Hampi. 5 giugno. [VII, 14]. 14 giugno 2006 – bortolindie 36 – 506

2006-06-14 – 21:38:56

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Da: bortocal A: ennebbi, perdamasco   Data: 5-giu-2006 17.57

cara Nadia,

sei veramente gentile e il tuo entusiasmo e’ contagioso.

continuo quindi con i resoconti recuperando le ultime due giornate (su richiesta di perdamasco, mando anche a lui il resoconto originale, e’ troppo curioso!).

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4 giugno

il resoconto quindi riprende ieri domenica mattina verso le 9 quando io sbarco dal vagone sleeper del treno che va a Goa alla stazione giusta, Hospet, a 20 km da Hampi,

risanato dai sogni notturni e in vena piu’ che mai dopo una giornata di squallida attesa che invece si e’ rivelata risanatrice:

nella mia mente comincia a moltiplicarsi il quadro delle nuove cose viste e con questo decisivo salto di alcune centinaia di km vero ovest, in un altro stato, mi attendo di continuare nel clima di grazia svluppatosi nelle ultime ore.

per andare ad Hampi, che ho scovato sulla guida solo per il numero di pagine dedicatogli e perche’ era una delle mete sul percorso originariamente previsto, ma che poi mi sono messo a fare al contrario, ho deciso di concedermi il lusso di un autoriscio’.

il ragazzo di trent’anni (ma ne mostra meno) un po’ capellone e a volte vanesio nel gesto di sistemarseli al vento che glieli scompiglia, che mi racconta quasi subito di avere tre figli, sa qualche parola di italiano, parla un inglese sciolto e ben pronunciato che quindi riesco essenzialmente a capire, sa perfino un po’ di francese.

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si rivelera’ una guida sensibile: riconosco l’intelligenza, si stabilisce un flusso forte.

si ferma ai posti giusti, mi lascia fare foto e riprse, non si indispettisce se lo faccio fermare di colpo in mezzo ai campi per un particolare che mi ha colpito.

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pian piano ci avviciniamo ad Hampi.

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Hampi, ignorato da tutti i viaggiatori italiani che contano letterariamente, si rivelera’ il posto piu bello dell’India vista da me finora in 40 giorni di peregrinazioni intense,

ed entra nella mia mente nei luoghi grandi dell’immaginario, assieme a Palmira, alla Cappadocia, al deserto berbero del Marocco…

cerchero’ di descriverlo, ma sapete che le cose belle non si possoo descrivere.

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se ci riuscite andateci una volta nella vita.

non occorre fare tutte le pazzie che ho fatto io per arrivarci, aereo per Goa (diretto) e sleeper da Goa o autobus deluxe per poche ore.

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gia` ho raccontato delle rocce erratiche di Warangal, delle strane concrezioni sparse nella pianura.

avvicinandomi ad Hampi queste stranissime formazioni, delle quali mi sfugge quale possa essere l’origine, si intensificano.

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entriamo nel cuore di un delirio di dio:

sia stata l’ira a fargli frantumare le montagne in questi macigni e massi discontinui e a fargli ammucchiare creativamente nei modi piu’ sorprendenti, non avrebbe potuto tanto.

no, qui qualcuno si e` divertito in un catalgo di combinazioni folli ed immaginarie.

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mi sembra di essere entrato in una variante dell’universo di Escher,

solo che qui Escher compone i suoi paesaggi razionalissimi e assurdi solo con sassi per lo piu’ di 10 metri x 20 almeno.

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questa terrificante profezia pietrificata che si estende ormai a perdita d’occhio tra palmeti lussureggianti e sorprendentemente tropicali, in un paesaggio verdissimo e ricco d’acque, non e’ tutto.

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anzi, e’ solo lo sfondo di un delirio ancora piu’ forte di quello di dio.

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gia’, perche qui proprio qui in questa specie di gole del Dadès, superiori ad esse per ricchezza fantastica, in mezzo all’arenaria rossastra, in gara vincente con quelle forme senza limitazioni, gli uomini hanno costruito 500 anni fa una metropoli, che era – e lo fu per 100 anni circa – la capitale di allora dell’India del Sud,

unificata da un grande guerriero morto a 42 anni, che progetto’ personalmente e costrui’ una citta’ che aveva allora 500.000 abitanti e che si estende su ua superficie di 43 km2, due volte la superficie del centro storico di Roma entro le mura aureliane.

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solo che qui la citta e` morta del tutto, se si escludono i mille abitanti arroccati in fondo al punto piu basso nel piu` bel villaggetto turistico indiano, tutto fatto di case autentiche, con qualcosa di nobile.

in mezzo ai dirupi, sulle colline lisce, aggrappati ai massi in equilibrio impossibile per km e km a perdita d’occhio ci stanno centinaia e centinaia di templi (non e’ una esagerazione), infinite varianti di motivi uguali.

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il mio driver mi porta a una guesthouse, dove per l’incredibile cifra di 5 euro mi viene concessa una suite principesca, di due camere, con bagno (e water, il mio primo water in India), nonche’ terrazza sulle piantagioni di banane e gli urli delle scimmie.

la casa e’ del 1400.

il letto imperiale e spoglio allo stesso tempo tra quattro pilastri

(unico tormento le zanzare).

mi accordo col driver per un giro domani tra le rovine che si estendono per quasi 10 km e che non posso fare a piedi.

poi rimasto solo e dopo uno spuntino sul vialone in terra battuta e pulitissimo del paese, comincio ad esplorarlo.

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mi meraviglia trovare tra i banani le insegne di un ristorantino dove fanno le tagliatelle a mano.

sul bordo del grande bacino secco che sta davanti al tempio quattro muratori che comincio a fotografare (il quarto muratore è… una ragazza), non vorrebbero che smettessi mai.

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poi mi aggiro disordinatamente e senza guida tra queste meraviglie.

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un paio di volte ad alta voce da solo, come un matto, mi ascolto ridere e dire: non ci posso credere.

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avro’ le foto, avro’ i filmati, ma nulla servira’.

andateci.

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fosse solo per vedere seduti su un sasso il geco prudente dalla testa rossa che sbuca accanto a voi.

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intanto perfino il cibo e’ meno piccante oggi, scopro un riso con uova fritte che non carbonizza lo stomaco come di nuovo quello di ieri.

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. . .

passo le ultime ore del pomeriggio felice come un usignolo nella valle scavata dal fiume che attraverso in barca,

dove i roccioni che spezzano anche qui la corrente sono sovrastati da idoli e colonne e nascondono gli ultimi tempietti.

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. . .

e’ da questo entusiasmo che nascono le due mail di ieri a te, Nadia.

due ore in internet cafe’ e all’uscita e’ buio pesto nel paesino.

per pura fortuna mi sono fatto scrivere il nome della guesthouse (dove l’unico ospite sono io: è una guesthouse con una camera sola, la mia!), perche` mi rendo conto di non saperci tornare.

a occhio direi che e’ in fondo a questo stradone (non è mica la strada principale del borgo questa?),

ma dove si aprono le tenebre mi fermo e torno indietro, dove sono finiti i due ristorantini di fronte alla guesthouse?

devo chiedere aiuto a un altro driver momentaneamente disoccupato e appiedato.

deciso mi porta da tutt’altra parte, a un posto che si chiama come il mio, solo un’acca di differenza.

ce ne sono tre di posti che si chiamano cosi a Hampi, mi dice, proviamo col secondo.

. . .

il secondo e` quello buono, era giusto dieci metri più in là del punto in cui mi ero fermato e i ristorantini sono ormai chiusi, perchè la stagione turistica in India è finita da un pezzo:

siamo in bassissima stagione:

il culmine del caldo e dell’afa, prima dell’inizio della stagione delle piogge.

entriamo nella mia suite e giusto in quel momento salta la luce in tutto il paesino.

dove e’ finito il driver?

non lo vedo in queste tenebre totali e mi sembra di sentirlo andare in direzione opposta alla porta, che ho a un metro di distanza, inutile aprirla, sembra anzi che il buio aumenti entrando da fuori.

io cretino preso dal panico al pensiero che a questo punto la cinepresa che ho appoggiato sul letto un istante prima che la luce scompaia e’ certamente fottuta.

e invece niente.

non e’ successo niente di quello che temevo,

questi indiani…

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5 giugno

quanto ai fatti di oggi, essi partono dalla osservazione che morire e vivere nella nostra cultura ispirata a essere – non essere, sono due oppositi, ma in India non ci sono opposti, ma giustamente solo gli estremi ideali di una scala che e’ sempre la stessa.

il bene non e’ opposto al male, ne’ la vita alla morte; la realta’ le comprende e le giustifica tutte.

con piu’ calma, nell’edizione completa nel blog di questa mail che ora si sta riducendo a frettolosi appunti, si parlera’ anche delle parallele letture di quella notte – quando la luce tornò – sulla definizione del canone cristiano (agitando le mani contro le zanzare) attraverso una delle principali invenzioni della storia umana, che la chiesa cristiana fece appunto verso la fine del II secolo:

il concetto di eresia.

fino ad allora chiunque poteva definirisi cristiano,

ma già nel cuore delle persecuzioni, a pochi passi dalla morte, tra i cristiani cominciò a levarsi qualcuno alla fine del II secolo, a distinguere tra cristiani veri e cristiani falsi o “eretici”

(che vorrebbe poi dire “che hanno fatto una scelta”).

concetto dal quale nel giro di altri 200 anni si arriverà alle persecuzioni cristiane contro i vangeli delle origini, i piu’ autentici, iniziate all’izio del IV secolo: persecuzioni che produssero la loro sparizione dalla storia e quindi la sparizione del cristianesimo più autentico.

. . .

“i due concetti sono legati”, ho scritto.

quali concetti? quelli della radicale opposizione della cultura occidentale tra bene e male e quello della radicale distinzione tra verità e falsità, tra ortodossia ed eresia.

opporre il bene al male, il tutto al niente, il diavolo a Dio è il male della nostra cultura, che alla fine e’ dualistica senza sapere spiegare perche’.

e l’unico che l’ha capito bene e’ stato Goethe, non a caso grazie alla sua curiosita’ intellettuale per l’

. . .

e’ appena saltata la luce di nuovo in tutta Hampi e ho temuto di avere perso tutta questa mail.

. . .

per l’oriente.

mi fermo allo schema.

con queste riflessioni comunque mi sono addormetato tra i pruriti insopportabili provocati dalle zanzare.

* * *

sono le 8,30, il sole è già sorto da due ore e il mio driver è già qui fuori che mi aspetta.

ecco giunto il momento di sospendere il post, che è già lunghissimo, per una seconda galleria fotografica su Hampi.

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commenti al post:

nadia_bi (Besucher)   2006-06-15 @ 00:22:45

bellissima l’ultima foto,

comprendo il tuo entusiasmo di fronte a tanta bellezza.

si sente il silenzio di quel posto che rigenera la mente

notte notte

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Bortocal   2006-06-15 @ 19:31:04

notte notte,

nadia.

… ma come? a quest’ora? dirai tu.

mi prenoto per piu` tardi, visto che vai a dormire sempre dopo di me.

:-))

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nadia_bi (Besucher)   2006-06-15 @ 22:56:11

prenotazione accettata.

ma e` comodo cosi`..

ti basta solo una prenotazione per questa sera o vuoi prenotare fino alle due proxxime settimane??

abbiamo appunto una promozione italo/tedesca

notte notte 

giorno giorno

kuss 

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Bortocal   2006-06-15 @ 23:05:48

io mi prenoterei per una vita intera (ops, per la parte che resta, non esageriamo), ma sono sicuro che non funzionerebbe.

spiegami meglio questa storia della promozione…

Kuss.

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nadia_bi (Besucher)   2006-06-15 @ 23:22:06

tt uguali quando c’e` una promozione…

e` un ‘idea napoletana..

[della serie inventiamoci il lavoro..

invece di andare a rubare i portafogli ai turisti in india].

prenoti le buone notte notte da inviare e qualcuno lo fa per te..

e lo stesso vale per i giorno giorno..

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