Avatar, il film. – wp 12 [13] – 18 gennaio 2010 – 24

wordpress lunedì 18 gennaio 2010 – 19:28

mi sono visto Avatar a Brescia il giorno stesso dell’uscita, che era il 15, approfittando che era anche il mio onomastico, alle ore 10 di mattina, eravamo una decina in sala, praticamente tra i primi in Italia (qui in Germania era già uscito da circa un mese).

l’ho visto ovviamente in 3D, di cui sono un patito da decenni: i miei figli si ricordano le visite obbligatorie a tutti i 3D sperimentali d’Europa già vent’anni fa almeno.

qui gli occhialini non sono colorati, e la tridimensionalità è molto soft, rispetto ai primi sperimentalismi: in pratica, se togli gli occhialini non ci perdi moltissimo.

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il film segna il crollo definitivo della separazione fra il cartoon e il cinema con attori, che diventano un mix indistinguibile, e non si può neppure parlare di effetti speciali, dato che tutto il film consiste di questo.

andarsi a vedere Avatar è quindi prima di tutto come la visita alla sezione di un museo della scienza e della tecnica, una tappa ahimè obbligata nel percorso delle nostre conoscenze, giusto per capire dove stanno portando il mondo in questa progressiva fuga dalla realtà per ritrovarsi in un’altra.

(forse dopo film così visti da piccoli, diventa inevitabile drogarsi da grandi).

l’immaginario figurativo è delirante, sontuoso, iperbarocco, transfuturista, e nello stesso tempo il film gronda di film nel film, di citazioni, allusioni, trasposizioni, reinvenzioni di tutte le cose che si sono già viste nella fantascienza e nel phantasy, di cui quest’opera rappresenta a sua volta di nuovo la fusione, in una sorta di creazione di un ipergenere cinematografico totale che inghiotte come Crono non tutti i suoi figli, ma tutti i suoi padri.

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l’ultima cosa che ti può interessare, e come vedi ne parlo giusto alla fine, è la storia.

la storia ha una dimensione politica, dove i cattivi sono dei bushiani del futuro che ritengono di poter risolvere ogni conflitto con l’uso efferato della violenza, mentre il film è obamiano, cioè consiglia una violenza misurata e prudente, senza eccessi, basata sulla persuasione del nemico a ritirarsi per evitare guai peggiori.

siccome lo scopo della tremenda distruzione a cui viene sottoposto il mondo degli Avatar da parte degli umani è impadronirsi di una sostanza piuttosto costosa che sta sepolta al centro del loro mondo aborigeno, il film alla fine ti lascia una tristezza enorme addosso, o almeno la lascia a chi va a vederlo senza lasciare a casa la voglia di filosofeggiare un poco come ho fatto io.

ho anche pensato che questo film dovrebbe piacere ai talebani, tanto è cruda la rappresentazione della avidità occidentale e, con un salto di fantasia neppure troppo atletico, potresti pensare che quella sostanza che costa decine di migliaia al kilo non è altro che la droga che si coltiva in Afghanistan e di lì si vende a tutto il mondo civilizzato.

temo che questa spietata rappresentazione della natura umana sia vera, e poco importa che alla fine ovviamente vincano i buoni, che si tengono il loro pianeta distrutto, e perdono i cattivi.

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molto meglio lasciarsi andare a volare su quella specie di ippogrifo multicolore che è il destriero alato e il velivolo d’assalto del molto longilineo protagonista e ricordarsi di Astolfo, che nel poema dell’Ariosto vola sulla luna per ritrovare il senno d’Orlando.

noi qui siamo trasportati per più di due ore in un altro pianeta, ma direi che è molto meglio il senno perderlo, e lasciarlo su quel pianeta lì.

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ah, ovviamente non può mancare la componete amorosa, con tanto di innamoramento e conquista della bella attraverso mille prove: ma è eccitante e coinvolgente come l’amore di Mickey Mouse e Minnie.

insomma molto di meno e molto di più di Titanic: ma che cosa esattamente di più e di meno? forse meno sentimento e più politica?

di sicuro c’è una lettera in meno nel titolo.

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commenti:

bortocal 19 gennaio 2010 alle 20:50
Patpetite dice: 19 Gennaio 2010 at 19:36
Guarda che recensione assolutamente corretta da recensionista per nulla prolisso (e ridaje!!)
Non ho visto Avatar, e invece bisogna. Incredibilmente il tuo atteggiamento è aperto, i trentenni o quarantenni che ho sentito sembrano prefiche, piangono il cinema ormai morto, mentre tu ti lanci del futuro con occhialetti da decenni. Bello, detto senza ironia.

Patpetite 19 gennaio 2010 alle 19:39
vabbè, ho commentato avatar sotto un tuo borforisma (tanto l’avevo letto prima) sull’amore. Sto wordpress non mi entra in circolo..
Dopo ho letto nell’ultimo post che occorre non reprimere. Bisognerebbe scriverci un lungo saggio, sul rapporto fra rabbia, follia, luce.

🙂

bortocal 19 gennaio 2010 alle 20:33
cara patrizia,
wordpress ha luci ed ombre ed una struttura tecnica strana, a cominciare dagli avatar, giusto per restare in tema…
(se mi autorizzi metto nei tuoi commenti una tua foto anche a te, come ho cominciato a fare con Luisa: mica voglio che gli sparuti lettori pensino che siate tutte dei simili mostri, quando siete invece delle belle ragazze perdipiù intelligentissime…)
l’autrice perfetta di quel saggio su rabbia, follia e luce sei tu: io non ci provo neppure! 🙂

bortocal 19 gennaio 2010 alle 20:52
ti ringrazio dell’apprezzamento.
mi hai fatto riflettere che forse quel che sottolinei di positivo qui dipende dal fatto che questo post è stato scritto con molta nonchalance (era in origine, un commento su blogs.it, che non ha avuto replica).
per il resto, in quanto mi conosci, non ti meraviglierai che sono curioso, credo…
un abbraccio.

Patfashion 20 gennaio 2010 alle 5:41
Certo che puoi mettere una foto, te la mando per mail.
Però da un certo punto di vista mostri io e Luisa siamo

😉

mauro 20 gennaio 2010 alle 16:25
toh, eccomi straniero nel mio blog istesso.
più che monstra voi due siete miracula.
(ah quassù in cima c’è un commento per te che rischia di sfuggirti, credo).
grazie della foto, ora provvedo.
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