Buddha, Epikoúros, Jeshu. canonicismo. bortocal 4 – 13 febbraio 2010 – 96

Saturday, 13. Feb, 2010 – 13:14:57

http://canonicismo.wordpress.com/2010/02/07/viaggi-di-apprendimento/

Il pensiero di Eraclito appare praticamente identico a quello di Krishna, mentre il pensiero di Epicuro appare praticamente identico a quello di Buddha.
Come è possibile?
Da un lato, possiamo pensare che l’animo umano ha alcune caratteristiche comuni in qualsiasi civiltà e che quindi è possibile che alcuni uomini di diverse civiltà siano giunti sugli stessi percorsi spirituali indipendentemente gli uni dagli altri, progredendo rispetto al resto della cultura popolare di cui ognuno di loro aveva fatto parte fino a quel momento.
D’altra parte, sia Krishna che Buddha erano già vissuti e morti prima che Eraclito ed Epicuro iniziassero la loro indagine filosofica, avevano lasciato testi scritti e soprattutto ciascuno dei due aveva lasciato centinaia di milioni di discepoli viventi contemporaneamente ad Eraclito e poi ad Epicuro, anche se in una regione del pianeta molto lontana dalla loro.
Tuttavia, sappiamo che alcuni filosofi greci viaggiarono e si istruirono all’estero.
Possiamo quindi immaginare che attraverso una lunga serie di passaggi da un occultista all’altro, la saggezza indiana possa essere arrivata fino ad alcuni dei filosofi greci, anche se non possiamo sapere esattamente attraverso quali vie.

bortocal febbraio 13, 2010 alle 11:42
nei miei studi universitari di filologia classica e filosofia antica andai ad incontrarmi proprio su questo problema, sia pure da un punto di vista molto parziale, come era quello della filosofia cinica.
mi occupai allora di testi che dimostravano (così come le monete greche e romane che sono state a più riprese ritrovate in India) che le relazioni fra mondo greco e conseguentemente romano e mondo indiano furono abbastanza strette, in particolare, come è ovvio, nell’età ellenistica.
la figura di Alessandro Magno è assolutamente centrale e il suo tentativo, poi abbandonato per il rifiuto dei soldati, di impadronirsi dell’India, fu centrale per stabilire delle relazioni culturali fra le monarchie ellenistiche e l’India.
la mia tesi di laurea si intitolò “Alessandro e i bramini” e si occupava in particolare di un papiro che riporta una pseudo-lettera dei bramini ad Alessandro Magno: un confronto fra due culture e due immagini del mondo.
che Epicuro solo qualche anno dopo l’impresa di Alessandro Magno possa essere venuto a conoscenza del pensiero di Buddha è direi quasi certo; mi fa piacere che tu riscontri la profonda vicinanza per alcuni punti delle concezioni di questi due filosofi, perché questa è anche la mia convinzione, che avevo già accennato nei miei blog: ma ovviamente non mi risulta che questa tesi sia mai stata presa in considerazione sul piano accademico, dato il vigoroso eurocentrismo che domina le nostre università e la scarsa disponibilità ad ammettere che il pensiero indiano possa essere risultato e sia molto più ricco e multiforme di quello europeo e possa avere rappresentato un modello.
i contatti fra il Mediterraneo e l’India continuarono ovviamente per secoli anche dopo Alessandro e poiché la ricostituzione di un forte impero persiano finì col rappresentare una specie di forte blocco ed ostacolo, via terra, si svilupparono sopratutto via mare lungo la rotta del Mar Rosso, con l’Etiopia a far da ponte fra le due culture.
il Kerala, la meta del mio ultimo viaggio in India di dicembre (vedi i miei numerosi video su You Tube), divenne così la principale porta di accesso della civiltà europea all’India: e proprio in Kerala, vicino a Thrissur, a nord di Cochin, sbarcò anche Judas (Tommaso), il gemello di Jeshu, a fondare una comunità di seguaci del fratello già nel I secolo.
l’opera di Giuda il Gemello (Le parole di Jeshu), riscoperta in Egitto negli anni Quaranta e nota come il Vangelo di Tommaso, rivela del resto di nuovo una sorprendente affinità tra il pensiero di Jeshu, nella sua versione originaria che noi oggi conosciamo in Europa sotto la definizione di gnosticismo, e le filosofie indiane.
in particolare è perfino possibile che l’immortalità che Jeshu assicurava ai suoi seguaci attraverso riti magici, chiaramente documentati, avesse a che fare con teorie della reincarnazione, e solo più tardi sia stata adattata alle filosofie di origine platonica della immortalità dell’anima.
sarebbe molto interessante un esame in questa chiave del pensiero originario di Jeshu – che secondo le profezie doveva realizzare un regno ebraico universalistico, e quindi essere aperto alle diverse culture per proporre una reinterpretazione dell’ebraismo come sintesi culturale aperta anche alle filosofie indiane
potremmo trovare improvvisamente un significato molto […] del rito dell’eucarestia: “questo è il mio corpo e questo è il mio sangue” possono essere la pietra fondante di una visione vitalistica che stabilisce un ponte fra mondo umano e natura, che si trovano a condividere una divinità di origine: definire il vino come proprio sangue e il pane come proprio corpo può alludere ad una teoria della reincarnazione dopo la morte.
che questa non debba essere considerata pregiudizialmente fantascienza lo dimostra la sinagoga ebraica di Cochin, fondata alcuni secoli prima della vicenda di Jeshu e tuttora funzionante.
è evidente che se alle porte occidentali dell’India, nel porto in cui si concentravano i traffici col Mediterraneo ci stava una comunità ebraica, questa manteneva dei contatti con la madrepatria e dunque una conoscenza del pensiero indiano anche nel mondo ebraico è assolutamente plausibile, per non dire certa.
Buddha dunque porta ad Epicuro, ma certamente porta anche ad Jeshu, il rabbi.

canonicismo febbraio 13, 2010 alle 12:51 pm
Benissimo per Epicuro e Gesù. Ma prima di Alessandro la cosa risulta molto più difficile da spiegare.
Tra l’altro non si tratterebbe solo di Eraclito: anche Pitagora e Socrate sembravano credere in un concetto di reincarnazione bizzarramente simile a quello indiano.
Io comunque credo più facile ipotizzare già allora qualche contatto, seppure mirabolante, piuttosto che la semplice coincidenza.
Tra l’altro ci sono alcune frasi della Bagavad Ghita che coincidono strettamente con il Vangelo di Giovanni: oltre al concetto di logos incarnato, abbiamo frasi come ”rimanete in me e io in voi”.
Da ultimo, so che a te sta antipatico, ma anche Paolo con quella sua teoria di Dio che sacrifica sé stesso a sé stesso per conquistare l’energia che senza quella mossa lo stesso Dio non avrebbe avuto… viene diretta dall’Induismo.
E quando Paolo parla di necessità e giustificazione, sembra riecheggiare perfettamente il pensiero di Anassimandro, secondo cui, quando viene commessa una ”ingiustizia” nel cosmo, cioè un’alterazione della armonia cosmica, qualcuno deve pagare per rimettere le cose a posto, non importa chi.
A me del resto sembra che tutta la filosofia greca, da Talete fino almeno ad Epicuro, abbia una straordinaria compattezza e vicinanza di pensiero tra un filosofo e l’altro, contrariamente a quello che si studia di solito a scuola in cui si enfatizzano di più le differenze. In particolare, non vedo tanta differenza fra Parmenide e Eraclito: tradizionalmente si dice che il primo enfatizzava l’uno ed Eraclito il molteplice, ma a me sembra che al contrario Eraclito parlasse della necessità di riconoscere l’uno dietro l’apparenza del molteplice.
Eccomi dunque giunto a Parmenide: quando Krishna dice che malgrado le multiformi apparenze e contingenze delle reincarnazioni queste non sono che illusioni, e che in realtà dietro a tutte non ci sta altro se non un Sé unitario, immutabile e omogeneo, come si fa a non sentire Parmenide?
E la catalogazione della materia in terra, aria, acqua e fuoco pure la si ritrova tal quale nella Bagavad Ghita insieme all’etere (anche lui presente nella filosofia greca).
Da ultimo potrei citare il mito del tallone di Achille, anch’esso presente nella storia della morte di Krishna.
Vado infine nell’ambito della pura congettura su di un altro particolare ‘’strano”: in tantissimi testi del Nuovo Testamento e della letteratura cristiana successiva si continua a parlare di sacrificio di Gesù ”appeso ad un albero”, mentre la croce, pur essendo fatta di legno, non era esattamene un albero e la crocifissione non era affatto un’impiccagione.
Sapendo che Krishna morì invece, lui sì, nella leggenda appeso ad un albero, chissà che non ci fosse qualche testo profetico che aveva fatto da intermediario tra i due.
Ora poi mi vengono in mente i pastori presenti alla nascita di Krishna e l’ordine di ucciderlo bambino, da cui si salva miracolosamente, che ritroviamo in Mosè… più tutti i simboli legati al Sole.
Ce n’è abbastanza per restare sconcertati.
Come al solito ho mescolato tutto alla rinfusa, ma insomma, io lancio sempre tutto e dopo magari qualcosa di vero qua e là vi si trova davvero…
Ritornando a Buddha, in realtà rileggendo meglio la Bagavad Ghita sarei tentato di pensare che in realtà Buddha abbia inventato poco o niente e che il nucleo fondamentale del Buddhismo, distacco e azione impegnata, benevola ed ossequiosa al senso del dovere pur nel distacco emotivo, fosse già presente nell’Induismo ben prima di Buddha.
In questo senso, Epicuro mi sembra quasi che abbia fatto dei passi indietro rispetto a Buddha perché per Epicuro doveva esserci comunque la preoccupazione almeno di soddisfare i bisogni necessari per la sopravvivenza, mentre su tutti gli altri sembrava consigliare la rinuncia anche pratica, invece che l’impegno pratico nel distacco emotivo.
Tutto questo mi porta ad identificare nella Bagavad Ghita un momento fondamentale, rispetto al quale molti di quelli che sono venuti dopo sono riusciti al più a riecheggiarne degli aspetti ma senza riuscire neanche lontanamente ad eguagliarla.
La stessa massoneria a me sembra una semplice penetrazione di elementi filosofici di origine indiana in un ambiente, come quello europeo dominato dall’inquisizione, in cui solo la segretezza ne permetteva il passaggio da una persona all’altra.
Quanto alle differenze teologiche fra Induismo e Zoroastrismo, devo ammettere che si tratta nella maggior parte dei casi di differenze legate ai nomi (Deva e Asura) ben più che ai concetti che invece risultano straordinariamente simili tra queste due religioni per il resto quasi gemelle anche nella loro origine comune.
Sia i popoli iranici che quasi tutti quelli europei erano probabilmente provenienti dall’India settentrionale ed anche le loro basi linguistiche sono le stesse.
Quanto agli Harekrishna oggi disseminati in alcune città europee, si tratta indubbiamente di una setta che tende a portare le persone sulle strade per cercare di vendere opuscoli e gadgets ai passanti in cambio di una ciotola di riso in bianco ed estenuanti pratiche di ripetizione giornaliera, pochissime ore di sonno alla settimana e tante altre fatiche controproducenti.

bortocal febbraio 14, 2010 alle 6:25 pm
beh, ti ringrazio di questa risposta, che però ho scoperto solo per caso ripassando sul tuo sito, perché non mi era stata notificata.
mi sembra di essere tornato all’inizio della nostra conoscenza sul blog, quando cominciammo a parlare proprio di tematiche molto simili a queste.
mi fa piacere che anche tu ora ponga attenzione ai contatti storici documentati fra India e monarchie ellenistiche: ricordo, per averlo appena ritrovato nel web, che il filosofo “Pirrone, al seguito di Alessandro Magno, incontrò dei saggi indiani (e dei Magi) e in particolare Calano, che volontariamente si diede la morte sopportando impassibilmente le fiamme del rogo. Queste esperienze devono averlo indotto a credere nella irrealtà del mondo e nella possibilità di porsi al di sopra delle cose al punto di ignorarle”.
ci sono stati contatti precedenti? qui non si può non pensare alla comune origine indoeuropea delle due culture (la cui culla mi pare però fosse l’Asia Centrale e non l’India settentrionale).
vi è una corrispondenza impressionante fra le caste indiane e la teoria sociale di Platone; un influsso indiano sulla cultura greca delle origini mi sembra innegabile, anche se facciamo fatica a connettere queste influenze ai dati storici: ricordo tuttavia che le città greche dell’Egeo orientale erano parte dell’impero persiano fine alle guerre omonime e che l’impero persiano si estendeva fino all’India: ecco un periodo storico in cui la civiltà iraniana agì da ponte con una Grecia persianizzata e non da ostacolo, come al tempo dell’impero romano.
di quel che dici non tutto mi convince, come sempre: non si deve esagerare neppure nel senso opposto vedendo in ogni coincidenza la prova di un contatto; occorre misurare caso per caso il peso delle coincidenze, una parte delle quali può effettivamente avere comuni radici più antropologiche che storiche; però il tempo e la concentrazione in questo momento mi mancano per dire di più.

canonicismo February 17, 2010 at 8:44 am
Grazie! Anch’io all’inizio non pensavo che la civiltà indoeuropea venisse proprio dall’India, ma proprio questa è la tesi più accreditata su wikipedia da circa 2 anni.
Sulle comuni origini, si può ritrovare qualche traccia nella leggenda delle tre Parche, una che segna l’inizio, una la continuazione e una la morte del filo della vita di ogni uomo e che rappresentando il fato sono più importanti anche del re degli dèi.
Le ritroviamo un po’ in tutte le culture indoeuropee, tra cui quelle baltiche e quelle balcaniche.
Non avevo pensato che le comuni origini potessero riguardare anche i filosofi, perché finora avevo sempre pensato che quei filosofi dicessero cose molte diverse rispetto alla cultura del popolo in cui vivevano.
Il fatto è che noi non sappiamo molto su ciò che stava dietro a tali filosofi, che ci appaiono quindi un po’ come delle isole.
Chissà?
Comunque l’ipotesi la terrò presente! Hehehe!
Salutasso!

bortocal febbraio 17, 2010 alle 6:54 pm
sono andato a riguardarmi la voce indoeuropei su wikipedia per aggiornare la mia cultura a riguardo del loro territorio d’origine, ma non mi pare affatto che dica quello che dici tu, anzi, la tesi tradizionale è ribadita con una ricca documentazione, ma dimmi dove sbaglio.
quanto ai filosofi dire che sono giusto coloro che, sforzandosi di dire qualcosa di originale, finiscono per consolidare senza saperlo proprio i concetti portanti della cultura cui appartengono.

canonicismo febbraio 17, 2010 alle 7:42 pm
La mia fonte era Elst 2008.
Di più non ricordo altro.
Ricordo che in quel periodo avrei fatto carte false pur di riuscire a dimostrare che gli Indoeuropei vennero dall’Ucraìna, ma che di fronte all’evidenza dei fatti ero stato portato ad arrendermi.
Del resto penso nessuno lo sappia con certezza.
Bella quella dei filosofi hahaha!

bortocal febbraio 18, 2010 alle 4:14
ho trovato adesso qualche traccia di questo studioso fiammingo della cultura indiana e della sua tesi che rifiuta la teoria di una invasione ariana dell’India, a sostegno dei movimenti nazionalisti hindu dell’India.
aldilà di questa strumentalizzazione della ricerca alle esigenze del momento, la sua critica alla teoria tradizionale vista come un effetto del razzismo degli europei verso l’India è certamente fondata, ma non mi pare – ad uno sguardo molto superficiale, devo ammetterlo – che questo sia sufficiente a darle attendibilità, né che abbia fatto presa, date le molte evidenze contrarie, tanto è vero che l’articolo di wikipedia sugli indoeuropei accenna appena alla sue tesi e la teoria dominante, in quanto più fondata, è quella tradizionale: http://it.wikipedia.org/wiki/Teoria_kurganica.
in altre parole può succedere che dei fatti siano […], è certamente utile dimostrare questo cattivo utilizzo dei fatti, ma questo ovviamente non basta a smentire i fatti – che sembra restino ampiamente a favore della tesi tradizionale dell’origine degli indoeuropei dall’Asia Centrale (un’altra ipotesi alternativa recente li fa provenire dall’Anatolia).
ovviamente su questi fatti, come sulla maggior parte dei fatti storici, è difficile raggiungere delle certezze assolute, però è curioso il tuo modo di pensare, che traspare anche qui: che siccome non ci sono certezze assolute, allora ognuno può dire quel che gli pare.
non vi sono certezze assolute, ma ci sono attendibilità relative ben diverse fra loro.
ti ringrazio comunque di avermi fatto conoscere queste evoluzioni recenti della ricerca che non mi erano note.

canonicismo February 7, 2010 at 8:44 am
E’ vero, infatti era dal 2008 che non ero più passato da quella pagina e adesso è decisamente ritornare come era prima.
Adesso infatti ritrovo Gimbutas, kurgan, Ucraìna sudorientale-Donetsk.
Correggo sùbito la relativa voce nel mio cervello e ti ringrazio perché oltretutto era proprio quello che volevo dimostrare all’inizio e a cui all’epoca avevo rinunciato abbastanza a malincuore!!!

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