non è il 1929, ma per noi sarà peggio. wp 204-205 – 7-8 giugno 2010 – 497

wordpress lunedì 7 giugno 2010 – 7:17

intanto buttiamo lì il titolo e due grafici, il post a più tardi.

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la prima tabella indica i candidati europei al crack in base alla massa dei debiti accumulata in rapporto al Prodotto Nazionale Lordo.

la seconda tabella indica invece il deficit previsto nell’anno in corso, e in questa l’Italia è messa molto meglio, anzi è tra i paesi europei meglio piazzati.

* * *

ma la tabella davvero angosciante per il nostro paese è questa: indica le scadenze per il pagamento dei debiti accumulati:

nel 2010 l’Irlanda deve pagare 8,6 miliardi di euro, la Grecia 15,8  il Portogallo 17,9, la Spagna 76,5,

l’Italia 251,2 miliardi di euro.

avete letto bene, entro il 31 dicembre di quest’anno l’Italia dovrà restituire una cifra pari a 8 volte la manovra economica prevista per i prossimi due anni, gli altri a seguire nei prossimi anni.

ovviamente i debiti possono essere rinnovati dai creditori, e gli conviene farlo per non perdere tutto.

* * *

notizie ricavabili solo dalla stampa straniera (tedesca), ovviamente.

. . .

2a parte: martedì 8 giugno 2010 – 7:01

non c’è stato tempo ieri di completare il pensiero appena abbozzato dal titolo dell’ultimo post sulla situazione economica mondiale, tanto che forse titolo e prime tabelle pubblicate, ai 3 lettori del post hanno dato un’idea diversa di quella che volevo trasmettere.

provo ora a completare:

1) l’attuale crisi economica non è come quella del 1929: novant’anni fa l’Occidente dominava il mondo e una crisi economica occidentale divenne automaticamente una crisi economica mondiale; oggi la crisi in corso rimane una crisi dell’occidente, che certamente trasmette effetti negativi anche alle grandi economie asiatiche (Cina ed India), ma non è in grado – almeno per il momento – di affossarle.

non siamo quindi di fronte ad una crisi mondiale, ma ad una ridefinizione degli equilibri mondiali.

è semplicemente in atto un riequilibrio del potere economico mondiale fra le grandi civiltà asiatiche e l’Occidente; del resto fino al 1600 erano loro il centro della vita economica mondiale, rispetto alla quale l’Europa rappresentava una appendice secondaria e relativamente arretrata, anche se piuttosto aggressiva.

ora l’epoca del colonialismo, diretto o indiretto, è finita, e l’Asia riprende il proprio posto nel mondo, ridimensionando l’occidente: tutto qui.

2) la crisi dell’occidente è il frutto delle politiche economiche reaganiane e tatcheriane della deregulation condotte a partire dagli anni Ottanta dalla destra che ha guidato in questi ultimi anni le principali economie occidentali (oltre ai già citati, Bush, Merkel e Berlusconi) e dalle sinistre moderate che hanno rappresentato una semplice variante delle stesse politiche economiche e sociali (Blair, Schroeder e Prodi) .

queste politiche sono state fondate su una espansione incontrollata del debito, per decenni l’occidente è stato un modello invidiato nel mondo semplicemente perché spendeva indebitandosi follemente: ora la massa dei debiti è diventata insostenibile e bisogna pagare.

3) occorrono nuove politiche economiche antitetiche antitetiche a quelle svolte negli ultimi anni: a parte il caso, che appare purtroppo transitorio di Obama, a dirigere l’occidente in questo radicale cambiamento di rotta sono delegate dalle elezioni le stesse forze di destra che lo hanno portato sull’orlo dell’abisso (Cameron, Merkel, Sarkozy, Berlusconi): questa sembra una tendenza di lunga portata.

la contraddizione che vede premiati politicamente i responsabili del disastro, mentre dovrebbero essere puniti con l’esclusione almeno transitoria dal potere, vista la loro documentata incapacità di condurre politiche economiche sensate, non sembra colpire l’opinione pubblica, che del resto appare ampiamente manipolata e posta in condizione di non capire i concetti peraltro molto semplici che stanno al fondo dell’attuale crisi economica.

4) non sappiamo ancora se la fuoriuscita dall’economia del liberismo selvaggio e del sostegno alla speculazione finanziaria potrà continuare in modo relativamente soft, come da un paio d’anni a questa parte è sinora riuscito, oppure se interverrà una vera e propria catastrofe sociale classica, ad esempio con iperinflazione incontrollata, azzeramento del valore della moneta, massiccia disoccupazione dilagante e fame.

ovviamente facciamo tutti il tifo per una fuoriuscita senza traumi pesanti, ricordando che a fine del 1929 sboccò alla fine addirittura in una guerra mondiale, anche se al momento non ci sono proprio le condizioni psicologiche per trascinare gli occidentali impigriti dal benessere sinora goduto verso scenari di militarismo di massa; ma tutto questo non è garantito: siamo entrati in una fase di instabilità economica, politica, psicologica, militare…

5) quel che ci aspetta alla fine di un periodo peraltro rapido certamente di transizione soft o hard ad una nuova organizzazione sociale dell’occidente è uno standard di vita nettamente più basso: voglio dire che verso il 2015 vivremo in Europa in un modo molto più simile agli anni Cinquanta che a quello di tutti i decenni successivi.

questo comporta necessariamente il ritorno ad una Europa più severa, frugale, chiusa; non sarà facile riportare a questi valori la mentalità delle nuove generazioni, abituate ad un lusso stolido; una minoranza, la minoranza di chi ha il questo momento il potere per conto della maggioranza manipolata dai media, spera di salvare il proprio modello di vita.

niente è più incerto del fatto che ci riesca, ma nell’Europa predemocratica, per secoli ha governato una santa alleanza di nobili e chiesa che si garantiva dei privilegi tanto maggiori quanto più disperata era la situazione del Terzo Stato.
che cosa succederà di tutti i valori della democrazia, dello stato sociale, dell’uguaglinaza in questa crisi epocale è poco chiaro: dà da pensare il fatto che il potere venga continuamente assegnato alla destra che ha prodotto il disastro e che non emerga una sinistra capace di proporre un nuovo modello politico e sociale.

. . .

commenti alla prima parte:

afo 7 giugno 2010 alle 14:48
tranquillo…
prima il crack dei paesi UE non euro
😀
poi tutti gli altri
basterebbe che nessuno in Italia andasse in vacanza quest’anno e pagasse quei soldi, che spenderebbe per il viaggio, allo stato…
questa si chiamerebbe solidarietà
😉

bortocal 8 giugno 2010 alle 7:04
l’idea non è male, però non credo che basterebbe – vedi post di oggi… 😉

. . .

commenti alla seconda parte:

patriziacaffiero 8 giugno 2010 alle 7:39
sono scioccata dal fatto che ancora oggi si pensi che la politica del tagli non deprima del tutto l’economia.
Rooosevelt non insegnò nulla all’ Europa.
infatti, è vero! si premiano le classi dirigenti di destra per avere un senso sordido e ottuso di sicurezza.
l’oppio dei popoli, il senso di sicurezza, un paparino che ti sussurri che tutto va bene prima di strangolarti per farti dormire meglio.
comunque buon giorno lo stesso

🙂

bortocal 9 giugno 2010 alle 7:10
cara patrizia,
non sono sicuro di avere capito bene il senso del tuo commento, così acuto e tagliente, perché mi lascia un po’ sconcertato la prima frase.
certamente giusta, e forse anche da leggere come conferma della mia analisi: se una famiglia indebitata smette di comprare a credito dal negozio di alimentari sottocasa (come si faceva negli anni Cinquanta) certamente il negoziante vedrà ridotti i suoi redditi, ma la famiglia è indebitata al punto che non può fare altro e al commerciante stesso la scelta conviene, perché le sue vendite a credito non diventino dei meri regali.
così è certo che la riduzione della spesa pubblica rallenta l’economia.
ma è anche certo che ridurre la spesa pubblica e non i consumi privati significa in prima battuta volere mantenere – almeno per una casta ridotta di privilegiati – lo stesso modello economico-sociale del consumismo che ci ha portato a questa situazione.
è presto per dire però se questa prima reazione quasi immediata e irriflessiva potrà godere di solidi consensi sulla lunga distanza: certo dovremmo essere tutti impegnati a far emergere un nuovo modello sociale basato su una diminuzione dei consumi che non significhi anzi diminuzione delle felicità, anzi che per paradosso solo apparente sappia aumentarla.
dico solo apparente perché sono davvero convinto che per l’essere umano sia più facile raggiunegre la felicità enlla ricchezza che nella povertà.
buon giorno (in ritardo) a te.

patriziacaffiero 9 giugno 2010 alle 21:11
ero tagliente (non con te beninteso 🙂 )
“è presto per dire però se questa prima reazione quasi immediata e irriflessiva potrà godere di solidi consensi sulla lunga distanza: certo dovremmo essere tutti impegnati a far emergere un nuovo modello sociale basato su una diminuzione dei consumi che non significhi anzi diminuzione delle felicità, anzi che per paradosso solo apparente sappia aumentarla.”
ecco il dilemma
notte notte

🙂

bortocal 10 giugno 2010 alle 6:06
buon risveglio a te, spero che l’andare a dormire cosi’ presto non sia segno di qualche problema.
– mi rileggo attraverso la tua citazione, e trovo il mio solito inguaribile ottimismo sessantottino: la gente non cambiera’ testa, dato che ne ha cosi’ poca è continuerà a fare quel che le viene detto di fare.
in questo caso si tentera’ fino a che sara’ possibile di mantenere il modello consumista, semplicemente restringendo l’area di coloro che ne usufruiscono direttamente: a tutti gli altri restera’ la gioia attuale di una fruizione almeno televisiva del consumismo altrui.
benvenuti nell’era del consumismo virtuale.

. . .

afo 8 giugno 2010 alle 16:17
Sono completamente d’accordo con quello che hai detto. Purtroppo l’uscita dal tunnel per il momento non c’è… e forse non ci sarà mai.
Penso che la guerra non sia poi così impossibile.
Basta guardare il volto della nuova generazione che trova divertimento sono in droga, alcool, sesso, sprecano la loro vita in attività inutili.
Se verrà loro tolto il “piacere”… da una possibile forte crisi sociale… vedrai come nascerà in loro un sentimento di vendetta nei confronti di chi “vivrà meglio a Est”.
Speriamo in bene…
anche se penso che nessun politico di nessun colore possa fare più di tanto per risolvere i nostri problemi “ora”…
spero di sbagliarmi però.
Vediamo ancora come si evolverà la situazione nei prossimi giorni.
PS: Mi dicono che in Romania la situazione sia molto critica
😦

bortocal 9 giugno 2010 alle 7:01
caro ovidius,
condivido le tue riflessioni amare e le tue preoccupazioni.
il paradosso di tutta la situazione è che comunque una crisi grave è benefica dal punto di vista strutturale, infatti l’attuale economia consumistica e dello spreco – come sai – la considero apertamente suicida per la specie umana.
siamo in grado di costruire una economia della miseria, cioè di rendere attraente, piacevole e bella per la specie umana una vita frugale e senza sprechi?
dalla risposta a questa domanda dipende la sopravvivenza degli uomini, e non è un male totale, in fondo, che la crisi ci aiuti a porre il problema…

. . .

canonicismo 8 giugno 2010 alle 19:01
Un piccolo saluto! Il 15 giugno mi portano il letto e il 19 trasloco in Francia!
Intanto beccati questa parabola che mi sono sognato questa notte.
La campagna di un uomo ricco aveva dato un buon raccolto. Egli ragionava tra sé: Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti? E disse: Farò così: demolirò i miei magazzini e ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; riposati, mangia, bevi e datti alla gioia. Ma Dio gli disse: Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato di chi sarà? Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio.
L’intuizione che ho avuto questa notte in sogno è stata di capire che questa parabola si adatta perfettamente a Gesù. Il ricco stolto è in realtà Gesù!!! E se questa parabola fosse stata scritta da qualcuno che in realtà era contro Gesù per criticarlo? Mah! Ecco comunque qui sotto la declinazione della parabola di cui sopra nella storia di Gesù stesso!
C’era una volta un grande seminatore di parole che si chiamava Gesù. Gesù aveva seminato sulla terra buona di coloro che lo avevano ascoltato con cuore buono e perfetto, avevano accolto la sua parola e avevano portato frutto con la loro perseveranza, chi del trenta, chi del sessanta, chi del centoventi per uno. La campagna di Gesù aveva dato un buon raccolto e tutta la folla dei suoi discepoli, esultando, lo lodava a gran voce per tutti i prodigi che lui aveva compiuto, dicendo al suo passaggio: “Benedetto colui che viene!”. E tutto il popolo pendeva dalle sue parole. Gesù ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove riporre i miei raccolti di parole?”. E disse: “Farò così: demolirò i miei magazzini, ne costruirò di più grandi e vi raccoglierò tutti i discepoli che la mia parola mi ha fatto fruttare. La pietra che i costruttori hanno scartata diventerà testata d’angolo. Perciò io vi dico: vi sarà tolto il regno e sarà dato a un popolo che lo farà fruttificare. Perché io tutte le cose le faccio nuove. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti frutti della tua parola, per molti anni; riposati, goditi i frutti della tua predicazione e datti alla gioia. L’operaio ha diritto alla sua mercede e il figlio dell’uomo è signore anche del Sabato”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita, e quello che hai preparato di chi sarà?”. Gesù disse ai suoi discepoli: “Uno semina e uno miete. Io vi mando a mietere ciò che non voi avete lavorato”. Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la terra. Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. Anche i sommi sacerdoti con gli scribi e gli anziani lo schernivano: “Lo liberi Dio ora, se gli vuol bene!”. E Gesù, emesso un alto grido, spirò. Così è di chi accumula tesori per sé, e non arricchisce davanti a Dio.

bortocal 9 giugno 2010 alle 7:00
carissimo luca,
mi fa molto piacere la tua ricomparsa qui, dopo che i nostri contatti si erano interrotti, e anche sapere che ti stai riorganizzando; spero di cominciare a rileggerti.
come molto spesso, ecco un tuo commento molto originale ed acuto, di quelli che invogliano a leggere di più: hai messo in evidenza un significato della parabola molto stimolante; non sarebbe neppure la prima volta che nella tradizione evangelica si possono riconoscere in bocca a quella figura diventata multiuso di Jeshu le critiche stesse che gli venivano rivolte.

canonicismo 9 giugno 2010 alle 7:05
Hehehe

2 pensieri riguardo “non è il 1929, ma per noi sarà peggio. wp 204-205 – 7-8 giugno 2010 – 497

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