Friday, 29. Jan, 2010 – 19:24:31
Ciclo [=xenios], mail del 27 gennaio;
Il dubbio che ti volevo esporre è il seguente.
In un quartiere di Gerusalemme, la maggioranza ultraortodossa vota democraticamente per impedire l’uso di un parcheggio in giorno di sabato alla minoranza laica (non ho detto che sia successo veramente, è solo un esempio).
Ora, in un caso del genere io sono sicuro che la maggioranza ultraortodossa sbaglia, ma non riesco a capire dal punto di vista filosofico come posso dimostrare che sbaglia.
Per prima cosa, diciamo sùbito che non ho nessun problema a dirmi antidemocratico: tantissime volte la maggioranza può sbagliare e la minoranza avere ragione. Ritengo che chi è più informato dovrebbe avere più voti a disposizione rispetto a chi è ignorante, e che chi è toccato molto da un problema dovrebbe essere ascoltato di più, su quel problema lì, rispetto a chi ne è toccato poco.
Ma gli ultraortodossi ne sono toccatissimi, ne fanno una crisi personale.
Anche dicendo che la distinzione fra giusto e sbagliato sta nella felicità e nell’infelicità delle persone, quindi, si incorre in alcune difficoltà. Infatti, la maggioranza perbenista italiana è realmente più felice quando riesce a proibire i matrimoni gay a una minoranza, e tanta felicità a tante persone (perbeniste) vale forse l’infelicità di poche persone gay.
Si potrebbe dire che i tanti perbenisti sbagliano e che rieducandoli si potrebbe fare in modo che siano felici anche senza rompere le scatole ai gay. Ma anche loro potrebbero voler rieducare i gay, come posso dimostrare che io ho ragione e loro no?
Si potrebbe dire che chi ha ragione non è neanche chi dà più felicità al popolo, ma che ha ragione per esempio chi sostiene certi valori di principio: la ricerca scientifica è sempre un bene, la conoscenza è sempre un bene, il pluralismo, avere una società multiforme è sempre un bene, vale anche per gli immigrati.
Si potrebbe dire che una società multiforme è l’unica in grado di fare aggiustamenti di rotta durante il viaggio, vale anche per la variabilità genetica in natura.
D’altra parte, non posso neanche dire che le minoranze hanno sempre ragione: per esempio, la maggioranza ha ben il diritto di proibire il fumo a una minoranza che ci dà fastidio, semplicemente perché il fumo puzza, e peggio per loro se hanno un piacere in meno (a parte tutto il discorso delle malattie che sarebbe complicato perché non sono sicuro che avere un’aspettativa di vita più lunga sia necessariamente un bene).
Come la mettiamo?
Per esempio, si potrebbe dire che se il fastidio che una minoranza dà alla maggioranza è solo quello di sapere che la minoranza c’è, allora la minoranza ha sicuramente ragione: per esempio, il fastidio che i gay pride danno alla maggioranza, o che le moschee e i minareti danno alla maggioranza, è solo quello di sapere che ci sono anche loro, quindi in questi casi la minoranza ha sicuramente ragione.
Ma nel caso di un parcheggio che viola il sabato? Loro (gli ultraortodossi) son convinti che nella città santa anche se il sabato lo violano gli altri è comunque un qualcosa che Dio non sa distinguere, si arrabbierà con tutti! Come faccio a dimostrare che hanno torto? Solo perché io so che il loro Dio con il loro sabato non esiste? E come faccio a dimostrarlo? Perché sono laureato? Ma anche loro studiano per anni le loro stupidità integraliste nelle loro università! E se io dico che ho ragione perché so la verità e loro no, non sono anche io un integralista? Alla fine mi rimane solo da dire che io sono convinto che loro abbiano torto semplicemente perché ho analizzato la questione e mi sono formato l’opinione, soggettiva, che loro su questo argomento abbiano torto. Quindi se io dovessi votare darei loro torto, e perderei le elezioni se abitassi a Gerusalemme, e se io fossi Re di Gerusalemme darei loro torto, ma non ero contro la monarchia?
In breve, non so come dar loro torto!
Si potrebbe dire che il fumo è un fastidio fisico e non psicologico.
Ma allora anche il Papa all’Università la sapienza era un fastidio psicologico.
Boh?
Spero proprio di sentire un tuo parere su tutto questo: salvami tu, altrimenti finisce che mi iscrivo a giulianoferrara!!!
salvarti da Giuliano Ferrara? e perché mai?
non mi pare che Giuliano Ferrara se lo meriti.
. . .
il principale difetto del tuo quesito, particolarmente ben elaborato, direi, è di essere straordinariamente poco filosofico.
la questione è infatti posta come un problema logico particolarmente complesso, e in questo senso è molto vicino alle problematiche dell’antica sofistica, ma prescinde completamente proprio dalla problematica filosofica di sfondo.
è chiaro che, per impostare filosoficamente la questione, occorre partire dalla domanda su quali siano le basi del potere della maggioranza.
si tratta in tutta evidenza di una semplice convenzione politica (tanto è vero che il modo stesso nel quale si determina la maggioranza è a sua volta del tutto convenzionale: in questo momento in Italia infatti (non tutti se lo ricordano) Berlusconi è stato espresso da una maggioranza relativa dei votanti, cioè da una minoranza assoluta), e sono del tutto convenzionali i meccanismi che in tutto il mondo determinano il modo in cui si calcola quale minoranza relativa debba governare.
perché è molto difficile che in un paese libero si determini effettivamente una vera e propria maggioranza omogenea di opinioni in grado di governare, anzi, direi che dove questo succede è un chiaro sintomo di una società dominata da meccanismi autoritari e da un culto dittatoriale del capo.
le convenzioni politiche per decidere chi debba esercitare il potere sono un notevole progresso rispetto al periodo nel quale l’attribuzione del potere era determinata, in mancanza di consenso, dalla guerra interna.
naturalmente una prima risposta filosofica alla questione è quella di dire che i meccanismi di voto che determinano la minoranza che governa in quanto calcolata come maggioranza relativa sono delle semplici varianti formali della stessa legge sostanziale del passato: cioè governa ancora il più forte, solo che si sono individuati degli strumenti per calcolare la forza senza eccessivi spargimenti di sangue (il che neppure è detto che sia un progresso dal punto di vista dell’evoluzione darwiniana della specie).
posta così la questione, è subito chiusa, ovviamente.
dato che non ha alcun senso, in questa prospettiva filosofica, dimostrare a chi esercita il potere che sta sbagliando: la politica è arte dell’esercizio della volontà e non della logica.
l’unico problema filosofico interessante da questo punto di vista è come si possa togliere a chi governa la forza per continuare a farlo: marxianamente parlando, non si tratta di interpretare il potere, ma di cambiarlo.
. . .
si può poi assumere un punto di vista un pochino meno rozzo e vedere la convenzione politica che regola le elezioni come espressione del patto sociale che viene posto (implicitamente) a fondamento della vita collettiva.
sul tema gli indirizzi filosofici esistenti sono due, come è noto: quello assolutistico, che risale a Hobbes, e quello liberale democratico, che ha la sua maggiore espressione in Locke.
secondo Hobbes il contratto sociale si traduce in una totale rinuncia da parte dell’uomo ai propri diritti naturali, tranne quello alla vita, per evitare la guerra di tutti contro tutti e garantire meglio la propria sopravvivenza: questo implica una soggezione completa dell’individuo allo stato personificato nel sovrano.
secondo Locke, invece, l’individuo nel patto sociale mantiene per sé tutti i diritti, tranne quello di farsi diritto da sé.
intermedia in un certo senso è la posizione di Rousseau in cui il cittadino con il contratto sociale non si sottomette ad un sovrano ma alla volontà generale e solo questa consente la formazione stessa dei diritti naturali, che di fatto non esistono al di fuori del contratto sociale stesso.
possiamo dire che sia nella teoria di Locke immediatamente che in quella di Rousseau mediatamente il patto sociale si costituisce attraverso il riconoscimento di un’area di diritti naturali dell’individuo che il potere non può violare.
ora in nessuna teoria del contratto sociale la maggioranza può proibire ad una minoranza la ricerca della felicità: non nella teoria di Hobbes, perché in quel caso è il sovrano l’arbitro delle decisioni, indipendentemente da maggioranza e minoranza; e neppure dal punto di vista di Locke, perché la minoranza non ha rinunciato al proprio diritto alla felicità attraverso il contratto sociale.
però tanto nelle società democratiche, che si richiamano al pensiero politico di Locke, che nella prospettiva democratica totalizzante di Rousseua, vi è un limite insuperabile al potere della maggioranza che sono i diritti individuali della minoranza.
certo, una maggioranza può sempre violarli, se ha il potere di farlo, e sottomettere la minoranza più debole al proprio arbitrio.
occorre tuttavia avere ben chiaro che se questa situazione non è transitoria e superabile pacificamente, ad esempio con la speranza di nuove elezioni che attribuiscano il potere alla ex-minoranza, ciò è sufficiente a rompere il contratto sociale.
la rottura del contratto sociale è una grossa iattura, perché espone quella società al rischio della guerra civile.
tipica in questo senso è la situazione dell’Iran oggi, dove la negazione da parte di una maggioranza integralista dei diritti individuali, che una minoranza considera irrinunciabili, dissolve la coesione sociale e pone le basi della guerra civile.
guerra civile che ci riporta in fin dei conti al problema dell’inizio, e cioè al problema filosofico del potere come espressione della forza della volontà e non della ragione, che di per se stessa non ha mai avuto forza.
. . .
credo di averla presa alla larga, ma mi pare l’unico modo per rispondere a delle difficoltà puramente logiche in un campo che non è affatto governato dalla logica, ma dalla forza.
in conclusione la maggioranza integralista che opprime una minoranza non si può dire né che abbia ragione né che sbagli: si può solo dire che pone le premesse di una guerra civile e che dovrà dimostrare di saperla vincere.
l’esito della battaglia è tutt’altro che scontato, perché, anche a non voler tenere conto di tutti i fattori casuali che possono determinare il risultato, non è affatto detto che in uno scontro aperto una maggioranza vinca solo perché è tale: una minoranza può combattere tanto più intensamente quanto più si sente toccata in diritti irrinunciabili, mentre la maggioranza può rivelare un attaccamento debole alle proprie posizioni e nello scontro dimostrarsi ben poco determinata a sacrificarsi per mantenerle.
voglio dire che nella guerra il fattore convinzione può essere decisivo e dare ai 10.000 greci di Maratona la forza di sconfiggere il milione di soldati persiani non motivati che avevano di fronte.
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Ciclo [=xenios] Saturday, 30. Jan, 2010 @ 06:34:19
Ciao ciao, ti ringrazio per la risposta ma allora che fare?
Se ho ben capito quello che tu dici, rimane solo o sottomettersi pacificamente al sistema oppure prendere le armi.
Ma io pensavo ad uno Stato ideale e mi domandavo se non ci fosse un modo migliore per governarlo.
E sono giunto alla conclusione che uno Stato oligarchico, basato sull’oligarchia della conoscenza scientifica, a me personalmente andrebbe molto più a genio.
Mia soluzione: ogni questione dovrebbe essere decisa dai massimi esperti mondiali di quella questione.
Come l’Oms per le malattie o le Corti Costituzionali per i princìpi del diritto.
Poi è chiaro che se tali organismi fossero liberati del tutto da un controllo democratico, come io propongo, diventerebbero molto più pericolosi e con il tempo rischierebbero di assomigliare alle vecchie Inquisizioni, ai Pasdaran iraniani, al Partito Comunista Cinese, ai Gesuiti, alla Commissione Europea,…
E sono convinto che tali élites abbiano pur sempre il loro fascino, e chiunque potrebbe accedervi se sufficientemente meritevole intellettualmente.
Quanto a cambiarle dall’interno quasi certamente no, ma il fascino rimarrebbe.
[bortocal Sunday, 31. Jan, 2010 @ 08:04:22]
caro Ciclo,
non mi pare che si debba avere troppa fretta di rispondere al “che fare” prima ancora di avere chiarito bene le questioni.
e per prima cosa occorrerebbe capirsi.
assolutamente io non ho inteso fare alcun appello a “sottomettersi pacificamente o prendere le armi”; del resto gli uomini non passano alle rivoluzioni, certo, e neppure le evitano, per gli appelli dei filosofi!
non mi piace la guerra civile e del resto neppure mi pare che la situazione italiana la giustificherebbe in alcun modo, semmai il mio vorrebbe essere un appello alle menti pensanti della minoranza che governa la maggioranza (per usare la splendida formula di luisa ruggio) perché sia più rispettosa dei diritti della minoranza che non governa, evitando di esasperarla.
l’odio di cui è circondato oggi Berlusconi in una minoranza importante della popolazione italiana dipende dal fatto che in molti ci sentiamo lesi nei valori vitali della convivenza democratica ad opera sua e sarebbe preferibile che lui governasse, visto che tocca a lui – purtroppo -, senza aggredire ogni giorno i valori costituzionali della legalità, della solidarietà e della separazione dei poteri, cioè senza tentare di trasformarci in una semi-dittatura latino-americana.
non avrebbe alcun senso eccitare degli squilibrati a compiere aggressioni contro di lui e nessuno intende farlo, ma il fatto che casi di questo tipo si moltiplichino da sé, senza che nessuno li organizzi, e suscitino addirittura qualche approvazione da parte di alcuni sani (tra i quali non ci sono io) è un segnale preoccupante che siamo vicini ad un punto di rottura sociale, tale e tanta è la rabbia che cova sotto la cenere.
del resto la formazione della dittatura mussoliniana alla fine degli anni Venti fu accompagnata da fatti simili.
si desse quindi una calmata: questo era il senso del mio ragionamento.
io poi non mi occupo di “Stato ideale” e penso che sarebbe bene che anche i filosofi si astenessero da simili giochini mentali.
del dover essere si occupano già le religioni e in modo molto più efficace degli operatori della conoscenza: è il loro lavoro quello, dato che l’etica appartiene al regno della volontà, del dover essere, dell’ideale, e invece la scienza si occupa della conoscenza, dell’essere come è, del reale.
si tratta – contrariamente alle teorie “cattoliche” che postulano la convergenza di questi due campi – di due dimensioni dell’attività mentale umana ben diverse fra loro e perfino opposte, tra le quali è bene evitare interferenze, dato che per la natura umana queste vedrebbero la semplice prevaricazione della volontà, cioè del dover essere e dell’ideale, sulla realtà.
la tua formula dello “Stato oligarchico, basato sull’oligarchia della conoscenza scientifica” è del resto una semplice vaga attualizzazione dello stato ideale di Platone, che diede pessima prova di sé provando a realizzarlo e finendo con l’appoggiare le peggiori dittature del suo tempo.
se per “scientifica” intendiamo “di chi possiede la Verità”, la perfetta incarnazione della tua teoria è la repubblica teocratica iraniana o il regime dei talebani.
la scienza è priva di contenuti morali, occupandosi dei fatti come sono e non come dovrebbero essere.
la volontà degli esseri umani è poi guidata dalla ricerca della comodità e degli agi, e non da considerazioni più astratte.
e noi oggi, aldilà delle apparenze democratiche, siamo già governati da una oligarchia che cerca appunto di garantire ad una parte importante della popolazione il massimo di benessere che viene giudicato realizzabile: come giustamente tu osservi a proposito della Commissione Europea.
senza questa consapevolezza non vi sarebbe neppure il forte consenso sociale per le élites che di fatto ci governano.
non procedo oltre nella critica a tutto il resto del tuo commento perché vedo che ha, non casualmente, ignorato la problematica, che ho posto, del contratto sociale, che qui sopra ho implicitamente accennato di nuovo.
tu ignori bellamente e ancora questa dimensione del problema, dato che solleva dubbi sostanziali sulla tua impostazione e tu preferisci poter restare attaccato a semplificazioni a mio parere (perdonami) alquanto grossolane e guidate dalla fretta.
in questa fase comunque è semmai importante sviluppare una critica all’interno delle élites, dato che la massa che si lascia governare dalle élites è amorfa e non può rappresentare alcun punto di riferimento nella sua grossolanità di orda consumatrice.
come vedi non concordiamo neppure nelle conclusioni operative, dato che per me il problema attuale non è di “cambiare le élites dall’interno”, ma soltanto di cambiarne le scelte.
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commenti, esclusi i due inseriti nel post:
?? Ciclo [=xenios] deleted user (Visitor) Sunday, 31. Jan, 2010 @ 14:46:35
In conclusione: viva la Commissione Europea!
Ma viva anche Bortocal e il contratto sociale!
Ciclo
Bortocal Sunday, 31. Jan, 2010 @ 15:27:56
eh eh.
e pensare che io sono, come te, un critico della Commissione Europea!
però a volte ci sono parvenze di mali minori…
a presto.
ilpensierodioggi http://www.miknet.it Sunday, 31. Jan, 2010 @ 23:37:20
Ciclo….. e’ diventato “deleted user” ????
… !
Bortocal Monday, 01. Feb, 2010 @ 00:05:28
ha cancellato il post blog oggi pomeriggio perché non riusciva a connettersi a blogs.it dalla Francia.
ho provato a dissuaderlo, ma sono arrivato troppo tardi: dice che gli faceva schifo quel che aveva scritto. e invece c’era molto di veramente originale.
dice che non lo leggeva nessuno, ma questo è un male comune a molti di noi!
. . .
LuisaRuggio http://luisaruggio.blogs.it Friday, 29. Jan, 2010 @ 22:45:43
mi friggono gli occhi.
ma nonostante ciò mi balza davanti l’evidenza della minoranza che si sente toccata in diritti irrinunciabili, per esempio quelli della casta che ci governa.
a noi italiani senza convinzione, maggioranza di perdenti.
dantemagi [=gigio25] Saturday, 30. Jan, 2010 @ 01:19:49
MINORANZA di perdenti please!!
Con megalomanie da maggioranze che furono…. tanto tempo fa.
LuisaRuggio http://luisaruggio.blogs.it Saturday, 30. Jan, 2010 @ 10:22:06
ma per quanto sia imbarazzante il popolo è una maggioranza, Dantemagi. Numericamente.
Una maggioranza governata da una minoranza.
E oggi come ieri la minoranza si candida alla ghigliottina con quella leggerezza di casta: “Mangino brioches!”.
Se il popolo scendesse in piazza ci sarebbe da avere paura, la minoranza dovrebbe farsela addosso.
caffe (Visitor) Saturday, 30. Jan, 2010 @ 12:34:16
perfetto!
dantemagi [=gigio25] Saturday, 30. Jan, 2010 @ 19:23:27
Sai vero che la favoletta del “mangino brioches” è un clamoroso falso storico vero…. o no?!?
O nonostante la splendida eloquenza sotto c’è una certa ingenuità?
LuisaRuggio http://luisaruggio.blogs.it Saturday, 30. Jan, 2010 @ 19:51:44
E tu sai vero che Barbablù secondo Ernesto Ferrero non era altri che Gilles de Montmorency-Laval (ingiuriato Barbablù) un nobile francese che aveva combattuto con Giovanna D’Arco, proprietario terriero condannato per aver torturato stuprato e ucciso bambini poi fatti scomparire?
Secondo Ferrero, nel corso dei secoli le cronache del tempo furono edulcorate con la favola, i modi di dire dei falsi storici – come l’attribuzione della personalità di Barbablù a Enrico VIII Tudor (per via del vizietto di cambiare mogli) – a partire da Perrault perché la verità era troppo brutta e inenarrabile.
A volte i falsi storici servono da sinossi, una specie di riassunto di come andavano le cose.
Un caro saluto Dantemagi e grazie per lo spunto.
Con un sorriso,
Luisa
dantemagi [=gigio25] Saturday, 30. Jan, 2010 @ 20:10:19
Fantastico!! Spiace solo che pare tu l’abbia incontrato Barbablù…. che peccato!!
Comunque se ti va ti presento Pinocchio abita qui vicino a me e se non mi sbaglio l’hai visto una volta o due…
Ma soprattutto, se mi ci metto d’impegno e butto giù una serie di banalità, ci aggiungo una serie di bellissime parole mooooolto difficili… poi sul biglietto da visita ci posso stampare “scrittore”??
Anche se ho pubblicato “qualcosa” che hanno comprato in tre?
Nonostante la luuuunga campagna acquisti e le graaaandi balle che alcuni miei amici mi hanno rifilato NON comprando MAI un mio scritto nemmeno per sbaglio??
Un caro saluto anche a te Luisa Ruggio
LuisaRuggio http://luisaruggio.blogs.it Saturday, 30. Jan, 2010 @ 21:37:01
Ho conosciuto una scrittrice, negli ultimi anni della sua vita, praticamente sconosciuta dalla maggioranza. I suoi libri sono usciti fuori catalogo da un pezzo, per la svista di alcuni editori, per questioni di poco conto.
Per trovare il suo primo romanzo bisognava avere pazienza e trascorrere molte ore nei rispostigli delle librerie. E’ morta praticamente in miseria, un destino comune a molti narratori che da morti hanno fatto da concime alle ristampe del becchinaggio editoriale.
Possiedo una copia di quel romanzo, edita da Rizzoli negli anni ’60. Me la donò una sua nipote, spedendomela per posta, sapeva che facevo parte della minoranza che aveva avuto il piacere di incontrarla e di leggerla.
So che molti italiani hanno comprato la raccolta delle barzellette di Totti invece. Questo non fa di Totti uno scrittore.
Credo di sollevarti da molti pensieri e banalità annunciandoti che questo è il nostro ultimo scambio.
ilpensierodioggi http://www.miknet.it Sunday, 31. Jan, 2010 @ 15:34:12
Teribbbbile!
http://ilpensierodioggi.blogs.it/2007/10/26/teribbbile~3201073/
Ciao Luisa, … prima o poi diventero’ buono e finalmente mi trasformerai in un bambino vero, sono stufo di avere gambe e braccia di legno. Confido nei tuoi poteri magici di fatina!
Salutami l’amico Mangiafuoco! Mi par di ricordare che anche lui, una volta, ebbe il raffreddore.
patrizia Sunday, 31. Jan, 2010 @ 17:14:24
stille pesanti di saggezza ruggesca
(godo)
Bortocal Saturday, 30. Jan, 2010 @ 22:11:33
cara luisa,
se avessi il dono della tua divina sintesi, così come mi manca il segreto della tua luminosa sovrabbondanza, non avrei potuto dire meglio di come fai tu qui sopra quel che ho scritto nella prima parte della mia risposta a Ciclo.
sì, questo è l’essenziale: che raramente una maggioranza politica è anche una vera maggioranza numerica…
poi ci sta la seconda idea chiave, ed è che la regola della maggioranza è solo una variante espositiva della legge storica del predominio del più forte.
e la terza idea fondamentale è che identificare il più forte in base al numero è solo una convenzione, che può essere rispettata solo fino al monmento in cui la minoranza relativa dichiarata più forte non si serve del potere per attaccare i diritti fondamentali individuali dei suoi avversari.
(scusa il ripasso, fatto poi solo per me, e grazie).
patrizia Sunday, 31. Jan, 2010 @ 17:14:39
Io sto con la minoranza. sto con la ruggio.
Bortocal Sunday, 31. Jan, 2010 @ 18:59:45
ci sono piaceri nello stare in minoranza che nessuna maggioranza ripaga… eh eh
helios65 Sunday, 31. Jan, 2010 @ 22:05:04
io sto con la ruggio… ancora so leggere ringraziando il cielo…
io sto con bortocal… ringraziando il cielo di poter leggere ancora scrittura che fa respirare
io sto con chi sa ancora ribattere con garbo a talune mancanze di cortesia e mi trattengo nel non accennare a parole insignificanti che vivono del loro essere insignificanti.
io sto con voi, Mauro, ringraziando di poter ancora scegliere in libertà e di poter leggere in silenzio ancora belle scritture.
un abbraccio
Angela
Bortocal Sunday, 31. Jan, 2010 @ 22:44:17
pensa helios che mondo sarebbe…
e pensa che mondo è quello che almeno ci sforziamo di creare qui dentro con relazioni di amicizia vere…
un abbraccio a te.
helios65 Sunday, 31. Jan, 2010 @ 23:03:18
è un mondo a parte, il nostro mondo dove per fortuna ancora si vive bene…
ciao