la bancarotta dell’euro è vicina? wp 50 – 28 febbraio 2010 – 147

wordpress domenica 28 febbraio 2010 – 22:03

la stampa europea per ovvi motivi non sta dando molto rilievo alla critica situazione in cui è venuto a trovarsi l’euro; aldilà delle bubbole sulla libera stampa, i giornali sono l’espressione e anzi uno dei principali strumenti di potere della oligarchia che ci governa e quindi perché dovrebbero parlarci con tutta l’attenzione che merita della situazione molto pericolosa in cui versa questo potere oligarchico?

tuttavia qualcosa filtra lo stesso: niente che possa davvero impensierire, il cosiddetto potere alternativo dei blog o di dei social network è un’altra delle favole a cui ci è capitato da credere e che non valgono nulla: la rete vanifica il suo potere potenzialmente immenso entro la stessa molteplicità discorde delle sue voci.

l’articolo di qualche giorno fa di Ennio Carretto sul Corriere è una lodevole eccezione: ma chi glielo fa fare al Carretto di riportare le notizie del Wall Street Journal che, essendo l’espressione dell’oligarchia statunitense, ha evidentemente un minore interesse a tenere nascosta la notizia, anzi semmai a darle una certa risonanza?

Le più grandi banche americane e i più grandi hedge funds, fondi d’investimento ad alto rischio, hanno sferrato un massiccio attacco all’euro.

l’obiettivo è di causarne una svalutazione del 33% e di portarlo alla parità col dollaro.

pochi ricordano che l’euro, quando apparve, aveva un valore inferiore al dollaro e che nei primi mesi scese addirittura ad un valore di 0,80 dollari, per poi salire progressivamente fino ad un valore quasi doppio, in rapporto al dollaro, di 1,51 dollari per euro.

un euro che valesse quanto un dollaro darebbe un duro colpo all’economia americana, togliendole il vantaggio nelle esportazioni dato da un dollaro così svalutato, ma nello stesso ridimensionerebbe l’euro come seconda moneta di riserva mondiale e gli toglierebbe d’un colpo solo ogni aspirazione a diventare la moneta di riferimento, ridimensionando la centralità del dollaro.

(tutto questo sembra peraltro continuare a sottovalutare la potenza economica cinese: la rivalutazione della cui moneta è già iniziata; da Pechino, dove studia, mia figlia si lamenta del costo rapidamente crescente della vita per lei studentessa europea chiusa nella tenaglia data dalla svalutazione strisciante dell’euro e dalla contemporanea rivalutazione del renminbi).

twenty-yuan

* * *

secondo gli speculatori americani è oramai certo il dissesto della Grecia, l’unico paese già ammesso a suo tempo all’area euro per motivi politici e senza rispettarne le condizioni richieste: in queste ore il governo greco ha rinunciato a tentare di collocare nuove obbligazioni sul mercato, certo di non riuscire a trovare acquirenti; saranno gli stati europei direttamente a farsi carico del debito greco, indebolendosi in questo modo a loro volta.

il problema maggiore non è rappresentato tuttavia da Grecia o Portogallo o Irlanda: si tratta di difficoltà minori; il vero rischio è rappresentato da un collasso della Spagna o dell’Italia, stati che hanno un ruolo ben più centrale nella economia europea.

* * *

non capisco bene gli aspetti tecnici di questa speculazione, che vede al centro di nuovo il banchiere Soros, già protagonista della svalutazione della sterlina nel 1992, che gli procurò un guadagno di un miliardo di dollari.

in questo momento la banca centrale americana sta conducendo una forte azione di contrasto di questa manovra che ha portato all’acquisto di 85 miliardi di titoli assicurativi contro la bancarotta della Grecia, che in caso di fallimento del paese aumenteranno notevolmente il loro valore, e da Soros si è dissociato Paulson, un suo concorrente.

quanto potrà reggere questa azione di contrasto non è dato a nessuno immaginarlo.

. . .

all’uomo della strada come me non rimane che sorridere amaramente pensando che alcune delle principali potenze della finanza occidentale lavorano attivamente per mandarci in rovina e, a me sembrerebbe anche per segare il ramo su cui stanno appollaiati come avvoltoi.

ma deve trattarsi di un’altra delle meraviglie del capitalismo, il sistema che come assicuravano i suoi primi teorici, gli economisti classici del Settecento, garantisce la felicità universale attraverso l’egoismo individuale.

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