Aurangabad, quando l’India era buddista. 31 dicembre ore 20,30. 18 marzo 2006 – bortolindie 11 – 185

2006-03-18 – 13:23:44

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Happy new year.

Qui è già cominciato.

indien

carissimi,

non so cosa significhi il silenzio di voi figli (neanche al messaggio telefonico di buon anno avete risposto!), ma Fabia dice che i miei racconti le piacciono e io continuo a mandarli a tutti e quattro, sapendo che disturbare non possono.

abbiamo saltato un turno ieri, perche internet e` praticamente sconosciuta in questa nuova citta dove mi trovo, Aurangabad – 800.000 abitanti, ma altri 160 km verso il centro dell’India –

ma sono km che non hanno misura standard: sono piu distante da Mumbai – in termini di tempi di trasporto – che da Stoccarda, casa mia.

e quindi ieri sera trovare un internet cafe e` risultato impossibile, i guidatori di autoriscio` erano convinti che fosse un ristorante vegetariano e giravano a vuoto:

stasera, invece – finito di cenare con due ragazzi sud-coreani – sono uscito con la calma disperazione dei cocainomani e me ne ne sono scovato uno – molto discreto al punto da apparire quasi ben nascosto, direi, pazientemente a piedi risalendo questa citta immensa, che e` lunga almeno 10 km.

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dunque, che cosa ho fatto ieri?

per prima cosa ho preso le distanze dalle mie strabilianti esperienze del giorno prima, sia perche` io sono fatto cosi, sia perche` credo fosse l’unico modo per tornare a casa.

e quindi, mentre mi infilavo di corsa sull’autoriscio` per la stazione, sconvolto da un vento gelido che imperversava, e – si sentiva – scendeva direttamente dall’Himalaia, per non dire dalla sconfinata Siberia, tanto per cominciare, mi sono chiesto:

come e` possibile, caro Mauro, che tu che sei tanto severo con la religione – o le religioni – locali, ti faccia prendere poi da tanta incomprensibile indulgenza di fronte a manifestazioni cosi` assurde e mostruose?

eppure, nonostante l’esamino di coscienza della sera, ancora in pieno possesso delle mie facolta` (spero almeno), continuo a ritenere ben piu` pazzesche le affemazioni bigotte del papa sul feto che ama il prossimo e si sente vicino al Signore

(prima ancora che gli si sia formato il cervello, organo – come ben sapeva Aristotele del resto – prevalentemente esornativo,

– e se Terry Broom poteva pensare con un cervello praticamente semiputrefatto, figuratevi secondo questo signore se non puo pensare anche il feto, cervello o no!

– piu` pazzesche che gli ascetismi di questi guru di montagna.

forse prima di tutto e` un problema di prepotenza, che non riesco ad accettare.

questi, infatti, non impongono nulla a nessuno e quello non fa altro.

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la chiesa, che ha fallito – grazie al narcisismo oscurantista di Wojtyla – il tentativo conciliare di reinterpretarsi alla luce della modernita`, ora si pone come forza politica di condizionamento del potere, non sapendo piu fare altro,

rassegnata ormai a perdere i fedeli – e i preti! esclusi quelli che hanno tendenze omosessuali, quanti gliene resteranno?

– e ben decisa invece a sfruttare l’appoggio di quelli che non credono – questa e la sostanza della chiesa di oggi.

e non puo` esserci in questo contesto un movimento umanista di difesa dei valori della democrazia e della solidarieta che non abbia nel suo programma la lotta alla chiesa come forza politica – senza che questo significhi minimamente attentare alla liberta` religiosa, anzi, dato che chi attenta alla liberta` religiosa oggi e` la chiesa.

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scusate la divagazione non troppo indiana, in apparenza soltanto, perche` – come scrive Pasolini – l’India e` prima di tutto il regno della compresenza delle religioni, di tutte quelle che ci sono al mondo, praticamente.

018_aurangabad2

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io dunque, arrivato alla stazione con 90 minuti di anticipo sul treno, per paura non mi venisse voglia di fare ritardo – sono andato a visitarmi un tempio induista moderno (e risultato schifosissimo, la chiesa di via Crocifissa e` molto piu bella) che la guida sottolineava essere dedicato all’Insegnamento del nobil Signore (che sarebbe poi Shiva), il   Bhagavad Gita, che ho giusto finito di leggere stanotte, e che come vi accennavo – nella bellezza di un testo che ha la densita` della Divina Commedia – pone dei punti fermi sulla filosofia indiana del VII secolo, il momento magico in cui ricomincio a diffondersi l’induismo e l’India abbandono il buddismo.

questo testo e` interessantissimo non solo per questo, ma perche` pone in una decina di versi alcuni quesiti sul rapporto tra fondamentalismo e nichilismo, di sconcertante importanza e attualita` (altro che Benedetto XVI!).

“non può venire in essere cio` che non e`,
né puo` cessare di essere cio` che e`:
coloro che vedono la verità sanno
che fra questi due c’e` un limite invalicabile”.

Bhagavad Gita, 2, 16

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“essi affermano che l’universo è privo di realta`,
senza un supporto, senza un Signore,
ma si produce continuamente
solo a causa del desiderio.   (…)

dominati da un’inquietudine smisurata,
che termina solo con la morte,
dediti al godimento dei piaceri,
convinti che niente altro esista”

Bhagavad Gita, 2, 16, 8 e 11

BG Krishna instructs Arjuna

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insomma il tempio era bruttissimo, e contro le mie attese il suo rapporto col testo stava solo nel fatto che il medesimo era completamente trascitto in alfabeto hindi sulle pareti del tempio stesso, nei cui meamdri poi si nascondevano i soliti mostri da luna park, quietati dal dio.

tuttavia alla fine il tutto mi rimane mirabilmente scolpito nella mente, chissa perche`.

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insomma, finalmente il treno e arrivato, in una calca indescrivibile, ma alla prima stazione mi e` stato premurosamente fatto posto.

il dubbio che accenno e` che io – che forse giro con le fette di salame sugli occhi – non riesco a vedere qui il peso del sistema delle caste di cui trovo piena documentazione in tutti i viaggiatori – ma forse forse forse tutta sta gentilezza gli indiani la mostrano perche` – in grazia della pelle chiara – appartengo secondo loro alla casta superiore e sono particolarmente vicino agli dei?

sicuri che siano altrettanto gentili tra loro o addirittura con i membri delle caste inferiori?

se fosse cosi, quante cose dovrebbero riscrivere in tanti sull’India!

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il resto del viaggio, di tre ore e mezza, e` stata di quella normale fraternizzazione che fa la bellezza e la superiorita` del treno rispetto ad ogni altro mezzo di trasporto.

e verso l’una eccomi catapultato in questa citta che Pasolini descrive piu` di una volta con trasporto, perche fu il suo primo contatto con l’India vera, lasciata Bombay (ma in aereo!), e che a me invece non piace, che trovo anzi poco caratteristica e piuttosto segnata – cosi vicina ormai al limite dell’India settentrionale – dal rapporto con l’islam, che indurisce gli indiani e li rende meno indiani.

mi trovo infatti catapultato in mezzo a un assedio petulante fino a farti perdere la testa dei procacciatori di qualunque cosa.

la citta e` turistica infatti, pur aveno poco da offire – e con distacco ho guardato le decine in comitiva che con me scendevano dal treno – carrozza prenotata probabilmente.

turistica perche e` la sola base possibile per raggiungere le meraviglie di cui vi parlero` oggi e domani.

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ed eccomi uscito dalla stazione a passare alla ricerca di una camera, gli alberghi, forse condizionati dall’invincibile cacciatore di commissione che non riuscivo ad allontanare da me, si dichiaravano completi.

la cosa che piu` cercano di strapparti questi tipi e` il nome dell’hotel dove vuoi andare, perche` cosi arrivano prima loro e si spacciano per i tuoi procuranti e ti fanno crescere il prezzo.

che scocciatura.

e l’albergo carino e abbastanza economico che cercavo, nella via non si trovava (mi avevano fatto perdere perfino l’orientamento).

alla fine, mi e` perfino venuito un nuovo gigantesco attacco di diarrea e ho preso il primo buco (nel senso letterale del termine).

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non fotografero` questo hotel da due euro a notte, ne` ve lo descrivero`, perche` una cosa cosi` orribile in tanti anni di viaggio non la avevo ancora veduta – lascio alla vostra mmaginazione.

comunque ho giurato che appena a casa metto in valigia un bel copripiumone, che mi serva come lenzuolo al sacco per casi simili – e spero di non riportare le pulci.

il gatto che ho cacciato poco fa da sotto i letto, le aveva…

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il pomeriggio e stato dedicato alla visita di costosissime e tutto sommate modeste grotte indo-buddiste, qualche chilometro fuori citta, e al ritorno a piedi indolente, fino all’inizio delle mura antiche (gli altri 8 km su 13 li ho fatti in autoriscio`) alla brutta copia del Taj Mahal, che un po’ divorata dagli acciacchi non nascosti del tempo, fa pero` ancora la sua pittoresca figura.

il Taj Mahal non ditemi che non sapete cos’e`: lo sapete, solo non sapete come si chiama: e quel monumento musulmano famossimo e stupendo – il simbolo dell’India, insomma – che un imperatore folle di dolore dedico` alla sepoltura della sua amatissima sposa, e che l’imperatore Aurangzep, rimasto vedovo, volle imitare qui nella sua capitale, sperando che nessuno dei suoi sudditi avesse visto l’originale.

qui c’e` la versione per i poveri, come dice il detto locale.

aurangabad

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piu` tardi la cena pessima – ho dovuto abbandonare il locale con lacrimoni che scendevano senza ritegno per il dolore insopportabile: uno splendido piatto di pesce che avevo ordinato, che traforava lo stomaco e il palato come un trapano.

e alle 21 ero a dormire nel mio squallido giaciglio, assieme a tanti altri figli del buon dio che lo popolavano.

svegliato dai botti alla fatidica mezzanotte, un po’ malinconosa, ho tempestato l’Europa di quasi inascoltati auguri e ho letto fino alle tre, saltabeccando di qua e di la` fra i miei tre libri e i ritagli di giornali italiani e e tedeschi.

e cosi che preparo le prossime puntate del mio blog!

Un pensiero riguardo “Aurangabad, quando l’India era buddista. 31 dicembre ore 20,30. 18 marzo 2006 – bortolindie 11 – 185

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