come Marco mistifica il filofemminismo di Jeshu (il santo divorzio cristiano, IV). wp 60 [61] – 5 marzo 2010 – 162

wordpress venerdì 5 marzo 2010 – 8:29

molto probabilmente i due passi sul matrimonio cristiano dei vangeli secondo Marco e secondo Matteo – diversi, ma molto simili fra loro – sono stati inseriti dopo che fu redatto il Vangelo secondo Luca, quindi almeno nella seconda metà del II secolo, (a tenere per buona la cronologia della formazione dei vangeli proposta da me sulla base della testimonianza di Papia nella prima metà del II secolo).

ora possiamo quindi analizzarli in se stessi, nella loro struttura interna, come brani a se stanti: ovviamente, un inserimento così tardo suggerisce seri dubbi sulla autenticità della dottrina in essi contenuta.

per comodità del lettore (che non c’è) li riporto di nuovo, iniziando dal Vangelo secondo Marco.

inizio da qui solo perché la sua origine è più antica di quello secondo Matteo, ma non perché questo basti ancora a darci certezza che questa sia per ciò stesso la versione più antica anche dell’episodio in cui si riporta la presunta dottrina di Jeshu sul matrimonio (siccome il passo è estraneo alla redazione originaria di quel vangelo, potrebbe essere stato inserito dopo, su modello di un analogo inserimento in quello secondo Matteo).

* * *

Vangelo secondo Marco, 10
[2] E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: “È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?”.
[3] Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”.
[4] Dissero: “Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla”.
[5] Gesù disse loro: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. [6] Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; [7] per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. [8] Sicché non sono più due, ma una sola carne. [9] L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto”.
[10] Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento.
Ed egli disse: [11] “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; [12] e se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”.

la prima cosa che si nota è che l’episodio è nettamente diviso in due parti: 2-9, la parte che avviene in pubblico; 10-11, la parte che riporta un insegnamento segreto dato da Jeshu ai suoi discepoli.

osservando bene si nota che è propria quest’ultima parte che crea in particolare quello stacco narrativo che evidenzia la manipolazione (inserimento successivo) sottolineata in precedenza: Jeshu infatti – secondo la versione che risulta dopo l’Inserimento – sta dando i suoi insegnamenti alla folla, rientra a casa, qui integra i suoi insegnamenti con un altro insegnamento segreto dato solo ai discepoli, e subito dopo gli vengono presentati i bambini: dove? nella casa in cui era con i discepoli?

sì, nella narrazione marciana è proprio in questa casa che la folla porta i bambini perché Jeshu possa toccarli (10, 13), tanto è vero che dopo (10,17) sta scritto “E nell’uscire per mettersi in viaggio”; ma in nessun altro vangelo l’incontro di Jeshu con i bambini avviene al chiuso.

insomma la versione finale del Vangelo secondo Marco è molto attenta e ben rifinita in questi passaggi, e tutela bene l’insegnamento segreto di Jeshu consistente nel rifiuto del ripudio da parte di entrambi i sessi, da lui equiparato all’adulterio.

* * *

ora si rende necessaria una piccola divagazione su questo punto degli insegnamenti segreti di Jeshu.

l’introduzione nei testi evangelici di insegnamenti dati da Jeshu in segreto ai propri discepoli è un segnale d’allarme molto importante: forti di questa segretezza, i redattori dei vangeli potrebbero esporre insegnamenti particolarmente lontani da quelli che i lettori del tempo conoscevano, per tradizione precedente, come insegnamenti pubblici di Jeshu.

non possiamo escludere che effettivamente Jeshu avesse degli aspetti esoterici della sua dottrina che tenesse nascosti nella sua predicazione pubblica e rivelasse esclusivamente ai suoi discepoli; anzi, possiamo essere certi che fosse così, dato che questo è un dato comune di tutte le tradizioni evangeliche e anche I detti di Jeshu di Giuda il Gemello (che nel testo copto – ma non nei papiri più antichi – si intitolavano addirittura I detti segreti di Jeshu) riportano un episodio chiarificatore da questo punto di vista, in cui proprio il Gemello rivendica di essere stato destinatario di dottrine segrete affidate da suo fratello esclusivamente a lui:

13. Jeshu disse ai suoi discepoli: “Paragonatemi a qualcuno e ditemi come sono.”
Simon Pietro gli disse: “Sei come un onesto messaggero.”
Matteo gli disse: “Sei come un filosofo sapiente.”
Il Gemello gli disse: “Maestro, la mia bocca è totalmente incapace di esprimere a cosa somigli.”
Jeshu disse: “Non sono il tuo maestro. Hai bevuto, e ti sei ubriacato dell’acqua viva che ti ho offerto.”
E lo prese con sé, e gli disse tre cose.
Quando il Gemello tornò dai suoi amici questi gli chiesero: “Cosa ti ha detto Jeshu?”
Tommaso Il Gemello disse loro: “Se vi dicessi una sola delle cose che mi ha detto voi raccogliereste delle pietre e mi lapidereste, e del fuoco verrebbe fuori dalle rocce e vi divorerebbe.”

c’è da dubitare molto secondo me sul fatto che questo episodio – o almeno la sua ultima parte – possa appartenere al nucleo originario di questo testo; comunque esso testimonia, in qualunque momento sia stato composto, che la tradizione degli insegnamenti “segreti” di Jeshu era diffusissima.

“segreto” veniva espresso con la parola greca “apokryphos”, e mentre la parola apocrifo ha finito con l’assumere nelle lingue moderne il significato di “falso”, grazie alla intensa campagna secolare di propaganda ecclesiastica, in origine essa faceva semplicemente riferimento al fatto che i discepoli rendessero pubblici gli insegnamenti segreti che avevano ricevuto da Jeshu.

quindi tutti i vangeli erano per definizione “apocrifi” nel momento stesso in cui rendevano pubblici presunti insegnamenti segreti del rabbi, come in questo passaggio fa il Vangelo secondo Marco.

solo più tardi certi vangeli vennero definiti apocrifi perché condannati dalla repressione ecclesiastica, che giunse a prevedere la pena di morte per chi li conservava: essi divennero “apocrifi” dunque perché conservati segretamente, cioè clandestini, e per ciò stesso falsi.

nessun dubbio, quindi, che effettivamente il cristianesimo si è costituito attraverso la tradizione di insegnamenti segreti (“apocrifi”), ma nessun dubbio neppure che fu proprio questa la corsia preferenziale per ogni alterazione del pensiero originario del rabbi.

* * *

in questo caso l’insegnamento segreto di Jeshu ai suoi discepoli sarebbe stato che “chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; e se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”.

c’è da restare allibiti, per non dire che questa frase suscita un effetto irresistibilmente comico: si stava parlando della legge mosaica, ma nessuna legge ebraica prevedeva il ripudio del marito da parte della moglie, ovviamente; solo la legislazione romana prevedeva il diritto di divorzio per entrambe le parti.

Jeshu si è dunque raccolto segretamente con i suoi discepoli per dire loro, non tanto del proprio rifiuto del ripudio mosaico, quanto del rifiuto del divorzio romano?

ma la dottrina veramente rivoluzionaria di Jeshu, nel contesto ebraico del suo tempo, è il rifiuto del ripudio di Mosè, non certo del divorzio romano!

che bisogno poteva esserci dunque di esplicitare segretamente questo aspetto della sua dottrina che non avrebbe potuto creare alcun imbarazzo nei suoi ascoltatori?

insomma, qui sono forti gli indizi che questa dottrina sia attribuita a Jeshu segretamente perché era noto che Jeshu non aveva mai criticato pubblicamente la legislazione romana sul divorzio (qui definito ripudio) su iniziativa di entrambi i coniugi.

nessun dubbio possibile, direi, neppure dal punto di vista dei contenuti, oltre che da quello strettamente filologico, considerato sinora, che questo insegnamento segreto attribuito a Jeshu è nato in un contesto differente, nel quadro del mondo romano, e più di un secolo dopo la sua morte.

* * *

riassumiamo: se nella prima parte dell’episodio in apparenza Jeshu critica e corregge la stessa legislazione mosaica, che prevede unicamente il ripudio della moglie da parte del marito, qui è l’unico vero quesito che i farisei potevano porre a Jeshu, e cioè: come interpretare la legge mosaica?

insomma, se la prima parte sembra esprimere la critica pubblica di Jeshu all’istituto ebraico del ripudio della moglie da parte del marito, perché la critica di Jeshu all’istituto romano del divorzio su richiesta dei coniugi sarebbe dovuta essere segreta, se non perché aggiunta dopo?

* * *

e che cosa ci dice il fatto che questo aspetto della sua dottrina non sia autentico?

un motivo possibile riesco a vederlo, e induce a sua volta a pensare che l’insegnamento attribuito a Jeshu in questa seconda parte non abbia nulla di autentico né di originario: e cioè nella critica di Jeshu al ripudio ebraico si riconosce, come in molte altre sue, una rivalutazione della femminilità che creava un notevole disorientamento, critiche e disappunto tra i suoi stessi discepoli, ed era in forte contrapposizione con la tradizione maschilista del mondo giudaico.

insomma poteva essere ben noto in Jeshu il rifiuto del ripudio mosaico della donna da parte del marito: questo apparteneva forse alla parte pubblica del suo insegnamento di Jeshu, ma esso andava a colpire la posizione di preminenza maschile rispetto alla donna fissata dalla legge di Mosè, che prevedeva la possibilità di ripudio soltanto da parte del marito, non tanto a fissare una regola di comportamento morale.

qui Jeshu voleva davvero colpire la preminenza dei maschi nella società ebraica tradizionale (per la durezza dei vostri cuori, dice) e proporre un atteggiamento più aperto sulla condizione della donna, come condizione per la realizzazione della monarchia ebraica universale che era venuto a realizzare sulla terra.

ma allora non ne conseguiva direttamente anche il rifiuto del divorzio romano, che risulterebbe invece dall’insegnamento dato in segreto dai discepoli.

il rifiuto della possibilità di chiedere il divorzio per entrambi i coniugi ha infatti semmai proprio il taglio opposto, di rifiuto dell’emancipazione femminile nel mondo dell’impero romano.

. . .

in buona sostanza, quando Jeshu dice che l’uomo, cioè il marito, non deve separare quel che Dio ha unito, sta parlando soltanto della durezza di cuore dei mariti ebrei che ripudiano la moglie approfittando delle concessioni della legge maschilista mosaica: non sta parlando del moderno divorzio già introdotto dai romani che prevede lo scioglimento del matrimonio per presa d’atto comune della fine di un rapporto.

però nella redazione attuale del Vangelo secondo Marco è proprio questo presunto insegnamento esoterico antidivorzio che gli viene attribuito e tutto l’episodio è costruito in questo vangelo per portare a questa conclusione: che Jeshu predicava non contro il tradizionale maschilismo semitico confortato dalla legge mosaica, ma contro il divorzio in generale.

e per forza questo insegnamento doveva essere stato segretamente ai discepoli, dato che nessuno ne aveva mai saputo niente prima!

* * *

però nell’analisi di questo testo un altro particolare ancora non ci deve sfuggire nella sua stranezza, e sta proprio all’inizio, quando si scrive: dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono.

in che senso la domanda dei farisei sulla liceità del ripudio può costituire una prova per Jeshu?

forse perché vi è qualcosa nella sua dottrina che stride con la dottrina tradizionale mosaica?

certamente, e che altro?

ma questo, allora, è un segnale molto forte del fatto che ancora al tempo presumibile dell’inserimento di questo episodio Jeshu veniva visto come il re ebraico previsto dalla tradizione profetica come reinterpretata da ultimo nel Libro di Daniele, e non come il fondatore di una nuova religione.

se non fosse stato cosi, del resto, Jeshu sarebbe stato immediatamente lapidato dai suoi connazionali, i quali proprio in quegli anni erano in sanguinosi rivolta contro i romani perché tentavano di introdurre i loro culti anche in Palestina e di realizzare anche in quella regione il pluralismo religioso tipico del loro impero tollerante.

tollerante con tutti, tranne che con gli intolleranti: le persecuzioni anticristiane nascevano infatti non dal rifiuto di qualche particolare aspetto teologico o di culto di questa religione, ma dal fatto che essa proponeva, con metodi non alieni dal terrorismo e dalla violenza, una visione teocratica alternativa dello stato, e col rifiuto del culto dell’imperatore evidenziava plasticamente la volontà di sostituire ad un imperatore-dio della religione politeistica e della tolleranza religiosa un nuovo re-dio del monoteismo ebraico.

* * *

quindi ritroviamo anche qui un piccolo ulteriore indizio, oltre ai tanti episodi della stessa tradizione evangelica ufficialmente riconosciuta come autentica nei secoli successivi, che la predicazione originaria di Jeshu si svolse esclusivamente nel solco dell’ebraismo.

e in quel che Jeshu diceva del rapporto fra maschile e femminile vi era qualcosa di profondamente dissonante rispetto al mondo maschilista ebraica e alla umiliazione della donna che in esso dominava.

ecco che gli esponenti della lettura tradizionalista ed osservante pongono a Jeshu questo problema: come può parlare di pari dignità di maschile e femminile?

non ne dovrebbe conseguire il rifiuto dell’istituto mosaico del ripudio da parte del marito esplicitamente previsto, invece, dalla legislazione mosaica?

e come è possibile questo rifiuto del ripudio, se Jeshu stesso ha detto in varie circostanze di essere venuto per non modificare neppure uno iota della legge?

. . .

letta in questo contesto ebraico la risposta di Jeshu ha ben altro significato di quello che le si può attribuire leggendola nel contesto di una religione differente che da lui sarebbe stata fondata; letta nel contesto della religione ebraica, essa significa: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma [del ripudio]”, ma questa norma non mette in discussione la pari dignità dei sessi e, in un modello religioso più avanzato, senza essere negata, questa norma può essere superata.

naturalmente il fatto che la disputa abbia un senso solo in un contesto religioso ebraico ci porta a ritenere che questo episodio abbia delle radici piuttosto antiche e appartenga ad una fase più vicina alle origini di quel che risulta dalla lettura della parte finale: in altri termini, è vero che l’episodio fu inserito nel Vangelo secondo Marco, come abbiamo detto, probabilmente dopo la metà del secondo secolo ed è a questo periodo che risale certamente la seconda parte che polemizza col divorzio del mondo romano, ma il suo nucleo originario è più antico ed appartiene ad una tradizione, molto probabilmente orale, in cui Jeshu appare ancora come un maestro ebraico.

insomma, inserimento tardo di un episodio che nel suo nucleo iniziale proviene da un’altra fonte, certamente antica, ma contestualmente ad una manipolazione tarda che cambia completamente il significato profondo della prima parte.

* * *

Jeshu risponde infatti a chi gli cita la Bibbia con un’altra citazione della Bibbia: all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina.

nella Bibbia stessa Jeshu trova le radici del suo atteggiamento filofemminile: Jeshu sta difendendo la pari dignità della donna rispetto all’uomo della quale ritrova le radici nel libro stesso della Genesi.

il ripudio è venuto dopo, per la durezza di cuore di quel popolo di pastori.

di questo sta parlando Jeshu: di maschile e femminile, che non devono essere separati, il ripudio è solo il pretesto usato dai farisei per attaccare questo aspetto del suo pensiero, e lui ritrova, sorprendentemente, le radici della rivalutazione della donna nel testo fondamentale della religione ebraica stessa.

. . .

nb 2019:

manca un’analisi del rapporto fra l’insegnamento segreto attribuito a Jeshu nel Vangelo secondo Marco e il suo insegnamento pubblico sul matrimonio come riferito nella Fonte Q, che diceva: 18 Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio.

il tardo insegnamento introdotto in Marco suona come esplicita correzione e rettifica dell’insegnamento più antico, per adattarlo alla società romana (ma trasformandone del tutto il senso), a conferma dunque della tesi  di fondo del post.

. . .

commenti:

Pino rena 27 giugno 2010 alle 17:48
Grazie per il commento interessante, da rileggere da parte mia: ma tante spiegazioni
ma la domanda è: io divorziato; risposandomi sono in peccato agli occhi di Dio?
Pino Arena.

bortocal 27 giugno 2010 alle 18:23
carissimo, questo mio studio sul tema del divorzio nella prima predicazione cristiana ha il carattere di semplici appunti e fra l’altro l’ho lasciato a meta’ a seguito di alcuni dati nuovi che non avevo colto all’inizio e che esigevano una riflessione approfondita per la quale non avevo troppo tempo.
questo per dirti che non devi prendermi per un esperto del tema: sono solo un appassionato (fra i molti) del tema delle origini del cristianesimo come fatto storico, non credo che il cristianesimo sia una religione diversa dalle altre come fenomeno umano e neppure che abbia qualche titolo particolare per essere considerata piu’ vicina alla verita’ delle altre.
non posso quindi in alcun modo rispondere alla tua domanda in nome di dio, figuriamoci.
posso solo umanamente suggerirti di porti la domanda se un tuo eventuale nuovo matrimonio puo’ fare del male a qualcuno che ti sta vicino e di paragonare il male che puo’ fare ad altri col bene che potrebbe fare a te e alla tua nuova compagna.
su questa riflessione innesterei la mia scelta: personalmente sono divorziato e non mi sono piu’ risposato, ma non certo perche’ mi ponessi il problema che una mia scelta potesse interessare all’Essere perfettissimo.

. . .

paco 20 luglio 2010 alle 19:24
onestamente la tua opinione non mi può interessare di meno, mi interessano molto di più gli insegnamenti biblici che le congetture di uno che tra le altre cose dice senza avene nessuna autorità che la frase di gesù detta ai discepoli in segreto è stata aggiunta, a favore di chi poi non si sa, bo !!!!!!!!!

bortocal 20 luglio 2010 alle 20:15
beh, l’autorità, secondo me, viene dopo gli argomenti, non prima.
ma tu credi pure quello che vuoi: il ripudio del divorzio romano che risulta come dottrina segreta di Jeshu in Marco 12 è una aggiunta ad un insegnamento originario diverso, come dimostra sicuramente una analisi condotta con i normali strumenti filologici.
a favore di chi, è facile capirlo: la frase è stata semplicemente aggiunta per adattare la primitiva dottrina di Jeshu, che era destinata agli ebrei osservanti, al nuovo contesto romano della predicazione dei suoi seguaci.

paco 20 luglio 2010 alle 19:28
è incredibile come chi non creda in Dio stravolga così tanto il semplice messaggio del vangelo.
ma perchè non vi interessate di altre cose forse è meglio,
oppure avvicinatevi a Dio con una ricerca spirituale non avendo uno spirito avversario a priori soltanto a causa del fatto che ciò che fate vi sta bene e non volete rendere conto a nessuno delle vostre azioni,
cosa che prima o poi dovrete fare ve lo assicuro !!

bortocal 20 luglio 2010 alle 20:23
è incredibile come chi crede in qualche suo Dio si senta autorizzato per questo a disprezzare chi non ci crede.
per te Jeshu è una figura divina? buon per te; ma certamente è anche un personaggio storico, e mica qualcuno ha il monopolio su di lui da questo punto di vista.
tu pensa e scrivi di lui quello che credi e lascia anche a me di fare altrettanto.
quanto alla pena che dovrebbe attendermi per avere esercitato il mio libero pensiero, per la verità non conosco pena peggiore di una vita ottusa.

2 pensieri riguardo “come Marco mistifica il filofemminismo di Jeshu (il santo divorzio cristiano, IV). wp 60 [61] – 5 marzo 2010 – 162

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