2006-06-14 – 20:44:54
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pabloz70 02.06.06 @ 18:39
che dire, bortocal? il tuo blog ha un peso specifico prossimo a quello dell’uranio: ogni tua riga andrebbe commentata aprendo un nuovo blog – e il bello è che sto scrivendo questa cosa senza un briciolo di ironia!
mi ricordo che al liceo avevo studiato uno scrittore latino di cui non ricordo il nome, di cui si diceva che aveva letto tanti libri che ad una persona normale non sarebbe rimasto il tempo di scriverne uno, e scritto talmente tanti libri da chiedersi dove avesse trovato il tempo anche per leggerne uno solo
credo che per te valga la stessa cosa: così a volte capita che o leggo il tuo blog, o scrivo il mio! 🙂
circa questo tuo post, in certi punti parli di Dio non come un ateo ma come un figlio abbandonato – ti sei sentito tradito, per cui ora lo rinneghi…
le cattiverie alle quali ti ha sottoposto non ti hanno convinto che non esista, ma che sia cattivo, talmente cattivo che tu non vuoi più credere a lui – pur continuando a credere nella sua esistenza…
al di là di questa mia analisi superficiale, quello che scrivi è tutto vero: la fede è un dono? o la fede è un dovere?
alla fine, è importante credere nell’uomo, e già questo è molto..
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Da: Bortocal Data: 4-giu-2006 15.38
caro Pabloz,
grazie delle tue parole, mi fa piacere che c’e’ qualcuno che mentre sono via mi legge proprio come mi piacerebbe essere letto e come a me pure piace leggere
(ma incontro pochi che debbano essere letti cosi’ e uno tra questi pochi sei tu).
questo mio post e’ forse meno rigoroso di altri, e’ un po’ discontinuo e pasticciato, non ha un chiaro oggetto ed e’ stato uno sfogo del cuore.
per sfogarmi ho provato a tornare il bambino che credeva e a parlare per un pezzo, nel post, della fede come avrebbe parlato lui (anche per farmi capire da chi la fede ce l’ha).
con questo bambino che sono stato, sai, devo imparare a riconciliarmi: non gli ho voluto bene abbastanza, perche’ quel bambino sentiva di non essere amato e stava male con gli altri: era stato educato da un lato a pretendere tutto da se’ dall’altro a non sentirsi mai all’altezza. e faceva altrettanto con se stesso: si trasformava in un capo esigente, senza saperlo.
l’altra sera in una di queste notti indiane, mi e’ tornato alla mente un altro episodio dimenticato delle cattiverie che per anni ha subito questo bambino intelligentissimo, sensibile, affettuoso e ostinato come un mulo.
non lo raccontero’ qui perche’ in fondo e’ troppo intimo e personale, solo mi ha fatto venire le lacrime agli occhi.
commosso su me stesso, come sul bambino ragno che avevo appena incontrato sul treno
(un bambino di 6-7 anni senza una gamba che puliva il pavimento dei treno con una scopa e un secchiello, come un altro avrebbe giocato con la sabbia, e si trascinava strisciando senza provare neppure ad alzarsi, come un ragno che avesse tre zampe sole, dato che anche le braccia erano diventate zampe di ragno per lui)
e pensavo: ecco, come lui si e’ adattato, anche io mi sono adattato.
che altro deve fare un bambino?
tutto il resto e’ venuto da li’.
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commenti al post:
nadia_bi (Besucher) 2006-06-14 @ 20:54:02
e` davvero profondo pabloz..
non mi ero sbagliata..
mi piace leggere i suoi post
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Bortocal 2006-06-14 @ 21:21:26
si`, cara Nadia, tra tutti noi io trovo che Pabloz sia colui che piu` si avvicina alla perfezione spontanea del frutto rotondo, che neppure sa di avere un brillante colore e un profumo che si sente da lontano, semplicemente perche` non potrebbe essere diverso da cosi`.
pabloz non ha bisogno di sforzarsi, gli basta essere quello che e`, non gli servono rulli di tamburi ne` riflettori, parla sottovoce e attorno gli si crea un silenzio stupefatto, di cui non afferra la ragione.
beato lui, mi viene da dire, che non si e` scoperto ancora…
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ma tu pensa che frase davvero profetica!
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pabloz70 http://grafemi.wordpress.com 2006-07-31 @ 11:05:31