la dittatura della democrazia. cor-pus 131 [wp 96] – 10 maggio 2009 – 567

10 maggio 2009 22:00

pubblicato su wordpress col sottotitolo: turisti sessuali italiani in Romania.

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riporto qui sotto un commento di Daditza, di casa su questo blog con le sue lucide osservazioni .

* * *

La Romania la frequento da diversi anni per lavoro, e ne ho visto di tutti i colori.
Di aneddoti ne ho tanti.. giusto uno, e non molto recente, estate del 2007.
C’è forse da specificare che parlo correntemente il romeno, e ho la faccia da “donna dell’est”.
Bacau, pizzeria in centro città, ora di cena.
Mangio con due colleghe dell’agenzia dell’Ambiente provinciale, romene.
Siamo tutte e tre oltre i 40 anni, vestite da “donne d’affari”, assolutamente non vistosamente, tipo giacca e pantaloni grigi, camicie bianche, capelli e visi che mostrano la fatica di una lunga giornata di discussioni di lavoro.
Tutte e tre non abbiamo fisici da modella, ma normali corpi da donne ultraquarantenni con qualche chiletto di troppo qua e là. Parliamo, normalmente, mangiamo.
Al tavolo accanto, tre italiani ultrasessantenni, ci stanno dando dentro con la birra, e insultano pesantemente il cameriere che non corre abbastanza velocemente per portare il rifornimento.
Poi criticano gli antipasti (insipidi), la pastasciutta (scotta) e la bistecca (troppo salata).
Sempre ad altissima voce, sempre sprezzanti e con critiche veramente offensive verso i romeni in generale.Le mie colleghe capiscono, ma scelgono di ignorare.
Io ci riesco un po’ meno, ma per fortuna sono seduta con la schiena verso di loro, cosi non mi devo vedere le loro facce grasse e rosse e sudate.
Mangiamo in silenzio il cibo (ottimo, ma poi noi scegliamo i piatti romeni, ovviamente).
Ad un certo punto, i tre iniziano a fare apprezzamenti su di noi, del tipo
“cosa ne dici di quelle tre … ce le spariamo come antipasto per la sera? sono troppo vecchie?”
“beh dai, si, sono un po’ vecchiotte, ma avranno esperienza”
“eh si poi costeranno pure meno, alla loro età, dai, vai a rimorchiarle”.Detto, fatto, uno di loro si alza e viene al nostro tavolo.
Si rivolge alla mia collega più carina, bionda:
“senti, avete voglia di bere qualcosa insieme a noi?”
Lei scuote la testa e dice tranquillamente “no, grazie”.
Il tipo le mette la mano sulla spalla.
“Su, dai, non fate storie. Lo sappiamo che vi fa commodo una piccola mancia, dai, un giretto, alle undici siete a casa dal maritino”.
Intervengo io, già abbastanza incazzata.
“Non ha sentito? Ha detto no grazie, ora basta”.
Il tipo mi guarda, dal mio italiano capisce che ho vissuto nel suo paese.
“E che, da quando fate le difficili? Dai, cinquanta euro per ognuna, qualche pompino e via, mica vi chiediamo tutta la notte”.
Le mie colleghe guardano sui loro piatti, ma non sembrano più di tanto turbate.
Si vede che per loro questa è una scena abbastanza quotidiana.
Fanno finta di niente e continuano a mangiare.
Io no, io mi incazzo.
Di brutto.
Mi alzo e guardo in faccia ai tre idioti.
“Ma chi vi credete di essere? Se qualcuno vi dice di no, non vi basta? Andate in un night, un bordello, non so dove, ma lasciateci in pace. Siamo persone che lavorano, come voi, abbiamo diritto di stare tranquille con la nostra cena, o no?”
Uno degli italiani si mette a ridere.
“Ma tu, da dove vieni?” mi chiede. “Qui tutto è in vendita. Se noi decidiamo di farci qualcuna, ce la facciamo. E’ solo una questione di prezzo. Comunque vai a fare in ***, stronza, che sei pure brutta, chi ti vuole!”
E chiedono il conto, discutendo pure sul prezzo, già molto basso, in modo estremamente vile e maleducato.Le mie colleghe ci sono rimaste male, ma non per se stesse, per me.
Mi dicono di lasciar perdere, che ci sono abituate, succede tutti i giorni, anche alle riunioni di lavoro, sempre con gli italiani, qualche volta con i greci.
Palpano, toccano, vogliono prestazioni sessuali nei bagni degli uffici, promettono contratti, promozioni, impieghi come segretarie nelle loro finte aziende.
E molte donne accettano, perché gli stipendi locali, anche di una funzionaria al comune, sono cosi bassi che non bastano a sfamare una famiglia, figuriamoci per permettersi “lussi” come vestiti caldi per l’inverno o una lavatrice.Non chiedo loro se anche loro in passato, o presente, hanno accettato tali compromessi.
Non oso, conscia della mia vita, certamente non sempre facile, ma che mi ha permesso di schiaffeggiare, tanti anni fa, il mio capo che mi toccava il sedere, e denunciarlo pure quando in seguito mi ha licenziato.
Di potermi arrangiare sempre, con lavori che mi permettevano di preservare la mia dignità, pur non avendo nessuno che mi manteneva agli studi.Finiamo di mangiare in silenzio, e torno nel mio albergo.
Salendo, passo per il bar e vedo tanti tavoli occupati da brutti e grassi vecchi accompagnati da donne più o meno giovani ma tutte belle.
Fino a stasera, non ci facevo tanto caso, mi dicevo che ognuna decide da se sulla propria sorte.
E se questo vuol dire vendere il proprio corpo a italiani decrepiti, cavoli loro.Ora le guardo con occhi diversi.. e intuisco tra queste donne più di una madre stanca che non ha altro modo per mantenere il figlio.
Tante studentesse per le quali questa è l’unica via fuori da una miseria circoscritta da padri che bevono, madri che fanno pulizie e costi sempre più alti anche per le cose più semplici.
Architette, ingegnere, insegnanti.. che non vedono altra possibilità che questa per pagare la tangente necessaria per far operare o curare qualche parente in ospedale.La Romania è un paese bellissimo e affascinante.
Ma è anche un esempio molto chiaro dove può condurre uno stato cronico di corruzione, ad alti e bassi livelli.
Forse è per quello che tanti italiani ci si sentono cosi a casa…

* * *

trovo questa testimonianza appassionante, perché – a partire da un quadro di quello che stanno facendo gli italiani in Romania – documenta in concreto, senza troppe ideologie, la trasformazione antropologica prodotta dal berlusconismo e la distruzione dell’identità nazionale che ha realizzato.

viaggiando molto nel mondo non faccio fatica a riconoscere da lontano i turisti italiani, prima di tutto perché viaggiano rigorosamente in gruppo (è rarissimo trovare turisti fai da te) e poi per la incredibile volgarità, arroganza e maleducazione che li distingue: rumorosi, offensivi, presuntuosi.

questo strato di stupidità è ovviamente sempre esistito anche in passato ed esiste in ogni società, ma normalmente viene represso, impedito di esprimersi liberamente, marchiato come vergognoso.

è quel mondo che la mia povera mamma (veneta) chiamava delle “boasse” (letame).

Berlusconi ha tolto dalle fogne chi meritava di restarci e gli ha dato l’orgoglio di comandare il paese; non si capirebbe il fanatismo di chi lo sosterrà fino alla completa rovina qualunque cosa faccia, se non si percepisse l’appoggio che gli viene proprio dagli strati più bassi ed incolti della popolazione che vede in lui l’autore del proprio riscatto e che finalmente non deve più vergognarsi del proprio narcisismo godereccio, della sessualità mandrillesca, dell’esibizione del denaro e della volgare semplificazione dei valori vitali, nonché della esibizione inconsapevole degli istinti dell’egoismo sociale.

uno dei problemi dell’Italia di oggi è che l’ideologia della “libertà” che è il cemento ideologico del berlusconismo ha fatto presa praticamente in tutta la società civile, dove pochi ricordano che la libertà è solo UNA delle forme della democrazia, ma che in casi estremi la libertà passa attraverso la negazione della democrazia.

(so di essere oscuro, ma intendo dire che la democrazia parlamentare è solo una delle forme, quella in astratto preferibile, per garantire la libertà sostanziale, ma vi sono delle eccezioni).

in questo momento questo popolo berlusconiano deve essere contrastato apertamente, duramente, bisogna semplicemente rendergli la vita difficile e fargli pagare il prezzo della propria stupidità.

e come prima cosa bisogna continuare a dirgliela, la sua stupidità, senza paura, dato che Berlusconi è riuscito a dare all’idiozia il valore aggiunto di essere di moda.

solo la paura può trattenere una massa incolta e bifolca dal manifestare i suoi istinti.

Berlusconi ha capovolto i valori, ha dato alla feccia l’orgoglio di essere se stessi e di sentirsi i padroni del paese e del mondo.

occorrerà una dittatura di una generazione per rimettere le cose a posto.
credo che dobbiamo avere il coraggio di cominciare a dirlo: se in questo momento ci fossero un paio di generali che ci liberano dal tiranno come avvenuto in Thailandia, io sarei favorevole.

tra la dittatura della democrazia e una dittatura democratica, io scelgo la prima (qualunque forma possa assumere).

ma perdonatemi lo sfogo.

. . .

commenti:

Giacomo Zampolin 10 maggio 2009 alle 22:15
Scusa ma non sono riuscito ad arrivare a leggere il brano che hai proposto…
Posso solo consigliarti di vergognarti per ciò che scrivi e per ciò che ti credi di essere. Spero vivamente che tu possa abitare e non solo viaggiare nei paesi che applicano la tua dittatura della democrazia.
VERGOGNATI

bortocal 10 maggio 2009 alle 22:36
mi dispiace che tu non abbia letto la testimonianza di Daditza, che giustifica credo la mia esasperazione.
ho comunque accolto il tuo suggerimento involontario e modificato la struttura del post: credo che sia meglio far precedere i fatti ai commenti.
per il resto non ho capito perché dovrei vergognarmi io di criticare con parole dure lo sfruttamento sessuale e lavorativo dei romeni in Romania da parte degli italiani.
si vergognassero gli italiani che fanno queste cose, piuttosto!
però oso sperare che tu non volessi difenderli.
in ogni caso ho una figlia che attualmente vive in Cina e ci sono stato recentemente, ricavandone un senso di sollievo e di vera e propria liberazione dal disgustoso caos dell’Italia.
per il resto vivo abbastanza bene in Germania, nel quadro di una democrazia ben funzionante, per ora.
ripeto comunque che se la “democrazia” di un popolo dominato da un controllo dittatoriale della informazione degna oramai di un paese del terzo mondo e da una propaganda becera e antidemocratica che è diventata un caso internazionale, è quella del razzismo e della negazione dei diritti umani fondamentali, appoggerei qualunque dittatura ci riportasse con qualunque mezzo nel mondo civile.

Giacomo Zampolin 10 maggio 2009 alle 23:03 · ·
Ho una ragazza tedesca ed ho studiato e lavorato all’estero. E comunque non credo che questo faccia di me una persona più adatta a giudicare le cose che avvengono in Italia e all’estero.
Mi fa molto paura quando affermi di provare sollievo quando ti trovi in Cina, frutto probabilmente di un occhio turistico e non, ripeto, di un abitante che ricerca la sua forma di autodeterminazione in una vera democrazia.
Ormai purtroppo sta diventando luogo comune anche il rispondere a persone che definiscono l’Italia un paese a controllo dittatoriale, soprattutto a riguardo dell’informazione. Che parte della Cina ti sei perso?
Strano sentir parlare di democrazia e mondo civile, anche a costo di fare rivoluzioni e dittature…
ti consiglio una bella lettura sulla dittatura e la negazione dell’essere umano.. si chiama “Libro nero del Comunismo”, ma poteva tranquillamente chiamarsi Libro nero del fascismo o del nazismo… poco cambia… la propria idea se estremizzata porta sempre a catastrofi…

bortocal 10 maggio 2009 alle 23:15
viaggiare aiuta a riconoscere i luoghi comuni e la propaganda che ci assordano.
sono stato a Pechino e anche a Xian, oltre che in un paio di località turistiche minori.
i cinesi non soffrono della dittatura, dato che è parte della loro storia: in compenso l’immagine della loro vita operosa e serena e del loro impegno corale e coordinato a migliorare la loro esistenza è stata davvero come recuperare una immagine viva dell’entusiasmo e dell’impegno dell’Italia nei primi anni Sessanta.
credo che la vita nelle campagne sia molto dura, e me lo conferma mia figlia che ci ha viaggiato, ma non di più di quanto non lo sia nei villaggi minori dell’India, dove ho trovato la gente più felice che mi sia mai stato dato di vedere.
considerando la differenza fra la cultura cinese e quella europea non credo che la situazione psicologica di un dissidente antiberlusconiano oggi, insultato e offeso dai media ogni giorno, sia molto diversa da quella di un dissidente cinese.
il Libro nero del Comunismo l’ho letto, è un libro mediocre e mal documentato, una operazione di propaganda piuttosto grossolana.
comunque parto sabato prossimo per la Birmania, e incontrerò anche un mio ex-alunno che fa parte del team internazionale degli avvocati che sta perseguendo i Khmer rossi.
credo che sarà una esperienza fondamentale per confermare il mio rifiuto di ogni fanatismo ideologico.
ma tra le forme di fanatismo ideologico che rifiuto ci sta anche quello per la democrazia come forma e apparenza e non come sostanza, e continuo a pensare che la mia sia stata un’utile provocazione.
grazie della risposta, comunque, tanto più che condivido esattamente e senza riserve l’affermazione finale: la propria idea se estremizzata porta sempre a catastrofi…
vale pero anche per il democratismo formale, credo.

Giacomo Zampolin 10 maggio 2009 alle 23:52
Sentire frasi come “i cinesi non soffrono della dittatura, dato che è parte della loro storia” mi fa accapponare la pelle… che ne dici se plasmo la tua frase in “gli italiani non soffrono la dittatura, dato che è parte della loro storia”…
e la chiudo qui perché non ne vale la pena continuare.
Già che ci sei leggiti anche cosa scrive Norberto Bobbio (uno che non era esattamente di destra) a proposito del libro che ti ho citato, oppure ti riferivi al co-autore Werth che poi si è associato a quanto scritto da Courtois…

bortocal 11 maggio 2009 alle 7:21
la prossima volta che dovesse capitarti di voler insegnare la democrazia a qualcuno, ti consiglierei un tasso di tolleranza delle argomentazioni altrui un tantino più alto e un atteggiamento meno sprezzante.
che cosa devo dire per non irritarti? che ho trovato i cinesi carichi di senso di oppressione e di sofferenza?
non è così: li ho trovati fieri di se stessi, animati da un grande orgoglio del loro regime e molto molto irritati nazionalisticamente contro l’occidente che pretende di fargli la morale dall’alto di quella che a loro pare una vita sociale e politica di livello inferiore.
e nota bene che la grande crisi che ha reso evidente che sono i veri padroni del mondo, dato che l’economia americana dipende totalmente da loro da anni, non era ancora scoppiata.
è un effetto della dittatura? potrebbe anche essere.
non tutte le dittature sono infatti sgradite a chi ci vive: io ho trovato due paesi dove la dittatura si regge sulla paura e schiacciando col terrore armato l’odio della popolazione: l’Egitto e l’Etiopia, paesi entrambi dove fra l’altro avvengono formalmente delle elezioni, anche se totalmente manipolate dai rispettivi regimi; e un paese dove la “dittatura” è accettata con rassegnazione e senza entusiasmo, ma senza opposizione esplicita, tanto la gente fa quel che gli pare lo stesso: l’Iran.
normalmente – contrariamente alle immagini mentali di chi non riflette abbastanza – una dittatura si basa sul consenso di massa: credi che i tedeschi non amassero Hitler, a parte le poche minoranze perseguitate? e del resto perseguitare qualcuno è il primo segreto di una dittatura per conquistare l’appoggio psicologico degli altri, come ben sa anche Berlusconi.
quindi, le lodi che Berlusconi traccia quotidianamente a se stesso per la crescita dei suoi consensi sono i segni della soddisfazione con i quali un dittatorello calcola il progresso della sua dittatura: siamo al 75%? perfetto, direi che è una percentuale anomala democraticamente; quando saremo arrivati al 90% potremo chiamarci Bulgaria?
detto questo, è difficile chiamare dittatura la Cina solo perché i meccanismi di selezione ad esempio dei 5.000 membri del Parlamento passano attraverso decisioni locali del partito unico che hanno una forma diversa dalle libere elezioni.
lì c’è semplicemente un concetto di democrazia diverso dal nostro, dove l’ascendenza del marxismo si mescola e confonde con la tradizione locale.
per il resto, il tuo atteggiamento in questo dialogo è un buon esempio di pensiero unico; per ricambiare il favore dei consigli di lettura ti rimando a quel che scrisse Galilei su coloro che discutono allegando il principio di autorità e per una riflessione meno monocratica sulla democrazia al recente libro di Coetzle, Cronaca di un anno difficile, che oltretutto è anche un bel romanzo autobiografico e quindi forse ti romperà le scatole meno dei miei commenti.
ripassa di qui dopo esserti allenato meglio a sopportare le idee che ti risultano fastidiose perché disturbano il tuo conformismo, ciao.

Un pensiero riguardo “la dittatura della democrazia. cor-pus 131 [wp 96] – 10 maggio 2009 – 567

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