2006-08-11 – 00:12:58
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il mio hotel a Bijapur è su una strada molto centrale e trafficata, non lontana da qualche presuntuoso monumento in una piazza ridotta a spartitraffico di un aggrovigliarsi urlante di motori e pedoni.
a due passi un profumatissimo e sgargiante mercato di colori sotto forma di frutta e venditori (soprattutto venditrici).
le foto forse non sono propriamente quelle, ma danno voce al mio ricordo di questo risveglio luminoso, del mio aggirarmi tra le bancarelle, di una colazione poco convenzionale con manghi e melograni.
subito dopo mi faccio portare, nelle prime ore del mattino, al più grande e pomposo monumento della città, una cupola immensa ed opaca, la più grande dell’India e la terza del mondo, per quel che valgono queste statistiche sempre diverse a seconda del paese che vai e della cupola che la guida cerca di indurti a farti visitare.
la precocità del mio risveglio rende la mia visita fresca e per il momento abbastanza solitaria.
alla cupola si sale da attorcigliate scalette a chiocciola e la si aggira sui bordi già sospesi panoramicamente nel vuoto, tra prospettive stupefacenti dell’edificio che si colgono dal camminamento tra balaustre traforate, dove un soldatino armato che sorveglia rifiuta irrigidito di farsi fotografare.
Da: bortocal A: ennebbi Data: 8-giu-2006 17.55
oggi mattina a Bijapur, che da odiosa come mi si era presentata ieri, mi e’ apparsa invece affabile e affascinante.
la terza cupola del mondo e la sua galleria dei sussurri o meglio dei pazzi.
la citta’ polverosa che vista dall’alto della cupola appare un pe
Da: bortocal A: ennebbi Data: 8-giu-2006 18.13
ti dicevo che appare un pezzo di giungla invece, contenuta dentro queste mura troppo grandi e questi indiani musulmani un po’ musoni, che invece sono poi malinconici e piu’ affettuosi ancora degli altri.
dovevo avere tempo, fermarmi, socializzare, e invece – visto il monumento principale (comunque emozionante) e intravisti gli altri da lontano dalla cima della cupola -, eccomi ripartito in questo finale accelerato da comica alla ridolini.
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nella mail solo un accenno alla “gallerie dei pazzi” e poi non se ne parla più, neppure col linguaggio della fotografia; non mi resta che tentarne una descrizione qui.
la cupola di Bijapur ha qualcosa che ai nostri occhi è malato: non ha infatti “l’occhio” che nelle nostre cupole è cominciato del tutto aperto nel Panteon di Roma e nelle altre è sempre sovrastato da una copertura che però intercetta molto poco la luce, la cosiddetta “lanterna” della cupola, detta così perchè la illumina.
occhio vero e proprio o lanterna che sia, nelle nostre cupole vive la luce; è talmente ovvio per noi questo gioco della curvatura della volta e della luce che vi si insinua e la sottolinea, che neppure lo cogliamo, dato che per noi questo gioco stesso di luce ed ombra è la cupola, che in grazia di questo simboleggia il sole e il cielo.
in una civiltà musulmana, dove vive invece una religione della notte, la cupola è buia e simboleggia il cielo notturno, ma senza mezzaluna neppure.
è quell’assenza di dio del popolo del deserto, che viene chiamata da lui Dio: un Dio che punisce e vieta, un Dio che nega, come tutta negazione è la vita arida e dura delle sabbie di fuoco.
così, dentro questa cupola buia, ci si sente persi e sgomenti percorrendo il larghissimo corridoio interno che la circumnaviga tutta, come un salone delle feste senza candelabri, a metà della sua altezza, sospeso già altissimo sopra le tombe di pietra nera in basso, coperte degli islamici drappi di raso verde squillante con bordi d’oro
la cupola chiusa e grandissima poi raccoglie i rumori da ogni suo angolo e li fa scivolare veloci su tutta la sua superficie, portandoli – se vuoi provare l’emozione e se hai con chi provarla – da labbra quasi appoggiate al muro su un lato a sussurrare ad un orecchio appoggiato sulla parete opposta ad ascoltare.
che splendidi sussurri d’amore ci si potrebbe scambiare nella cupola cieca di Bijapur, a visitare in due questa costruzione che, come tutti i ciechi, ha così bene sviluppato il senso dell’udito.
ma invece ragazzi, bambini ed adulti bambini, che fanno? urlano con tutte le loro forze nel camminamento solenne e talmente buio che neppure ho potuto fotografarlo.
se avessi potuto ricopiare un frammento dei filmati girati qui, solo per il gusto di riavere il suono di quella ragnatela di urla mille volte ripetute dall’eco sordida (ma il mio pc è troppo vecchio per reggere l’operazione), avrei potuto almeno immergervi in questo buio di grida di angoscia scagliate contro la cupola a mettere in volo i piccioni imprigionati.
si grida di terrore fingendo di gridare di terrore e ridendo, anzi sghignazzando con tutte le forze.
lei, impassibile (la cupola, intendo), moltiplica senza fine le urla e fa sì che sia una folla, una umanità intera senza luce di sguardo che gioca ad avere paura nel buio di una notte che appare senza stelle.
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Da: v. A: bortocal Data: 7-giu-2006 21.40
ti ho dato un giorno di tregua..
sto per dartene un altro…
goditi il tuo viaggio.
e grazie delle tue parole… comunque mi serviranno.
il mio vero nome?
Sidrif.
è un nome greco.
e pure una bella bufala.
abbracci
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Da: bortocal A: v. Data: 8-giu-2006 16.39
firdis potrebbe essere greco (ma non me lo ricordo).
sid-rif al massimo arabo.
lascia stare le bufale, per favore.
si deve essere diffusa la voce che non mi piacciono.
e queste bufale indiane continuano ad attaccarmi…
sorrisi a parte, spero che l’equilibrio arrivi:
quello che propriamente io o altri possiamo dirti serve a poco,
ma serve a molto poter parlare,
quindi non darmi tregua.
del resto parto dopodomani mattina e a sera dovrei essere a casa.
un abbraccio.