2009-04-11 – 07:56 wordpress
pubblicato su wordpress col sottotitolo: l’ottimismo insulso sulla crisi dei giornali italiani: tanto in Italia la crisi la pagano extracomunitari e precari.
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a leggere i giornali italiani on-line la crisi economica mondiale dà cenni di miglioramento:
per tutti basta leggere il nuovo Corriere dedicato all’unità nazionale:
Obama: «Barlumi di speranza per l’economia Usa»
Bankitalia: «Primi segnali di frenata della recessione»
poi se si leggono gli articoli oltre al titolo (cosa che certamente fanno in pochissimi) non c’è l’ombra di un motivo concreto per essere ottimisti, anzi:
Tra gli eventi positivi (…) le decisioni prese dai capi di Stato al G20 di Londra
ma poi si dice chiaramente che si aspetta di vedere che effetto avranno.
ottimismo della volontà, avrebbe detto Gramsci.
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stranamente nello stesso giorno sulla stampa tedesca leggo invece notizie opposte.
può essere che questo dipenda che la crisi sta mordendo molto più a fondo in Germania che in Italia?
può dipendere dal fatto che l’Italia, per qualche motivo che a me personalmente sfugge, sembra messa un po’ meglio delle due vecchie locomotive della sviluppo, la Germania e il Giappone?
dice sempre il Corriere (ma non i giornali tedeschi):
Crisi, l’Ocse: timidi segnali di ripresa in Italia e Francia.
dice invece in Germania la FAZ, Frankfurter Allgmeine Zeitung:
Il Giappone approva un ulteriore indebitamento record.
ed informa che è iniziato il conto alla rovescia per la nazionalizzazione della banca Hypo Credit, che sta costando ai contribuenti tedeschi quasi un centinaio di miliardi di euro.
la produzione qui in Germania è in calo ancora più marcato che in Italia.
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secondo i giornali italiani nel 2010 “potrebbe” inIziare la ripresa.
secondo i giornali tedeschi anche il 2010 “potrebbe” risultare un anno difficile.
bello essere italo svevi.
bisognerebbe smettere di leggere i giornali: sono un puro strumento di propaganda che ogni giorno fanno di noi quello che vogliono.
ma non abbiamo alternative: e non ci resta che tentare pazientemente di confrontarli e criticarli per strapparne barlumi di verità.
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(mi scuso da subito con gli studenti che fossero arrivati fino a qui in cerca di spunti per la tesina degli esami di maturità sullo scrittore triestino che è quasi mio omonimo: in ogni caso, anche io sono italiano e vivo in Svevia, il vecchio nome storico dell’attuale Baden Württemberg, e la penso come lui:
Notammo il credito in un libercolo, per il caso in cui ogni altra testimonianza in seguito a qualche cataclisma fosse sparita (La coscienza di Zeno, Cap. 7 Storia di un’associazione)
Ci sarà un’esplosione enorme che nessuno udrà (La coscienza di Zeno, pagina finale)
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daditza mi risponde con un commento così interessante che lo ricopio qui ad integrazione e completamento del mio post:
Io una ragione me la posso immaginare.. visto che l’economia italiana è per una grande parte sommersa, e non soggetta a conteggi statistici, le centinaia di migliaia di persone “in nero”, più che altro immigrati, ma non solo, che hanno perso il lavoro dall’inizio della crisi non appaiono da nessuna parte.
E’ molto più facile far fuori quelli che qualcuno al quale bisogna pagare cassa integrazione, ovviamente.
Sono convinta che l’economia italiana in generale ha ceduto DI PIU’ delle altre europee, ma, essendo, appunto, fortemente sommersa, quello che si registra è solo la parte ufficiale, per forza di cose inferiore a quella degli altri paesi dove ogni singolo disoccupato, ogni chiusura di ditta e ogni ordine viene registrato ed entra nelle statistiche.
In Italia le merci si comprano in nero, la gente lavora in nero, ditte aprono e chiudono con ufficialmente un dipendente e invece ne avevano 50… in nero.
Quello che si legge negli altri paesi, sulla crisi, è quello che realmente succede.
Quello che si legge in Italia, è quello che succede nella parte “visibile” d’Italia, che per forza di cose è meno incisiva…
Metti, abbiamo 100 ditte in Germania con ognuna 10 lavoratori, diminuisce il lavoro, devono licenziare metà ognuna, e magari alcuni chiudono, avremo un certo numero di licenziamenti e fallimenti che appare sulla stampa.
In Italia sono sempre 100, di cui però solo 60 sono dichiarate, e anche di quelle dichiarate di 10 lavoratori sono 3 dichiarati e gli altri no.
Quindi se si licenzia e si chiude, quello che vedremo nei dati ufficiali, sarà una frazione di quello che appare altrove.
Poi visto che un’altra cosa con la quale in Italia sono bravi sono le scatole cinesi, scommetto che con gli aiuti anti-crisi del governo si sono già aperte x mila ditte fittizie che non incasseranno mai un soldo e non pagheranno mai un euro di tasse, ma intanto incassano aiuti, per poi prontamente chiudere prossimamente.
Eccoci i dati della “ripresa”.
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per una associazione mentale fulminante questo commento di daditza mi ha anche rivelato istantaneamente le radici molto marxiane, cioè concretamente economiche, del razzismo italiano.
per anni l’Italia è sopravvissuta alla concorrenza internazionale con la sua economia creativa, ma non particolarmente avanzata tecnologicamente, attraverso svalutazioni dette chissà perché competitive della lira, che abbassavano periodicamente il costo reale dei nostri prodotti all’estero, scaricando sul debito pubblico via via crescente il loro costo.
col suo ingresso nell’euro questo non è stato più possibile e in questi dieci anni si sono confrontate in via sotterranea due sole linee alternative di politica economica e sociale: quella berlusconiana, volta a mantenere il paese com’era, e quella di Prodi, volta a provare a farne un paese europeo moderno.
la linea politica di Prodi è stata rifiutata a furor di popolo: impossibile non percepire nell’odio e nel disprezzo della destra per la politica economica pulita di Prodi la risposta viscerale dell’Italia truffarda all’appello di Berlusconi a non pagare le tasse.
Berlusconi è stato colui che ha garantito alla borghesia italiana (ma nella sua dimensione pasoliniana allargata, che oramai la identifica col popolo stesso tutto intero) che le tasse le avrebbero pagate gli altri: gli immigrati, i lavoratori salariati, i precari e i lavoratori pubblici.
strano, perché questi quattro gruppi sociali, se riuscissero ad allearsi, avrebbero la maggioranza netta della popolazione.
ma tuttavia anche fra loro si annidano contraddizioni, anche gli operai lavorano volentieri in nero, la corruzione come metodo di vita è infiltrata ampiamente in ogni fibra sociale e costituisce il collante stesso dello spirito nazionale paramafioso e cattolico.
il cattolicesimo, già: la religione che ha inventato la confessione, per poter violare la legge divina senza rischio e con l’autorizzazione della autorità religiosa…
un paese corrotto e marcio moralmente come l’Italia non può che essere razzista.
tocca agli immigrati (e ai precari, assimilati a loro, come nuovi paria) reggere le periodiche svalutazioni competitive dei salari e delle condizioni di lavoro.
ecco perché la crisi italiana non si vede e da un certo punto di vista perfino non c’è.
un modello vincente, non c’è che dire…
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commenti:
daditza 11 aprile 2009 alle 13:28
commento inserito integralmente nel post.
bortocal 11 aprile 2009 alle 16:58
anche questo commento è stato inserito nel post, salvo questa variante e tranne la parte finale:
[…] questo tuo commento […]
– ho inserito il tuo commento e la mia risposta nel corpo stesso del post: troppo bello!
domattina presto parto per l’Italia, e per un po’ non accederò a internet.
daditza 12 aprile 2009 alle 12:29
buone feste, buona italia..!
bortocal 13 aprile 2009 alle 8:39
grazie, buone feste a te!
e rieccomi collegato anche da qui!
daditza 14 aprile 2009 alle 8:07
e allora, come te la senti questa italia?
bortocal 14 aprile 2009 alle 8:31
a parte il fatto che ho passato domenica prima in viaggio e poi in una cena di famiglia e ieri in casa a dormire una massa notevole di tempo, è la prima volta che ho la sensazione di andare all’estero!
certo, adesso la mia casa, perdipiù vuota da quando mio figlio se ne è andato per mettere su casa con la morosa, mi sta facendo uno strano effetto (utero materno, più o meno, a giudicare da quanto sto dormendo)
poi il vero e proprio shock delle strade semivuote…
e il cielo, ovviamente, anche se il tempo è bruttino…
daditza 14 aprile 2009 alle 14:18
bhe qui al nord è bello. e quello sarà proprio l’unica cosa che mi mancherà, una volta rimpatriata in germania. la luce, e il sole che comincia a scaldare molto prima.
bortocal 15 aprile 2009 alle 18:17
qui sembra scoppiata l’estate, cara daditza, ma fra due giorni io ritorno al nord, dopo una lotta estenuante con le automobili sulle strisce e con le code in qualunque tipo di ufficio.
l’Italia, paese dei timbri!
[…] oggi trasferito qui: https://corpus0blog.wordpress.com/2019/04/21/italo-svevo-e-la-crisi-mondiale-cor-pus-108-wp-73-11-ap… […]
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