wordpress giovedì 28 gennaio 2010 – 8:22
sono veramente stufo di una Giornata della Memoria che prima di tutto dimentica che cosa vuol dire sionista, che cosa vuol dire semita, che cosa vuol dire ebreo.
fuori tempo massimo (per superlavoro) dico a me stesso la mia sulla Giornata della Memoria, istituzione sacrosanta, ma oramai stravolta in modo irrimediabile grazie alla somma di due errori logici che la trasformano, ahimè, in una occasione di smaccata propaganda a favore dell’integralismo dello stato di Israele.
e, considerato il modo (giusto in sé) in cui viene trattato l’integralismo islamico, la disparità di trattamento è evidente e tale da incancrenire di per se stessa i rapporti fra il mondo islamico e l’Occidente.
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il primo errore logico è di identificare l’antisionismo con l’antisemitismo, come se fossero due sinonimi.
il sionismo è un movimento politico, come il fascismo, il comunismo, il liberalismo: non fu alieno dall’uso di metodi terroristici e rivendicò e realizzò uno stato nazionale ebraico, per ragione religiose ed ideologiche tipiche di fanatici integralisti, proprio nella Palestina degli arabi, cacciando questi dalla loro terra.
ognuno in democrazia ha diritto di essere antisionista senza essere demonizzato, così come si può essere anticomunisti e si può e si deve essere antifascisti: il sionismo fu un movimento di estrema destra, anche se poi fu appoggiato anche da Stalin e di conseguenza dalla sinistra che seguiva Stalin, e ha lasciato il suo marchio indelebile sullo stato ebraico fondato nel 1948.
il fatto che il sionismo sia stato appoggiato da Stalin, tiranno sanguinario ben più vicino per molti aspetti alle dittature fasciste, con le quali provò ad accordarsi nel 1939, che alle democrazie occidentali, non è sufficiente a cambiare la natura del sionismo, nazionalismo fra i nazionalismi del primo Novecento.
essere antisionisti significa considerare la fondazione dello stato di Israele in Palestina un grave errore storico da correggere: personalmente sono un antisionista anche io, credo che la fondazione dello stato di Israele, perdipiù proprio in Palestina, sia stato un tragico errore prima di tutto per gli ebrei stessi e abbia messo in evidenza il lato peggiore della loro storia, e non credo neppure, razionalmente, che lo stato di Israele abbia un respiro storico capace di farlo sopravvivere a lungo.
non sono in buona compagnia, lo so, perché anche Bin Laden e il dittatore integralista dell’Iran sono antisionisti, ma si può essere antisionisti in modo diverso o no? esattamente come si può essere anticomunisti o antifascisti in modi diversi, che addirittura poco hanno a che fare fra loro.
un conto è l’antisionismo che nasce da un generale antinazionalismo, un conto è l’antisemitismo di chi è fanatico alla stessa maniera dei sionisti e li vede solo come concorrenti interni.
* * *
ma allora col mio antisionismo voglio dire che gli ebrei sono l’unico popolo al mondo che non doveva avere un proprio stato?
senza entrare troppo a fondo nel tema, che esigerebbe troppo lunghi discorsi, osservo:
1) ce ne sono di popoli al mondo che sono impediti di costituirsi in stato: i curdi, i baschi, i Tamil dello Sri Lanka, il Tibet, ecco i primi esempi che mi vengono in mente.
il mondo ha assistito indifferente al massacro recente di decine di migliaia di persone nel nord dell’isola che una volta si chiamava Ceylon, per porre termine alla lotta pluridecennale dei Tamil per l’indipendenza, però si commuove per la battaglia per l’indipendenza o almeno l’autonomia del Tibet guidata dal Dalai Lama.
2) gli ebrei peraltro, a differenza di tutti gli altri esempi fatti al punto precedente, cent’anni fa difficilmente si potevano definire un popolo, ma erano una semplice minoranza religiosa: perché vi sia un popolo occorre non solo un’identità, ma un’unica lingua e un territorio omogeneo (secondo me) e queste condizioni mancavano.
chi ha definito “razza” la religione ebraica è stato Hitler, prima di lui nessuno si era mai sognato di usare questa definizione scientificamente demenziale mettendo assieme le storie di gruppi umani dalla genealogia eterogenea che non avevano in comune altro che le convinzioni religiose e i riti.
quindi Israele, secondo questa mia analisi, non è stata affatto un popolo che ha conquistato l’indipendenza come l’Italia, ma un secolo dopo, o come l’enorme federazione di popoli dell’India un anno prima dello stato ebraico, ma è stata una religione che si è fatta stato e solo dopo è diventata popolo, cioè una moderna teocrazia.
sono contrario alle teocrazie, ma credo che questa definizione del mio atteggiamento sia troppo soft: diciamo pure che le odio senza distinzione, trovo insopportabile anche per due brevi momenti di conoscenza diretta perfino la teocrazia buddista dello Sri Lanka, non parliamo di quelle islamiche o della fortunatamente combattuta teocrazia cattolica, non vedo perché dovrei fare eccezione per uno stato che si è costituito sul presupposto che chi crede alla Torah, alla bibbia ebraica, sia per ciò stesso autorizzato a considerarsi prediletto da Dio e superiore agli altri.
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ma proviamo a passare all’antisemitismo, all’odio per la razza semita.
personalmente vedo che è così forte oggi l’identificazione con lo stato di Israele di ampia parte degli ebrei di Palestina – che vi sono quasi obbligati dalla condizione in cui vivono – e degli ebrei sparsi tuttora nel mondo – che invece potrebbero risparmiarsela senza rischi personali, anzi -, che il passaggio dall’antisionismo alla critica dell’ebraismo come cultura diventa inevitabile per molti, fra i quali mi metto anche io.
sì, come sono un critico della cultura nazionale italiana, così sono critico verso la cultura nazionale ebraica, ma basta questo a farmi considerare un anti-italiano o peggio addirittura un antisemita?
andiamoci ben piano a dare dell’antisemita a chi critica l’ebraismo, signori!
per essere antisemiti occorre prima di tutto pensare in termini razziali. dato che semita indica una particolare etnia: il termine non a caso deriva dalla Bibbia, che è la prima a distinguere tre razze umane, identificandone l’origine nei tre figli di Noè sopravvissuti al diluvio, così che, per dirla in modo un po’ colorito e scioccante, è la Bibbia il primo testo razzista della storia: il razzismo fu portato nella storia dagli ebrei, considerando che si costituirono come popolo ogni volta che misero piede in Palestina (e lo fecero tre volte, venendone cacciati le prime due) attraverso lo stesso processo di identificazione di sé attraverso il fanatismo religioso, e chi non era fanatico fra loro veniva oppresso e sterminato dagli ebrei fanatici stessi; nel caso del secondo ritorno, quello dall’esilio di Babilonia, gli ebrei non fanatici scelsero peraltro di restare in Mesopotamia e per il ritorno partirono solo quelli che erano disposti a combattere ad oltranza con i popoli circostanti per imporgli la loro presenza: esattamente come nel terzo ritorno, anche se questo avvenne sull’onda di uno sconvolgimento emotivo ben più terribile e ad opera di un gruppo di soopravvissuti terrorizzati.
semiti, oltretutto, sono tanto gli ebrei quanto gli arabi.
quindi protesto energicamente contro chi vuole affermare che la mia critica di alcuni aspetti della cultura religiosa ebraica, diventata cultura nazionale ebraica, significa convinzione che esista una razza semita a cui ricondurre per condizionamenti genetici certi comportamenti che si trovano odiosi e degni di essere criticati duramente.
dire antisemita a chi critica il sionismo oppure la religione ebraica è un insulto sanguinoso!
e qualcuno dimentica che nei campi di sterminio hitleriani, per un paradosso solo apparentemente demenziale, assieme agli ebrei, stella gialla, ci stavano, con la stella marrone, i critici della Bibbia.
* * *
criticare alcuni aspetti dell’ebraismo non significa neppure essere anti-ebraici.
sono anti-italiano, io, perché critica la cultura della mafiosità diffusa ed evidenzio i guasti che il cattolicesimo produce sul nostro modo di pensare?
no, anti-italiano io non sono, perché ci sono critiche che nascono dall’amore e non dall’odio, altrimenti anche provare a correggere un figlio mentre lo si educa dovrebbe essere considerata una manifestazione d’odio.
però ammetto di avere per gli ebrei solo una simpatia astratta e una solidarietà incondizionata quando li vedo come vittime; i dubbi su una possibile lontana origine ebraica della mia famiglia, testimoniata dal fatto che il nostro cognome è la deformazione di un nome di battesimo tipicamente ebraico, non è sufficiente a suscitare in me una spontanea e diretta simpatia umana per le poche persone di origine ebraica con cui sono entrato in rapporto.
accenno in chiusura ai miei rapporti con un certo Oscar J., cognome dell’Europa orientale, arrivato a metà anno scolastico in quarta ginnasio quasi 50 anni fa nell’allora prestigioso liceo classico di Brescia: vicino di banco caratterizzato da un certo modo untuoso e viscido di cercare di dar ragione a tutti e da una mancanza di vera confidenza che impediva lo stabilirsi di una effettiva corrente emotiva di relazione profonda.
per anni il disagio di questo rapporto (che mi si è riprodotto di recente nella relazione con un celebre blogger della piattaforma di blogs.it nelle stesse identiche forme, forse una coazione a ripetere da parte mia) non impedì il mantenimento di questa relazione asfittica ed insoddisfacente, per la generosità di giudizio che è tipica dell’adolescenza, ma alla fine venne il distacco, consensuale e per niente doloroso: del resto io per lui non ero nessuno.
non riesco a definire l’atteggiamento di questo compagno di scuola altro che come conformismo strisciante, capace di spingersi a forme di doppiezza e di bassezza che lo rendevano non solo del tutto inaffidabile come persona, ma perfino vagamente ripugnante come tipo umano: insomma veniva la voglia di non averlo fra i piedi, cosa che si poteva ottenere facilmente soltanto evitando di frequentare lui e la sua famiglia altrettanto sfuggente e sorridente a vuoto.
bene, fu qualche dopo questa rottura di rapporti sostanziali, che non aveva impedito qualche formale contatto di cortesia in quella piccola città, che venni a sapere di quel che mi era stato tenuto accuratamente nascosto da lui per decenni: Oscar era ebreo, lo si venne a sapere da un piccolo scandalo, perché era stato pubblicamente insultato come lurido ebreo ad una cena da un collega di lavoro che lui adulava come sempre, con un fondo di doppia reticenza.
lurido ebreo… un insulto che è una manifestazione di odio.
quel comportamento di Oscar era forse “tipicamente ebraico”? no, non mi risulta, come non mi risulta che il sosia blogger di Oscar J. sia di origini ebraiche, e perché di origini ebraiche potrei essere io che ho un carattere ben diverso.
interpretare questi tratti in termini di ebraismo è incredibilmente rozzo, anche se in quella variante umana piuttosto diffusa di carattere nel caso di Oscar J. si sarebbe forse potuto riconoscere anche qualche tratto ebraico, così come nel caso del blogger si può riconoscere qualche tratto italiano, ma poi gli ipocriti esistono sotto qualunque cielo e qualunque cultura.
* * *
chiudo qui questa divagazione che temo possa apparire senile, e che apparentemente non c’entra molto col tema “alto” del post.
che cosa voglio dire? che i rapporti con questo compagno di scuola clandestinamente ebreo avrebbero potuto indurmi a maturare un atteggiamento generale critico verso gli ebrei?
che idiozia!
no, non lo avrei mai fatto, la mia critica ad Oscar non avrebbe mai fatto un passo oltre quello che ho detto e avrebbe sempre riguardato unicamente lui.
avrei combattuto anzi senza riserve e combatto con la parola tuttora chiunque fa il salto illogico dalla critica ad uno alla critica a tutti, dalla critica all’odio per una cultura, dalla disapprovazione all’omicidio.
mi pare che queste siano distinzioni da mantenere ben chiare nella Giornata della Memoria.
. . .
nella Giornata della Memoria ricordiamo queste semplici verità:
sionista non vuol dire ebreo,
semita non vuol dire ebreo,
ebreo indica una religione prima che un popolo,
criticare non vuol dire odiare,
criticare non vuol dire essere pronti ad uccidere.
monumento all’Olocausto – Berlin
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propongo questo mio video su You Tube qui solo per lo straziante commento musicale, ricavato dalla lettera di un ragazzino ebreo da un campo di sterminio:
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