere che la nostra terra non è il centro del mondo, ma un suo angolino trascurabile.
così gli illuministi hanno cercato l’evidenza della centralità della ragione umana, Hegel o Marx hanno provato a rassicurarci sul senso positivo della Storia, che ci garantisce comunque un cammino (pur se diversamente pensato) verso la perfezione.
ma il percorso concettuale avviato da Freud con l’analisi della struttura irrazionale della nostra mente e la scoperta dei lati oscuri, inconsci, del nostro pensiero hanno cominciato a far vacillare la persuasione che la mente umana rappresenti il vertice dell’evoluzione e ci consegnano ad una visione angosciante di casualità ed errore anche riferita a noi stessi e non solo alla terra che ci ospita, visione che non è possibile far altro che negare, rifugiandoci di nuovo nella fede puerile e nella regressione all’infanzia.
non solo il sistema solare che ci ospita è un frammento incommensurabilmente piccolo dell’universo, che sembra incapace di giustificarne l’esistenza (nonostante continuiamo a considerarlo la pietra di paragone nella nostra ricerca di altri sistemi solari nel cosmo), ma avanza l’evidenza che è il frutto di avvenimenti assolutamente casuali e anomali, tanto da essere probabilmente un avvenimento irripetibile nel cosmo, che pure è quasi infinitamente grande rispetto a noi.
ma ci stiamo anche progressivamente rendendo conto che qualcosa di simile si deve dire del cervello umano.
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un articolo di Nature, citato dalle Scienze on-line, riferisce di un esperimento dell’University College di Londra volto a misurare la stabilità, o meglio la instabilità, dei circuiti neuronali di un cervello, come prodotto dall’evoluzione che incomprensibilmente noi riteniamo finalizzata alla produzione del meglio assoluto e non semplicemente all’adattamento all’ambiente, in se stesso variabile e irrazionale.
infatti “una caratteristica del cervello che ha sempre lasciato perplessi i neuroscienziati è l’apparente “instabilità” dei suoi circuiti”, ed è noto che “nei circuiti cerebrali la propagazione e l’amplificazione dei disturbi crea un “rumore” e un’instabilità molto elevati”.
notare che nel riferire il problema l’autore dell’articolo si preoccupa subito di chiarire che questa instabilità è “apparente”, che ad essa “il cervello riesce a far fronte con particolari strategie di elaborazione” e che comunque “le capacità di elaborazione che possiede” il cervello sono “sofisticatissime”.
potrebbe essere pur sempre un’illusione egocentrica anche questa; in ogni caso alla fine la verità sfugge anche all’autore dell’articolo:
“Se i chip di un computer mostrassero una simile variabilità di comportamento, l’apparecchio verrebbe subito rottamato”.
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l’esperimento condotto ha introdotto una piccola perturbazione in un’area limitata del cervello ed ha osservato l’ampiezza della sua propagazione:
“la perturbazione sarebbe cresciuta fino a interessare l’intero cervello o si sarebbe presto spenta?”
ecco la risposta:
“Questo impulso extra ha dato il via a trenta impulsi extra nei neuroni limitrofi, buona parte dei quali ha determinato un’ulteriore trentina di picchi extra, e così via”; “in breve quel singolo impulso extra influenza milioni di neuroni”, considerando che “ciascuno di essi è in contatto in media con altri 10.000, con un cablaggio complessivo corrispondente a otto milioni di chilometri”.
l’esperimento quindi ha dimostrato “che i circuiti cerebrali sono realmente molto instabili” e “che la variabilità che osserviamo nel cervello (…) rappresenta una caratteristica fondamentale del normale funzionamento cerebrale”.
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scoprire di avere un cervello che, paragonato ad un normale computer, presenta dei difetti fondamentali di funzionamento non è consolante.
“Per questo alcuni scienziati hanno ipotizzato che tale instabilità sia in realtà solo apparente, legata al fatto che il cervello esegue molti compiti contemporaneamente”.
altri sottolineano che, per riuscire a funzionare, “in presenza di livelli così elevati di rumore”, cioè di difetti di funzionamento dei chip che lo costituiscono, “il cervello deve utilizzare una strategia molto particolare, considerando l’attività di gruppi di neuroni e ignorando la variabilità individuale, ossia il disturbo, prodotto da ciascuno di essi”.
“Secondo i ricercatori l’elevata rumorosità del cervello potrebbe essere il prezzo pagato dall’elevatissima connettività esistente fra i neuroni”, cioè un aspetto di una sua struttura meravigliosamente complicata.
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infine (ma la cosa non è affatto messa in evidenza dall’articolo, ma ne sono accorto io stesso per caso rileggendo, dopotutto l’esperimento è stato condotto sul cervello di un ratto.
se abbiamo un cervello più instabile del mio computer e da rottamare, possiamo consolarci pensando che il difetto di fabbricazione è condiviso con l’intera linea evolutiva del cervello svoltasi sul nostro pianeta.
e che insomma i topi di fogna non sono messi per niente meglio di noi.
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commenti:
ntuan 5 luglio 2010 alle 11:32
leggevo nella prefazione de l’uomo senza qualità di Musil di un aspetto che poteva interessare Musil… le sensazioni il mondo delle sensazioni che in qualche modo coinvolgono e modificano il reale da un punto di vista soggettivo visto in contrapposizione ad un pensiero (che adesso non ricordo) e che riguardava una certa scuola di psicologia…
interessante il post ciao!
bortocal 5 luglio 2010 alle 18:11
bentornato, dovresti sviluppare di più il tuo accenno.
quanto al post, appartiene alla tecnica del collage: ho ritagliato qualche frammento dell’articolo delLe Scienze e l’ho messo in una cornice mia: niente di originale, in fondo.