come Luca sbugiarda Marco e Matteo (il santo divorzio cristiano e il sacramento del sesso, II). wp 53 – 2 marzo 2010 – 153

wordpress martedì 2 marzo 2010 – 8:28

II

esaminiamo ora un po’ meglio le due versioni dell’episodio in cui, nella redazione attuale dei testi, Jeshu proclama l’indissolubilità del matrimonio, in quanto istituzione di origine divina, e partiamo da quella del vangelo dall’origine più antica fra i due soli vangeli che la riportano:

Vangelo secondo Marco, 10
[1] Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano.
La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l’ammaestrava, come era solito fare.
[2] E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: “È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?”.
[3] Ma egli rispose loro: “Che cosa vi ha ordinato Mosè?”.
[4] Dissero:
“Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla”.
[5] Gesù disse loro: “Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma.
[6] Ma all’inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; [7] per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola.
[8] Sicché non sono più due, ma una sola carne.
[9] L’uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto”.
[10] Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento.
Ed egli disse:
[11] “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio contro di lei; [12] e se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio”.
[13] Gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.

. . .

osservando bene, nel passaggio dal paragrafo 12 al 13 si coglie una stranezza: non c’è connessione; la connessione si stabilisce invece come per un colpo di bacchetta magica se colleghiamo direttamente il paragrafo 1 con il paragrafo 13; in realtà anche nel passaggio tra il paragrafo 1 e il 2, a guardare bene, si coglie una discontinuità, ma è talmente leggera che può passare inosservata o essere considerata solo soggettiva; invece lo stacco fra il capoverso 12 e il 13 è netto e ben visibile.

proviamo a ristabilire l’unita` della narrazione:
[1] Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano.
La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l’ammaestrava, come era solito fare; [13] gli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li sgridavano.

di fronte a una caratteristica simile del testo non vi è dubbio possibile: la spiegazione va data secondo le regole generali della filologia e come in ogni altro caso simile, del resto piuttosto frequente in testi popolari, per esempio nelle diverse versioni del Romanzo di Alessandro, che nella stessa epoca (I e II secolo d. C.) subivano nella loro trasmissione manipolazioni simili, senza nessuna specifica motivazione teologica, ma per puro gusto della variazione.

conclusione: l’episodio della disputa sul matrimonio narrato nel Vangelo secondo Marco nei paragrafi 2-12 è un inserimento successivo entro una narrazione che non lo prevedeva.

e il passo aggiunto e` stato inserito proprio li` per un suggestivo accostamento al tema dei bambini, che peraltro aveva tutt’altro significato, come richiamo alla necessita` di recuperare una condizione originaria di assenza di condizionamenti e di liberta` interiore.

* * *

ma torniamo ora al Vangelo secondo Matteo, 19, che solitamente riprende e amplia il Vangelo secondo Marco:
[1] Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano.
[2] E lo seguì molta folla e colà egli guarì i malati.
[3] Allora gli si avvicinarono alcuni farisei per metterlo alla prova e gli chiesero: “È lecito ad un uomo ripudiare la propria moglie per qualsiasi motivo?”.
[4] Ed egli rispose: “Non avete letto che il Creatore da principio li creò maschio e femmina e disse: [5] Per questo l’uomo lascerà suo padre e sua madre e si unirà a sua moglie e i due saranno una carne sola? [6] Così che non sono più due, ma una carne sola. Quello dunque che Dio ha congiunto, l’uomo non lo separi”.
[7] Gli obiettarono: “Perché allora Mosè ha ordinato di darle l’atto di ripudio e mandarla via?”.
[8] Rispose loro Gesù: “Per la durezza del vostro cuore Mosè vi ha permesso di ripudiare le vostre mogli, ma da principio non fu così. [9] Perciò io vi dico:
Chiunque ripudia la propria moglie, se non in caso di concubinato, e ne sposa un’altra commette adulterio”.
[10] Gli dissero i discepoli: “Se questa è la condizione dell’uomo rispetto alla donna, non conviene sposarsi”.
[11] Egli rispose loro: “Non tutti possono capirlo, ma solo coloro ai quali è stato concesso. [12] Vi sono infatti eunuchi che sono nati così dal ventre della madre; ve ne sono alcuni che sono stati resi eunuchi dagli uomini, e vi sono altri che si sono fatti eunuchi per il regno dei cieli. Chi può capire, capisca”.
[13] Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano.

nel Vangelo secondo Matteo il collegamento fra le due diverse parti è realizzato con perizia tecnica molto maggiore, ed è praticamente invisibile; se noi possedessimo solo questo Vangelo difficilmente ci verrebbe in mente che la disputa sul matrimonio sia un inserimento su un corpo preesistente: i passaggi sono meglio curati e tutta la narrazione scorre senza scosse.

eppure se applichiamo alla narrazione lo stesso trattamento usato sopra al Vangelo secondo Matteo, ecco il risultato:
[1] Terminati questi discorsi, Gesù partì dalla Galilea e andò nel territorio della Giudea, al di là del Giordano.
[2] E lo seguì molta folla e colà egli guarì i malati.
[13] Allora gli furono portati dei bambini perché imponesse loro le mani e pregasse; ma i discepoli li sgridavano.

nessun dubbio neppure qui! anche nel Vangelo secondo Matteo la disputa sul matrimonio è un inserimento successivo che spezza la continuità del discorso: Jeshu predica, guarisce la folla, e, in stretta connessione con queste sue azioni taumaturgiche, la gente del popolo gli porta dei bambini da benedire per proteggerli dalle malattie.

. . .

che cosa c’entra la disputa sul matrimonio in questo contesto?

si può dire che essa, nata a parte, al di fuori delle narrazioni originarie dei due vangeli, doveva pur essere collocata da qualche parte; e il riferimento ai bambini la attirò proprio qui: dato che si parla di matrimonio vi è una relazione coi bambini che del matrimonio sono il frutto: non si trovò altro punto dei vangeli dove metterla.

il riferimento ai Detti di Jeshu di Giuda il Gemello ci darà altri indizi, ma non anticipiamo troppo i tempi.

accontentiamoci per ora di questo risultato piuttosto straordinario: la disputa di Jeshu con i farisei sul matrimonio non appartiene al nucleo narrativo originario dei vangeli secondo Marco e Matteo, almeno nella posizione attuale.

* * *

la prova definitiva ce la dà il Vangelo secondo Luca, che è stato costruito (nella seconda metà del II secolo, secondo la mia ricostruzione cronologica) fondendo fra loro il nucleo narrativo originario del Vangelo secondo Marco con la cosiddetta fonte Q, cioè un vangelo, poi perduto, che consisteva principalmente di una raccolta di detti di Jeshu diversa e contrapposta a quella di Giuda il Gemello.

nel Vangelo secondo Luca abbiamo al Cap. 9 la narrazione della trasfigurazione, dell’epilettico guarito e la predizione del suo martirio (che in Marco precedono immediatamente la disputa con i farisei sul matrimonio e l’episodio della benedizione ai bambini); ma nel Vangelo secondo Luca la benedizione dei bambini avviene soltanto al Cap. 18 ed è seguita dagli stessi ulteriori riferimenti degli altri due vangeli: la parabola del giovane ricco e una seconda profezia del proprio martirio: tutta la parte intermedia fra i Capp. 9 e 18 è occupata nel Vangelo secondo Luca da diversi riferimenti a detti, parabole e ad altri episodi, pur sempre nel contesto narrativo di una marcia verso Gerusalemme, che anche qui comincia subito dopo la trasfigurazione e gli episodi connessi (Cap. 10, 51).

in questa narrazione, ritroviamo il filo originario della narrazione del Vangelo secondo Marco, che fungeva da traccia al nuovo autore, ma – se noi espungiamo mentalmente tutti i capitoli intermedi, inseriti evidentemente desumendoli dalla fonte Q e colleghiamo direttamente queste due parti, ritornando così al testo base che l’autore utilizzava per la stesura del suo vangelo – non troviamo nessuna traccia della disputa con i farisei sul matrimonio.

. . .

questo significa due cose:
la prima, ovvia, è che Luca leggeva ancora un Vangelo secondo Marco nel quale la disputa sul matrimonio non era stata ancora inserita,
ma la seconda strettamente consequenziale è che, dato che il Vangelo secondo Luca fu scritto (secondo me) quasi alla metà del II secolo, l’inserimento nei due vangeli secondo Marco e secondo Luca di questa disputa è successivo alla meta` del II secolo.

ovviamente chi non accetta la cronologia prospettata da me, trasferisca pure mentalmente questi rapporti cronologici nella seconda meta del I secolo, anziche` nella prima del II, ma la relazione cronologica interna fra i testi non cambia.

. . .

per non dire poi che le tesi degli interlocutori – nei due vangeli che riportano questa disputa, cioè Marco e Matteo, – sono esattamente scambiate fra loro:
in Marco Jeshu afferma che la legge di Mosè impone di ripudiare una moglie che ha un comportamento immorale e i farisei sostengono invece che lo consente, cioè Jeshu sostiene una morale di tipo integralistico che si oppone ad una morale lassista farisaica;
in Matteo (a sorpresa, dato che normalmente Matteo è un rigorista) è esattamente il contrario: sono i farisei a sostenere che il ripudio è obbligatorio, e quindi ad essere rigoristi, e Jeshu a dire che esso è soltanto consentito, cioè a proporre una morale più indulgente.

e basterebbe questo a dimostrare l’inserimento tardivo nel corpo di entrambi i vangeli, dato che normalmente avviene il contrario: Marco è più vicino al mondo greco ed interpreta la figura di Jeshu in modo più aperto di Matteo, che ne fa volentieri una specie di chiuso integralista ebreo.

. . .

conclusione: la dottrina cristiana sul matrimonio attribuita a Jeshu nei vangeli secondo Marco e secondo Matteo è stata inserita nei due vangeli, dopo la loro prima stesura, da gruppi cristiani in polemica fra loro sulla morale matrimoniale, tanto da sostenere al riguardo tesi opposte e, secondo me, si è costituita non prima della seconda metà del II secolo dopo Cristo.

e scusate se è poco.

e resta una vera bomba, anche se non si accetta la mia cronologia e ci si riporta comunque alla seconda meta` del I secolo, secondo la cronologia tradizionale: in ogni caso questa dottrina sul matrimonio fu inserita nel testo dei vangeli secondo Marco e secondo Matteo DOPO la composizione del Vangelo secondo Luca.

(continua qui: 56-il-santo-divorzio-cristiano-iii)

. . .

nota 2019:

manca ogni accenno al riferimento che comunque anche il Vangelo secondo Luca fa al tema della morale matrimoniale, in 16,18:
18 Chiunque ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio; chi sposa una donna ripudiata dal marito, commette adulterio.

la contemporanea presenza di questa frase in Luca e in Matteo fa pensare che essa appartenesse alla cosiddetta fonte Q, cioè ad un testo del I secolo sulla predicazione di Jeshu, quello che Papias chiama il Vangelo secondo Matteo; e così, almeno, la pensa James M. Robinson, Jesus und die Suche nach del urspruenglichen Evagelium, Goettingen, 2007

il passo qui analizzato, 5, 31-32  appartiene ad una sequenza, il cosiddetto Discorso della montagna, nella quale si riprendono diverse affermazioni attribuite a Jeshu presumibilmente dalla stessa fonte, per ampliarle o contestualizzarle meglio, ma in realtà anche per reinterpretarle e a volte correggerle nel Vangelo secondo Matteo.

solo la versione del passo successivo ripercorre la stessa sequenza narrativa del Vangelo secondo Marco; quindi pare che il redattore del Vangelo secondo Matteo sia tornato due volte sullo stesso argomento (fatto quasi unico) perché l’ha ritrovato effettivamente due volte: la prima nella Fonte Q, e ha riportato il testo nel contesto in cui appariva lì, e la seconda nel Vangelo secondo Marco, non più come frase staccata da inserire in quel Discorso immaginario, ma in contesto narrativo più complesso; e lo ha riportato due volte, quasi senza accorgersi che ritornava per la seconda volta sullo stesso argomento.

riassumendo questo punto straordinariamente complesso: Luca combina Marco con la fonte Q, ma nel Marco che utilizza non trova nulla dell’episodio narrativo che pure adesso c’è, e dunque inserisce soltanto la frase staccata che trova in Q; Matteo deriva da Marco e da Q, e trova l’episodio due volte, come frase staccata in Q, e come spunto di una narrazione più estesa in Marco; dunque davvero Matteo utilizza una versione di Marco non ampliata e dunque presumibilmente successiva a quella che utilizzava Luca.

questo conferma la tesi illustrata qui dell’inserimento tardivo del racconto della disputa sul matrimonio con i farisei nel Vangelo secondo Marco, ma fa anche supporre che la versione di Matteo che abbiamo sia successiva al Vangelo secondo Luca.

avremmo dunque la seguente sequenza cronologica:
fonte Q
Marco originario, senza riferimento al matrimonio
Luca
Marco interpolato con la disputa sul matrimonio con i farisei
Matteo

questa successione è fondamentale per capire il rapporto fra le diverse versioni di questa morale attribuita a Jeshu, che sono comunque palesemente diverse fra loro. 

quindi la trattazione di qui sopra non è chiara né completa, anche perché manca l’analisi del rapporto tra le due versioni dello stesso episodio che dà il Vangelo secondo Matteo, nel passo qui analizzato, 5, 31-32 – che appartiene ad una sequenza nella quale si riprendono diverse affermazioni attribuite a Jeshu presumibilmente dalla stessa fonte – e in quello successivo 19, 3-12, dove invece Matteo corregge il Marco interpolato.

l’analisi viene fatta più avanti, ma andava indubbiamente fatta qui, subito. 

in ogni caso, quindi, l’affermazione che questa dottrina matrimoniale attribuita a Jeshu risale soltanto al secondo secolo è indubbiamente sbagliata, visto che almeno la sua affermazione centrale appare molto più antica, e l’intera questione andrebbe riesaminata radicalmente.

questo errore inficia in modo sostanziale alcuni passaggi nel resto della trattazione nei post successivi, come del resto metterò in evidenza ripubblicandoli.

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