wordpress venerdì 7 maggio 2010 – 18:41
quando cominciò la crisi delle banche due anni fa, mi era venuto facile di dire che bisognava avere il coraggio di lasciare fallire le banche che si erano esposte troppo e quindi anche lasciar confiscare i soldi lì depositati agli sprovveduti che avevano cercato guadagni troppo facili.
era stata una facile profezia che gli stati che assumevano a carico proprio gli enormi debiti bancari aggiungendoli ai propri, già giganteschi, scommettevano sulla loro invulnerabilità, rinviando soltanto la crisi, ma rendendola più grave.
nel caso della crisi greca sarebbe facile ripetere lo stesso: l’esempio dell’Italia che ha sei volte tanto i debiti delle Grecia e si indebita ancora per salvare la Grecia è clamoroso; e chi salverà l’Italia quando verrà il suo turno?
e quando crolleranno gli Stati Uniti tutti interi?
chi ci aiuterà quando ci troveremo da un giorno all’altro non alla crisi di questo o quello stato, ma alla crisi dello stato in se stesso?
quando i medici non andranno in ospedale, gli insegnanti non andranno a scuola, i giudici non in tribunale, i carcerati resteranno rinchiusi nelle prigioni e nessuna guardia carceraria passerà a vigilarli o nutrirli, perché nessuno potrà più essere pagato e tutti dovranno dedicarsi piuttosto a scavare radici per nutrirsi?
immagini di pura follia, vero?
(ditelo a quello che mi ha sfottuto per i primi 5 mesi di quest’anno perché ho sbagliato la previsione del crollo italiano di non so ancora quanti mesi…)
* * *
però oggi non ho il coraggio di dire che bisognerebbe rinunciare ad aiutare la Grecia: la partita oramai è troppo pesante e abbiamo il fiato della catastrofe al collo.
non riesco a dirlo, da quando so che la maggior parte dei debiti della Grecia è detenuto dalla banche tedesche.
quindi, se la Grecia non fa fronte ai suoi debiti, fallisce la Grecia, è vero, ma fallisce anche la Germania.
c’è stato un dibattito aspro in questo paese nelle scorse settimane, e l’etica tedesca diceva chiaro che ognuno è responsabile di quello che fa, che i governi di destra greci negli ultimi anni hanno falsificato i bilanci e dunque i greci non meritavano di essere aiutati.
è quello che viene facile pensare anche a me, poi, vedendo scioperi a manifestazioni violente, che danno fastidio, ma poi si pensa a quel che scrive Ostellino sul Corriere della Sera oggi: che nessuno in Grecia ha fatto votare di sopprimere gli enti inutili, ridurre su scala 1:10 le retribuzioni dei politici corrotti, confiscare i patrimoni al di sopra di una certa cifra, aggiungo io.
macché, le ricette sono sempre le stesse, quelle che servono a mantenere in piedi un sistema che ha totalmente fallito: aumento dell’età della pensione, tagli alla tredicesima, blocco delle assunzioni nel pubblico impiego, e tutto l’amabaraban inutile al quale i governi di qualunque sfumatura ci hanno abituato negli ultimi anni.
però oggi le banche tedesche hanno spontaneamente deciso di versare al governo 8 miliardi di euro per gli aiuti alla Grecia, senza essere costrette, ma comprendendo il rischio mortale che stanno correndo loro.
e anche io sono senza parole.
solamente, siccome sto per andare a trovare mia figlia in Cina, ho deciso che mi porto dietro 3.000 euro e li verso nelle banche cinesi: sarà tutto il capitale che mi resterà di una vita, temo.
* * *
penso intanto agli speculatori delle banche americane che mi costringono a tremare pensando di arricchirsi con una drastica svalutazione dell’euro.
è così difficile pensare che essa sarebbe seguita dalla totale perdita di valore del dollaro e quindi dalla perdita anche di tutti i loro averi?
possibile che ci sia gente che sega il ramo su cui tutti stiamo?
possibile che due anni dopo la grande crisi gli speculatori che hanno rovinato milioni di persone possano ricominciare a giocare coi destini di tutti senza che i loro capitali ricavati da speculazioni odiose siano stati semplicemente incamerati dallo stato?
* * *
occorre una Nuova Politica Economica, e uso le maiuscole, perché voglio proprio parlare di quel che fece Lenin nell’URSS appena nata alla fine della prima guerra mondiale.
occorre una politica economica del terrore e tagliare alla base il potere del capitalismo, se non vogliamo arrivare rapidamente al terrore sociale.
terrore per terrore occorre che tremino coloro che speculano e non coloro che vivono del loro lavoro.
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