la cronologia evangelica di Papia (il santo divorzio cristiano e il sacramento del sesso, III). wp 55 [56] – 3 marzo 2010 – 155

wordpress mercoledì 3 marzo 2010 –  8:22

la lettura di questo post oppure capitolo non e` strettamente necessaria per chi e` interessato in particolare al tema del matrimonio nelle prime comunita` cristiane e puo` essere omessa in questo caso.

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rispetto alla ricostruzione cronologica sul tema dei passi evangelici sulla indissolubilità del matrimonio, attribuita a Jeshu, che ho presentato nel post precedente, mi si potrà facilmente obiettare che ho sinora parlato di una cronologia della costituzione dei vangeli completamente difforme da quella dominante, che li anticipa di 50-70 anni rispetto alla date prospettate da me, e mi si potranno chiedere le prove.

la prova principale della mia cronologia sta in quanto conosciamo dell’opera di Papia, il primo storico del cristianesimo, successivamente distrutta, dato che era poco compatibile con le ricostruzioni ufficiali, cioè con le bugie, che la Chiesa cominciò a diffondere sulla cronologia dei testi che vennero a costituire il canone cristiano, cioè il Nuovo Testamento.

Papia, che scrive nella prima metà del II secolo ed è morto si suppone verso il 140, elenca accuratamente – secondo i riassunti della sua opera che ci sono comunque arrivati – i vangeli esistenti ai suoi tempi, e non parla né del Vangelo secondo Matteo (o meglio, dice che era una semplice raccolta di detti, cioè lo identifica con la cosiddetta Fonte Q, probabilmente) né del Vangelo secondo Luca: è evidentemente quindi che essi si costituirono e diffusero solo dopo che lui aveva concluso la sua opera; il che li riporta alla metà del II secolo, ad essere generosi.

aggiungiamo che, se il Vangelo secondo Marco fosse stato scritto verso il 70 da questo seguace di Simone Pietro, come vuole la tradizione cristiana, ci risulterebbe difficile pensare da un punto di vista razionalista che esso possa contenere quella accurata descrizione della guerra giudaica, della distruzione di Gerusalemme e delle persecuzioni anticristiane che si ritrovano al cap. 13 sotto forma di profezia di Jeshu: tutti fatti avvenuti fra il 70 e il 100 d.C.

anche da un punto di vista non razionalistico, del resto, l’obiezione regge: ammettiamo che Jeshu avesse davvero dei poteri paranormali e fosse in grado di conoscere telepaticamente il futuro come un Nostradamus qualunque, e ammettiamo che avesse pur fatto qualche profezia su quello che stava per accadere; ma qualcuno saprebbe dirmi che interesse avrebbe avuto un autore vissuto prima di questi fatti a soffermarsi tanto analiticamente su una simile profezia e che interesse avrebbero avuto i suoi lettori ad ascoltarla?

no, anche chi è convinto che Jeshu abbia effettivamente previsto la distruzione di Gerusalemme ad opera dei romani ed il seguito, per quanto la catastrofe sia stata la diretta conseguenza dei comportamenti dissennati dei suoi seguaci, deve ammettere che questa sua profezia nel Vangelo secondo Marco è narrata dal punto di vista di chi questi fatti li aveva già vissuti e per dimostrare che erano stati previsti.

del resto se il Vangelo secondo Marco si intitola così e non semplicemente Vangelo di Marco c’è una sola spiegazione possibile: che esso apparve in un momento in cui il presunto suo punto di riferimento, Marco, era morto da tempo, e nessuno avrebbe potuto parlare di Vangelo scritto o dettato da Marco senza coprirsi di ridicolo: siamo al massimo alla fine del I secolo, non prima, ma personalmente ritengo più probabile che si possa arrivare anche più in là.

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e ulteriori indizi in questo senso vengono dai tempi necessari per quel processo di elaborazione che abbiamo sopra descritto: se il Vangelo secondo Matteo nella forma assunta oggi non può essere stato scritto che dopo il 140, è logico pensare che esso riprendesse e sviluppasse un testo ancora aperto, come quello del Vangelo secondo Marco, nato al massimo una generazione precedente.

mi dispiace per chi ha un bisogno tanto acuto di dimostrare l’antichità delle tradizioni evangeliche per dare solidità alle loro incerte testimonianze: ma i vangeli che possediamo nella forma che hanno oggi non risalgono a prima di un secolo dopo i fatti – tranne l’eccezione rappresentata dai Detti di Jeshu di Giuda il Gemello, l’unico testo evangelico esplicitamente attribuito ad un autore che non è niente di meno che il fratello gemello di Jeshu – e tranne il nucleo antico del Vangelo secondo Giovanni che si può tentare di disseppellire dal testo originario, pur se fra molte incertezze.

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ma ammettiamo pure che questa mia ricostruzione cronologica non sia attendibile, ammettiamo che la tesi che Judas, detto Tommaso, cioè “gemello” in ebraico, fosse gemello di qualcun altro, o che il soprannome fosse soltanto una pia metafora, anche se risulta da altre fonti evangeliche canoniche che Jeshu avesse un fratello di nome Judas, oltre ad uno di nome Simone e ad altri fratelli e sorelle: ammettiamo che si voglia tornare ad una cronologia più tradizionale.

l’analisi interna dei testi – condotta nel post precedente – non subisce modifiche; anche se fosse stata composta e inserita in un’epoca più antica, la dottrina cristiana sul matrimonio indissolubile non appartiene al nucleo originario del vangelo più antico tra quelli canonici, il Vangelo secondo Marco, ma è un inserimento successivo.

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nota 2019:

questa conclusione – parlo dell’ultimo capoverso – è sbagliata, dato che il nucleo fondamentale di quella dottrina si trovava comunque nella Fonte Q, che è invece certamente del I secolo.

rimane da accertare quanto vi fosse di autentico ed originario nella dottrina riportata da Marco, ma questo può essere realizzato soltanto con un confronto della fonte Q con gli altri testi più antichi delle origini cristiane:

l’Annuncio del Nuovo Regno, contenuto nel Vangelo secondo Giovanni, che non affronta affatto l’argomento, dato che presenta uno Jeshu tutto politico e non maestro di morale;

I detti di Jeshu trascritti da suo fratello gemello Judas il gemello, che presenta una immagine del matrimonio nella predicazione di Jeshu completamente diversa, come vedremo, ma non priva di qualche occasionale punto di contatto.

e infine – con qualche riserva – il nucleo originario del cosiddetto Vangelo di Filippo, che appare comunque un testo molto antico, una volta liberato dal mare di glosse e commenti gnostici che sono penetrati nel testo.

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commenti:

Fogli Luigi 22 agosto 2012 alle 9:09
Non sto affatto scuotendo la testa né sono sorpreso <<> con le possibilità enormi odierne di documentarsi e di finalmente poter PENSARE in proprio tutto ma proprio tutto viene messo in discussione e non solo nel campo Religioso.
Io che all’interno della Chiesa sono sempre stato considerato un ribelle un contestatore affermo che ormai ognuno di noi si sente in grado di fare da se e di dare ciascuno la propria interpretazione.
Sinceramente non so però a cosa porterà tutto questo se non saremo più supportati da punti principi basilari….
vedo una corsa all’anarchia che non dà nessuna certezza
Occorrerebbe secondo me una nuova grande Umiltà da parte di tutti a cominciare dal vertice Vaticano (che non lo farà mai!) che porti ad un dialogo alla pari ad una attualizzazione attenta e condivisa dei testi Sacri.
Luigi

bortocal 22 agosto 2012 alle 14:34
nonostante tutto, credo che una certa sorpresa sia non solo inevitabile, ma persino giusta.
ho fatto lontani studi di filologia classica, che ho presto abbandonato, e fino a che li ho seguiti mi sono occupato giusto della cultura e della filosofia greco-romane fra I e II secolo, senza mai dedicare una specifica attenzione al cristianesimo, se non di riflesso.
mi sono dedicato a qualche approfondimento del tema, rispolverando quel tanto di sapere metodologico della mia formazione, per la lettura di una recensione di un libro della Pagel sul “Quinto vangelo”, quello cosiddetto di Tommaso; seguì una scoperta di questo testo e una sorta di “innamoramento”: scoprire che Toma in ebraico significa “fratello gemello” e che il termine ritornava anche in un greco classico inequivocabile come aggettivo del nome del fratello di Jeshu, Judas, ha aperto interrogativi sconcertanti.
scoprivo la reticenza della Pagel, studiosa accademica attenta al suo buon nome, e incapace di affermare due semplici ed evidenti verità: che Jeshu aveva un fratello gemello Judas (conferme indirette anche da altre fonti storiche classiche) e che i Detti di Jeshu il Vivente, da lui raccolti, sono il testo evangelico in assoluto più antico, non il quinto, ma il primo vangelo.
e che accanto a questo vi è il secondo vangelo, quello di Filippo.
la più antica testimonianza sulla tradizione evangelica, quella di Papias, è diventata la mia stella polare e si è rivelata capace di dare una sistemazione finalmente logica e coerente ai problemi delle origini della tradizione cristiana.
so che ognuno si affeziona alle sue idee e il rischio di vedere certezze dove ci sono ipotesi, magari avventate, è forte.
tuttavia la mia aspirazione non è quella di lanciare narrazioni avventate e soggettive, ma di provare a riportare una razionalità storiografica dove domina la confusione creata dall’imperversare di tradizioni tarde e dettate da esigenze contingenti che non avevano come scopo di stabilire la verità dei fatti.
spero di riuscire presto a raccogliere in forma organica le membra disperse di alcuni anni di riflessioni abbastanza originali, mi pare, ma non nel senso dell’invenzione, bensì piuttosto in quello del restauro che libera l’originale dalle stratificazioni di troppe mani sovrapposte.
grazie del commento e anche di una eventuale ulteriore risposta.

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