l’Italia che amo. cor-pus 139 [wp 104] – 3 giugno 2009 – 618

3 giugno 2009 ore 18:56

pubblicato su wordpress col sottotitolo:  l’italia semplicemente onesta e pulita.

. . .

mica solo Berlusconi ama l’Italia, l’amo anche io.

semplicemente amiamo due Italie diverse.

io amo l’Italia, che quando dici – anche in Cambogia – “I am italian” ti fa accogliere con un largo sorriso: ho provato a dire “I am german”, mica fa lo stesso effetto…

amo l’Ialia irrequieta e solidale, indisciplinata, ma umana, coerente, fantasiosa e ribelle per amore.

fa niente se questa Italia non è forse la maggioranza dell’italia di oggi e neppure se non trova una forza politica capace di rappresentarla: questa Italia esiste e non si arrende, e nei giorni trascorsi nella mia vacanza cambogiana, è arrivata sino a me laggiù sulle ali di questa notizia che allarga il cuore.

La Stampa di Torino pubblica nei giorni scorsi la lettera di una lettrice sabauda che va a visitare la reggia di Venaria e tra i commessi trova due donne addirittura islamiche (secondo lei).

piglia carta e penna e scrive al giornale, che non aspetta altro che di pubblicarla: La Stampa, per chi è più giovane di me, è lo stesso giornale che negli anni Cinquanta faceva le campagne razziste contro gli immigrati meridionali che seminavano il prezzemolo nella vasca da bagno…

(questo per dire che in fondo abbiamo anche visto di peggio: c’era solo più educazione formale, o forse soltanto più ipocrisia, ma il razzismo non l’ha inventato la Lega né Berlusconi).

ecco una stralcio della lettera, comunque:
“In un clima che evoca intensamente la storia d’Italia e la storia del Piemonte mi ha colpito non poco notare che la biglietteria era presidiata da due donne islamiche, una addirittura con il velo in testa.
Nulla da eccepire sul loro servizio.
Ma mi sono chiesta se non sarebbe stato più corretto impiegare queste due signore in un’attività d’ufficio e lasciare, per il primo impatto con la Reggia dei Savoia, personale magari vestito con abiti dell’epoca”.

la signora, come si vede, è della categoria “io non sono razzista, ma…”: quei benpensanti credo prevalentemente anche praticanti che preferirebbero non vivere in una società multietnica, perché è troppo stressante per le loro abitudini mentali.

quanto a Yanma Amellal, che ha 35 anni, è marocchina ed è a Torino da due, non è la prima volta che viene offesa; tempo fa, racconta, un signore le aveva detto “Torna al tuo paese”.

(sono sempre più dell’idea di un movimento organizzato che sistematicamente porti in tribunale gente di questo tipo, ma chiudo in fretta l’inciso).

e l’altra straniera?

purtroppo è calabrese e solo di carnagione più scura di un piemontese standard.

non che questo spaventi i lettori della Stampa, naturalmente: sarebbe solo un revival, del resto.

Marina ha 48 anni:
“Chi ha scritto quella lettera mi deve chiedere scusa.
E non certo perché io mi sia offesa a essere paragonata a Yamna, che è una ragazza validissima che parla quattro lingue.
La signora vorrebbe alla biglietteria personale sabaudo, che le spieghi la storia della Reggia, magari vestito in costume?
Lo trovi che lavori per cinque euro all’ora come noi”.

a quei prezzi, la signora lettrice vorrebbe che il personale parlasse anche dialetto gianduiotto, probabilmente…

peccato per i visitatori stranieri: ma forse sarebbe meglio stessero a casa anche loro: sempre stranieri sono.

* * *

a questo punto che succede?

succede che i colleghi di lavoro si schierano a difesa delle DUE colleghe.

succede che per una giornata intera tutti lavorano con un velo in testa.

succede che Yanma dice:
“vedere l’affetto dei miei colleghi e dei miei capi mi dà una felicità che mi accompagnerà per tutto il tempo che starò in Italia”.

* * *

ecco tutto: mica occorrono tante teorie, e neppure tanti se e tanti ma.

le cose sono semplici, molto semplici.

questa è la civiltà, questa è l’umanità, questa è l’Italia.

i veri stranieri sono i razzisti.

facciamo sentire la nostra fiducia tranquilla in noi stessi, nei nostri valori.
isoliamo gli incivili e gli incolti, i fanatici, i violenti, gli amanti delle radici.

facciamogli sentire il peso della disapprovazione.

facciamogli sentire anche il peso della legge democratica: paghino dei prezzi per la loro incultura e per la loro inaccettabile arroganza, pur sempre proibita dalla legge.

non abbiamo bisogno di gesti violenti, la legge è dalla nostra parte.

e sappiamo con certezza che è meglio diffondere serenità e sorriso nel mondo che odio e paura.

mica c’è altro da dire…

ah sì: viva l’Italia.

. . .

commenti:

firdis 5 giugno 2009 alle 15:27 · · Rispondi →
ehi!
accidenti sono senza parole…

bortocal 7 giugno 2009 alle 9:42
e perchè?
😉

Un pensiero riguardo “l’Italia che amo. cor-pus 139 [wp 104] – 3 giugno 2009 – 618

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