diffamazione interculturale e pantaloni a vita bassa. wp 211 – 14 giugno 2010 – 513

wordpress lunedì 14 giugno 2010 – 23:14

sono stato diffamato (a mio parere) su un giornale dell’emigrazione italiana in Germania; si è data una raffigurazione distorta del mio operato professionale, mi si sono attribuite affermazioni pubbliche mai fatte nei termini in cui sono state riferite, si è concluso commentando quel che faccio con la frase “roba da pazzi”.

potrei anche fregarmene, visto che fra pochi mesi rientro in Italia e cambio lavoro, ma non è da me.

* * *

il legale tedesco dal quale mi reco con una collega, egualmente, anche se meno diffusamente, diffamata, è un uomo solenne, anziano (anche rispetto a me), autorevole, ben calato nella parte del legale quasi da telefilm, è pacato e paziente, si vede bene che con una parte del cervello ascolta il cliente e con l’altra si stacca da quel che dice per valutarlo.

ovviamente faccio anche io altrettanto e capisco quali sono i suoi interessi, la sua visione del mondo, disincantata, ma non cinica, la sento simile alla mia, e non mi è difficile trovare la strada per colpire certe corde del suo cuore; eccolo infatti che progressivamente si anima, nasce in lui una passione: se dobbiamo dare una lezione ad un piccolo malfattore italiano locale, dobbiamo farlo sì da avvocato e cliente, ma poi anche come due esseri umani che si tolgono una soddisfazione comune.

è così discreto quell’anziano uomo di legge che un certo momento cita un proverbio svevo, che dice più o meno che c’è qualcuno che vuole uccidere tutte le mosche; colgo una specie di allusione invisibile e gli replico col sorriso sulle labbra raccontandogli della carta moschicida che mia nonna teneva attaccata al soffitto dell’osteria: non uccideva tutte le mosche del mondo, ma teneva libero almeno lo stanzone.

tutte le mosche del mondo non le puoi certo eliminare, ma ci sono metodi per eliminare le mosche almeno da un certo raggio attorno a te – volevo dirgli; e non parlo di quelle strisce su cui agonizzavano o stavano incollate come cadaveri centinaia di mosche: spettacolo francamente ributtante, che alla fine rendeva incerto se ci si fosse davvero liberati di loro o ci si dovesse accontentare di esibire una specie di prova di forza fine a se stessa: perché, se si fosse eliminato quella specie di osceno coriandolo insettivoro fuori stagione, loro sarebbero tornate come se nulla fosse successo, dimostrando del tutto che la nostra lotta era stata vana.

* * *

ma la conversazione con l’avvocato tedesco è molto interessante perché mette in evidenza la differenza culturale fra Italia e Germania nell’affrontare il reato della diffamazione a mezzo stampa: chi si aspetterebbe di trovarla anche qui l’interculturalità?

da buon italiano io insisto soprattutto sull’insulto diretto: quel “roba da matti” mi sembra una offesa al mio onore e alla mia dignità personale; la frase al legale tedesco non fa invece né caldo né freddo, la fa rientrare facilmente nel diritto di critica, che in Germania è tanto più ampio che da noi, anche perché pochissimi poi ne abusano davvero, e io capisco benissimo il suo punto di vista implicito: chi insulta usando parole pesanti e volgari, offende solo se stesso.

l’attenzione dell’avvocato si concentra invece su un altro aspetto: le affermazioni che quell’articolo dà sono volutamente parziali? è volutamente omessa una parte della verità in modo da dare una visione distorta dei fatti? possiamo dimostrarlo, che chi scriveva ha coscientemente alterato la rappresentazione della realtà per darne una quadro tendenzioso che desse idee false al lettore?

ovviamente sì, e mi frego le mani (domani porto la documentazione), ma intanto rifletto in che pantano si metterebbe l’avvocato che impostasse una causa in questo modo in Italia.

da noi conta l’onore individuale, in Germania la verità oggettiva dei fatti: verità contro prestigio e in questo dilemma sta tutto il contrasto fra spirito protestante e cattolicesimo.

* * *

ovviamente nel corso della conversazione questi pensieri hanno il tempo solo di abbozzarsi, in mezzo a molti altri molto più concreti, per esempio quanto mi costerà questa causa, ammesso che non la vinca e che le spese non vadano a carico del mio diffamatore, ma non ottengo risposta: l’avvocato con molta eleganza si limita a ricordarmi che in Germania i legali si pagano in base al tempo che materialmente impiegano per gestire la causa.

e infatti, quando si alza solenne nella sua bianca e un po’ scomposta capigliatura e ci accompagna all’uscita nel grande atrio vetrato dell’ufficio ampio e luminoso che condivide con colleghi altrettanto autorevoli, “3” dice alla segretaria che sta al bancone, e intende tre ore: le due del colloquio più il tempo della sua preparazione: altra cosa notevole, commento fra me.

ma è un commento che non fa a tempo a concludersi, perché l’avvocato fa ancora un passo e in questo fulmineo momento avviene una cosa allo stesso inattesa e spettacolare, che non dimenticherò tanto facilmente: netto come un sipario che cala di colpo, ma per spalancare uno spettacolo e non per concluderlo, inappellabile come un ictus che non lascia neppure un istante di tempo per abbozzare una reazione, paradossale come punizione divina data per sbaglio, all’avvocato, senza remissione e senza pietà, in un momento, cadono i calzoni mentre cammina, e lui resta di colpo in mutande.

bianche per l’esattezza, erano slip.

eccolo che si china e in un momento lo vedi quasi inginocchiato su se stesso, vuoi per coprirsi, vuoi per ritirarsi su i calzoni, mormorando “scusa, scusa”, calzoni che io guardo sgomento cercando invano traccia di bretelle improvvisamente slacciate o di cintura scioltasi di colpo.

tedesco e non più italiano vorrei una spiegazione obiettiva del fatto; italiano e non più tedesco, devo mordermi a sangue le labbra per non scoppiare subito in una rista scomposta, che esplode tuttavia appena arriviamo in ascensore: scendiamo oscillando addirittura per la potenza incontenibile dello sghignazzo (veramente maleducato), che scena da film!

* * *

“ecco che cosa succede a volere imitare la moda dei giovani, – commenta gioconda la mia collega – l’avevo visto subito che quei pantaloni avevano la vita troppo bassa”.

“sarà, – dico io – ma i giovani di oggi lasciano fuori anche un pezzetto di chiappe, però i pantaloni a loro non scivolano mai”.

“sì, ma loro mica hanno la pancia”.

beh, ma se il differente modo di concepire la diffamazione fra Italia e Germania si è cominciato a chiarire, il differente modo di cadere o di restare al loro posto dei pantaloni a vita bassa in Italia e in Germania attende ancora il suo Hegel in grado di spiegarlo.

. . .

commenti:

rosario 15 giugno 2010 alle 10:26
complementi per il tuo blog

bortocal 15 giugno 2010 alle 13:20
ti ringrazio, sempre che il commento non sia di un rosario di sant’antonio… 😉

Un pensiero riguardo “diffamazione interculturale e pantaloni a vita bassa. wp 211 – 14 giugno 2010 – 513

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