Bortocal @ 2006-01-27 venerdì – 07:58:57
ciao papà,
volevamo augurarti un buon Natale e anche un buon viaggio.
Ti redarguisco subito (…):
1 (…)
e 2 non si prende l’aspirina con l’alcool prima di salire in aereo; che è vero calma l’ansia, ma, come si è visto, può dare qualche problema di vista!!!!
Un bacione
Marta e Marco
* * *
grazie Marta e Marco degli auguri,
lo stato indecente del mio scritto non e dovuto all assunzione di droghe (aspirina + alcool o peggio coca cola), ma credo alla tastiera (o alla stanchezza, che alla fine mi ha vinto). eppure avevo riletto ed eliminato tonnellate di altri errori. rileggendo oggi non credo ai mei occhi.
comunque queste tastiere degli internet cafè di Mumbai fanno schifo, non ci sono gli accenti nè le apostrofi, altri segni sono nascosti chissà dove, le lettere sono terremotare, e quindi o scrivo o passo la sera a togliere gli errori e a metterne degli altri. non vi rimane che cavarvi gli occhi, o usare gli occhiali della mente e quindi, per esempio, mettere gli accenti anche dove io non posso metterli.
avendo lasciato a mezzo la cronaca di ieri e dovendo aggiungere tutta la cronaca di oggi, dovro stare qui parecchio, del resto.
vi dicevo ieri del mio arrivo alla Victoria Station, un immenso edificio perfettamente inglese, se non fosse stato per il totale caos e sporcizia indiani che regnano li dentro.
quando sono uscito, mi sono poi reso conto definitivamente del tempo: una specie di giugno caldo e umido nostrano.
sono rimasto un po deluso, perche la mancanza di monsoni mi aveva fatto sperare in un caldo secco e in un cielo limpido: invece la stessa cappa di umidita di questa estate e lo stesso cielo opaco e grigio, solo il caldo appena un poco meno soffocante, nel senso che fa trenta gradi anziche quaranta. questo sarebbe l’inverno indiano.
in camera ho il ventilatore acceso per dormire.
. . .
dunque, come vi dicevo ieri, avevo deciso di andare al quartierino turistico, Colaba, che e quasi sulla punta della penisola piu meridionale occupata da Mumbai (o Bombay che dir si voglia) e la penisola e stata costruita nei secoli unendo tra loro le originarie sette isole che formavano la citta e strappando via terra ulteriore al mare, anche per una specie di omaggio a Pasolini che ho riletto in aereo nell’arrivare qui e che aveva soggiornato – dice – in un certo hotel in quel quartiere, e che parla del suo arrivo a Mumbai nelle prime pagine dell’”Odore dell’India”.
quindi dalla stazione ho preso la grande strada di fronte all’uscita, che portava a questo quartiere e mi sono fatto due chilometri a piedi – ormai quasi a mezzogiorno – trascinando la mia sacca a rotelle.
le città si conoscono solo camminandole; questa frase potrebbe essere una citazione, ma siccome è abbatanza banale, la posso considerare integralmente mia.
dopo uno slargo con una grande casa bizzarra la cui facciata è un grossissimo stilizzato cavallo a pois, mi imbatto subito in un quieto spettacolo di strada:
un ragazzo sui diciottoanni batteva monotono su un tamburo senza espressione mentre in alto su una corda sospesa tra due pali una bambina di 7-8 anni in una veste rosso fuoco andava su e giu pedalando su una ruota di bicicletta e poi, lasciata la ruota, a piedi – avanti e indietro, oscillando, e senza altro scopo che quello di oscillare.
attorno un crocchio di gente che guardava senza emozione, anche se era chiaro che, se fosse caduta, quella bimba si sarebbe fatta molto male – o il fratello sarebbe stato pronto a salvarla, chissa.
ecco una piccola scena che e bastata a farmi sentire subito nell India selvaggia.
la cosa piu strana di Mumbai e che architettonicamente ha poco da invidiare a Londra, eppure questa seconda Londra e immersa nell India, nel suo clima, nella sua cultura e in tutto quel che ne consegue, per esempio che lungo i viali le piante sono immense e debordanti e che capisci che la giungla e li pronta a riaffacciarsi da tutte le parti.
. . .
abbandono la bambinetta sospesa sul filo e faccio poche decine di metri e mi imbatto subito in un’orchestrina in mezzo alla strada.
in mezzo alla strada non per modo di dire: stava su uno spartitraffico, non saprei perche, e la gente intorno occupava bella parte della carreggiata.
meglio! cosi le macchine dovevano rallentare e si godevano la musica anche loro.
un’orchestrina in mezzo alla strada sarebbe uno spettacolo banale, ma siccome la musica e indiana e quindi totalmente diversa dalla nostra diventa una distrazione affascinantissima.
in che cosa poi la musica, che dovrebbe essere un fatto universale, possa definirsi invece tipicamente indiana, io non saprei descriverlo analiticamente.
sono però sicuro che, ascoltandola, avreste detto anche voi: ecco una musica tipicamente indiana.
questa comunque era quasi jazzistica e aveva un ritmo travolgente.
ero stanco dalla notte di aereo e per il caldo, eppure cominciavo a sentirmi addosso non solo una voglia di ballare, ma anche di sorridere, una voglia nuova, che cominciava già a cancellare le pene del viaggio e quelle più grosse che le avevano precedute, e a darmi la voglia di andare avanti, con la sensazione che la città mi avrebbe riservato altre sorprese.
* * *
sono cosi arrivato dopo una mezzoretta di cammino passata a guardarmi in giro, cercando di non sentire il piombo nelle gambe, alla Porta dell’India, un posticcio incrocio tra un arco di trionfo e un forte indiano, in puro stile vittoriano, decisamente orribile, che e il posto dove Pasolini colloca il suo primo incontro con i poveri dell India, uscito alla conquista dell’India vera dal suo hotel.
l’hotel eccolo li dietro, a 50 metri: non fai neppure fatica a trovarlo, perche e il piu grande e costoso hotel di Bombay, da 300 dollari a notte.
faccio il moralista, dentro di me e commento meravigliato, ma alla fine e chiaro che questo viaggio a Pasolini Moravia e a Elsa Morante glielo aveva pagato qualcuno e l’hotel mica lo avevano pagato loro.
anche io mi infilo volentieri negli hotel più costosi, quando mi mandano in missione da qualche parte!
(che stronzo… e mi riferisco alla mia malcelata invidia per Pasolini che riemerge in questa forma sia chiaro, non all’infilarsi negli hotel costosi che lo stato ti paga qualche volta).
. . .
nei dintorni del favoloso hotel pasoliniano da mille e una notte – che però da fuori sembra piuttosto un monumento al cattivo gusto – e la guida racconta essere un atto di rivalsa di un parsi ricchissimo discriminato – cado subito nelle mani di un procacciatore di clienti per gli hotel, ma – come mi accorgo subito, o meglio come si accorge subito lui probabilmente grazie alle informazioni che mi estorce – non per hotel di quel tipo, ma di hotel per diperati come me.
con gentilezza e sorrisi il tipo, che ha capelli untuosi, desidera conoscere il nome dell’hotel a cui vado.
capisco che è solo per precedermi di 30 secondi e beccarsi la commissione, dicendo che mi ci ha portato lui, e quindi lo tengo come un segreto prezioso per me, fino a che non ci arrivo, malamente consigliato dalla Lonely Planet – come ben presto scoprirò.
. . .
c’é di carino che l’alberghetto, che per il resto è fradicio, ha giusto all’ingresso delle scale un negozietto di chincaglieria indiana, un angolino da rigattiere che sembra l’antro di un mago,
ma per il resto!
salgo nervoso e per mero puntiglio le scale arruffate, trascinando la mia sacca che si va appesantendo di minuto in minuto, e il disperato affarista mi precede brontolando che quel posto non è adatto per me.
sono fortunato: per qualche strano motivo (forse ecco che io passo vicino al sistema castale senza vederlo), lui deve però fermarsi fuori.
le stanze sono orribili: la prima che mi mostra l’uomo presente alla reception, un tipo brusco e sbrigativo, dà per di più su una strada trafficata, proprio sul retro dell’hotel Taj Mahal, quello di Paolini e della foto; la seconda che mi mostra è più appartata, preceduta da un verandina in cui penetra incerto il ramo verdissimo di un albero tropicale.
ma sono entrambe costose, secondo i parametri asiatici, dico che ci penserò, semmai tornerò a prendere la seconda e ri-esco (cioè esco di nuovo, perchè per il momento non sono affatto riuscito a trovare la stanza che vada bene).
. . .
il tipo che mi aspetta fuori sorride, come a dire: te lo avevo detto io, e a questo punto risulta molto più persuasivo (figurarsi poi se non lo fosse! non potrebbe fare quel mestiere) e io sono troppo debole per respingere i suoi attacchi melliflui; eccolo che mi trascina per le strade assolate verso offerte meravigliose a pochi metri di distanza, in realtá tuguri indescrivibili a prezzi folli, per di più faticosi da raggiungere.
frammenti di finestre sul mare, a cui ci si arrampica attraverso scale screpolate e pericolanti degne di uno dei libri cardini della mia infanzia, “Il fanciullo rapito” di Stevenson (che sarei io); edifici dove la polvere dei secoli ricopre intonaci una volta bianchi ed ora solamente sbrecciati e battenti penduli; ovunque il sole calcinante e ogni tanto, l’enorme massa del grattacielo del Taj Mahal che si affaccia dalle strade alberate percorse da taxi inquieti in mezzo alla mia stanchezza che cresce e sta diventando ormai esasperazione.
io – che conosco le regole del gioco e pero sono indulgente verso il mio accompagnatore entusiasta e disposto a fargli guadagnare la sua percentuale se mi mostrera davvero qualcosa di decente – devo alla fine rassegnarmi all’idea che Mumbai ha dei prezzi davvero quasi europei come dice la guida e però mi illudo se penso che, a prezzi quasi europei, io possa avere un hotel quasi europeo e non una soffitta scricchiolante o una cantina ammuffita.
raccolgo le mie ultime forze, divento sgarbato e mi libero di lui, ma per riuscirci la sgarberia non basta, gli lascio comunque una mancia per questo suo avermi fatto da Cicerone nella Mumbai minore degli alberghi cadenti e ritorno all hotel che avevo visitato per primo
(ci avevo contrattato mezzora prima, come già sapete, una camera appena appena decente a un prezzo appena appena salato di 13 euro a notte. solo che ora anche qui hanno mangiato la foglia e un cliente che ritorna è un cliente sconfitto: lo sgarbato di prima mi dice che intanto la camera che mi piaceva l’hanno ceduta, sarà libera domani.
sfinito e rassegnato eccomi nella prima camera orribile, che avevo rifiutato, senza bagno interno, percorsa dall’urlo delle macchine e della strada, a un prezzo spropositato per l india – che nel frattempo è anche cresciuto – e con la promessa che avro la camera che voglio domani.
. . .
il ventilatore scatta gagliardo a rigirare l’afa untuosa mentre crollo su un materasso senza lenzuola, solo con una copertaccia ruvida gettata di traverso.
– i miei fusi orari e mentali sono tutti sballati.
sarebbero le otto di mattina da noi e mi sembra gia di essere in India da una vita.
ecco l impressione strana che mi fa Mumbai: di esserci sempre stato, di averci gia passato qualche vita.
mi meraviglia, ma allo stesso tempo mi sento a casa mia, mentre calo scivolando nel sottinteso regno del provvisorio accogliente nulla.
il frastuono delle macchine diventa un ronzio, le urla dei venditori un sussurro.
sono a casa…
[…] 34-06. 25 dicembre 2005 Mumbai camminata (mattina) – bortolindie 4. […]
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due cose:
è vero che le città si conoscono solo “camminadole”
è vero che la sensazione di sentirsi a casa durane un viaggio è la cosa più bella che possa capitare a un viaggiatore.
Le foto (sigh!) non si vedono neppure negli altri post. Ma tu scrivi così bene che è facile immaginare…
Un caro abbraccio
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ciao, carissima.
purtroppo, quanto alle foto, si potevano vedere ancora quando ho ripubblicato il post qui, per salvarlo dalla distruzione della piattaforma blog sulla quale era stato pubblicato nel 2005. poi pero` deve essere stato cancellato anche l’archivio fotografico della piattaforma blog e sono scomparse.
le potrei ancora recuperare dalla copia word, ma da qui non riesco a trasferirle nel blog di wordpress.
a volte penso di rimettere assieme questi diari di viaggio in piccoli volumetti virtuali, ma poi mi fermo perche` non so chi li leggerebbe.
per fortuna comunque erano soltanto foto prese da internet, foto d’archivio; non viaggiavo ancora con la macchina fotografica come accompagnatrice, e forse per questo (o soltanto perche` piu` giovane) fotografavo forse meglio mentalmente.
quando qualcuno commenta o mette un like, rileggo il post; e devo dire che mi e` piaciuto ancora e mi hai dato l’occasione di ritornare per suo tramite nella mia aodrata India! grazie!
un carissimo saluto.
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grazie a te borto. sei sempre caro.
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questa passione comune ci avvicina, indubbiamente; e poi attraverso te conosco l’India molto piu a fondo. grazie.
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Grazie a te Borto, sei una bella persona.
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grazie davvero. lo spero, non ne sono sempre convinto. credo che dovrei migliorare parecchio.
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[…] 4. 25 26 dicembre 2005 (mattina) Bortocal @ 2006-01-27 – 07:58:57 mehr https://corpus0blog.wordpress.com/2016/01/27/34-06-25-dicembre-2005-mumbai-camminata-mattina-bortoli… […]
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L’ha ripubblicato su cor-pus-zero.
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